Sindrome amotivazionale e cannabis

La sindrome amotivazionale rende chi ne soffre del tutto incapace di fare qualunque cosa, a tal punto da agire solo quando è obbligato.
Sindrome amotivazionale e cannabis
Marián Carrero Puerto

Scritto e verificato la psicologa Marián Carrero Puerto.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Canna, spinello, bomba… Ebbene sì, tutte queste parole si riferiscono al consumo di cannabis (marijuana), e oggi parleremo proprio della sua relazione con la sindrome amotivazionale.

Esistono numerose prove scientifiche sulle proprietà terapeutiche dei cannabinoidi, quali l’effetto analgesico, la riduzione della pressione intraoculare, l’effetto antiemetico nel vomito indotto dalla chemioterapia antineoplasica, le proprietà rilassanti per i muscoli in caso di sclerosi multipla, lesioni spinali e alterazioni del movimento.

Tuttavia, l’impiego a scopo ricreativo si è diffuso enormemente nella nostra società e, di fatto, è la droga più consumata al mondo. Ciò risulta preoccupante, tanto quanto il dato che stiamo per indicarvi. La sindrome amotivazionale può presentarsi più spesso nelle persone che consumano cannabis per un lungo periodo di tempo.

L’apatia è la soluzione, ovvero, risulta molto più facile abbandonarsi alle droghe che non affrontare la vita; rubare ciò che si vuole che non guadagnarselo. D’altra parte, l’amore richiede sforzo, lavoro.

-Morgan Freeman-

Ragazzo senza motivazione

Come viene definita la sindrome amotivazionale?

La sindrome amotivazionale è definita come uno stato di passività e indifferenza, caratterizzata da difficoltà cognitive generali, interpersonali e sociali, relazionate al consumo di cannabis prolungato negli anni (intossicazione cronica da THC).

Tale stato può mantenersi nonostante il consumo di cannabis sia stato interrotto. Il soggetto si sentirà privo di voglia di fare qualunque cosa, vivrà in un perenne stato di anedonia, senza motivazione o entusiasmo e manifesterà una mancanza generalizzata di interesse o apatia.

La motivazione è l’interesse nel soddisfare un determinato bisogno, che genera l’input per eseguire l’azione che produce tale soddisfazione. Essa si trova nell’attivazione, nella direzione e nel mantenimento della condotta.

Il consumo di cannabis dissolve o fa perdere di intensità la motivazione atta a realizzare altre attività diverse dal consumo della stessa. Il piacere offerto ha la meglio e altre forme di motivazione (lavorativa, interpersonale, passatempi, di coppia, e così via) vengono meno.

Vince necessariamente sempre l’entusiasta rispetto all’apatico. Non è la forza dell’abbraccio, né la virtù delle armi, bensì la forza d’animo a raggiungere la vittoria.

-Johann Gottlieb Fichte-

Quali effetti produce il consumo di cannabis a lungo termine?

Quando il consumo si protrae nel tempo, la droga occupa il primo posto e si trasforma in un bisogno primario, facendo passare in secondo piano gli altri bisogni e tutta la vita ruota attorno alla sostanza.

Gli altri incentivi non esercitano forza a sufficienza, dato che le alterazioni cognitive presenti nella dipendenza rilassano il soggetto e le altre motivazioni spariscono.

Il consumo prolungato di cannabis provoca un deterioramento cognitivo che, nonostante l’interruzione del consumo, possono causare il persistere di una determinata sintomatologia.

Per quanto sia chiara la relazione tra il consumo di marijuana e la sindrome amotivazionale, non è stato del tutto dimostrato come questa problematica sia direttamente causata dalla cannabis, sebbene tutto faccia pensare che contribuisca al suo sviluppo.

Lasciarsi trascinare passivamente è impensabile.

-Virginia Woolf-

Segni e sintomi della sindrome amotivazionale

I segni e i sintomi di questa sindrome sono i seguenti, anche se bisogna segnalare che non necessariamente si presentano allo stesso tempo.

Tra questi ricordiamo l’apatia emotiva, che consiste in:

  • Riduzione della volontà di fare qualunque azione.
  • Incapacità di portare a termine un compito.
  • Incapacità di valutare le conseguenze delle azioni future.
  • Disinteresse.
  • Passività.
  • Difficoltà di mantenere la concentrazione e l’attenzione.
  • Alterazione delle memoria.
  • Indifferenza.
  • Mancanza di introspezione (non c’è consapevolezza dello stato in cui ci si ritrova, della sindrome).
  • Ritardo nella realizzazione dei propri doveri.
  • Mancanza di preoccupazione verso il futuro. (procrastinare).

Altri sintomi di carattere emotivo

  • Disinteresse verso attività durature o che richiedono molta concentrazione.
  • Bassa motivazione al lavoro o a scuola.
  • Mancanza di preoccupazione per la cura della propria persona.
  • Disinteresse sessuale.
  • Riduzione dei riflessi.
  • Facile tendenza alla frustrazione.
  • Lentezza negli spostamenti e rallentamento dei movimenti.
  • Riduzione generalizzata di qualunque attività (professionale, sociale, di ozio e così via).
  • Menefreghismo (senza affetto).

La debolezza fisica si trasforma in debolezza caratteriale.

-Albert Einstein-

Donna confusa

A livello cognitivo, la sintomatologia causata dal prolungato consumo di cannabis può produrre alterazioni delle funzioni esecutive quali:

  • Prevedere e fissare degli obiettivi.
  • Pianificare.
  • Inibizione delle risposte.
  • Selezione di comportamenti appropriati a seconda del contesto.
  • Organizzazione spazio-temporale.
  • Flessibilità cognitiva.
  • Mantenimento di determinati comportamenti.
  • Presa di decisioni.
  • Memoria lavorativa.

A livello sociale, la sintomatologia descritta provoca una riduzione delle interazioni con altre persone, causata dalla perdita di interesse nel partecipare a eventi sociali, ad attività di qualunque tipo, ma anche dall’apatia e dalla passività. Le cerchie sociali dell’individuo si riducono notevolmente. Questa sintomatologia può causare:

  • Scarso impegno a scuola o sul posto di lavoro a causa della difficoltà di apprendimento e di studio.
  • Isolamento sociale, visto che si riducono le interazioni con altre persone.
  • Assenza di progetti per il futuro.
  • Predisposizione a entrare in conflitto con le autorità.
  • Assenza di obiettivi.

Cosa fare per trattare la sindrome amotivazionale?

Il primo obiettivo della terapia deve prevedere la graduale riduzione del consumo di cannabis, fino a totale abbandono, dato che se si soffre di sindrome amotivazionale e si consuma marijuana in fase di riabilitazione, difficilmente sarà possibile migliorare la situazione.

La dipendenza può essere superata con un lavoro psicoterapeutico volto a riabilitare i deficit persistenti, con la possibilità di prescrivere psicofarmaci in caso di necessità.

Infine, il trattamento principale deve basarsi su farmaci SSRI (antidepressivi), insieme a una terapia cognitivo comportamentale, per dare l’input al paziente, affinché riprenda a svolgere normali attività quotidiane, a migliorare i rapporti con i familiari e a lavorare sul proprio stile di pensiero, che conduce all’inattività.


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