Sindrome di Louis Bar: vivere in un eterno déjà vu
Estate. Siete in spiaggia con la vostra famiglia, state commentando un recente avvenimento mentre giocate una partita a carte, quando all’improvviso… “Questo momento l’ho già vissuto”. Sappiamo tutti che la sensazione di rivivere un preciso evento prende il nome di déjà vu. Ma come sarebbe vivere costantemente con questa impressione? È quello che succede a chi soffre della sindrome di Louis Bar, che prende il nome del primo paziente a cui è stata diagnosticata.
Prima di addentrarci nel dettaglio di questo disturbo, bisogna spiegare nel dettaglio cos’è un déjà vu, perché si chiama così, come si verifica e se è patologico o meno. Scopriamo in questo articolo la sindrome di Louis Bar.
Prima della sindrome di Louis Bar… cos’è un déjà vu?
Il termine déjà vu (dal francese “già visto”) viene impiegato per descrivere una paramnesia, o anomalia del riconoscimento, per cui si ha la sensazione di rivivere un evento. Proviamo un senso di familiarità nei confronti di situazioni ed eventi che in realtà accadono per la prima volta.
Tale termine venne usato per la prima volta nel 1876 dal filosofo francese Émile Boirac. Questi scrisse alla rivista Revue philosophique de la France et de l’étranger in risposta a un lettore che dichiarava di rievocare certi episodi; Boirac gli rispose che lui stesso aveva provato la stessa sensazione: J’ai déjà vu ce que je vois (ho già visto ciò che sto vivendo).
A descrivere con esattezza il fenomeno del déjà vu, però, ci ha pensato lo psicologo Edward B. Tichener, che ci parla della breve visione di un oggetto o di una situazione prima ancora che il cervello abbia terminato di “costruire” una percezione di quella esperienza. Si viene a creare, dunque, una percezione parziale che viene manifestata con una falsa sensazione di familiarità.
Bisognerà comunque attendere il 1896 prima che venga ufficializzato il termine déjà vu grazie allo psichiatra francese Francois-Léon Arnaud. Arnaud presenta alla società medico-psicologica il caso del paziente Louis.
Alla scoperta della sindrome di Louis Bar
Louis Bar era un ufficiale dell’esercito esonerato dal servizio a causa dello sviluppo di alcuni strani sintomi: confondeva il presente con il passato e aveva la costante sensazione di rivivere all’infinito momenti accaduti anni o mesi prima.
Louis venne ricoverato nella Casa della Salute di Vanves, presso cui lavorava il Dottor Francois-Léon Arnaud. Una volta giunto nella struttura, sostenne di esservi già stato. Non solo, affermava di provare anche le stesse sensazioni. Era persino convinto che il medico stesse fingendo di non conoscerlo.
Nonostante le numerose prove a dimostrazione del fatto che fosse la prima volta che Louis entrava nella struttura, questi continuava a sostenere di condurre “due vite parallele”, che si ripetevano all’infinito.
“Già la conosco, dottore. Lei mi ha salutato un anno fa nella stessa stanza. Mi ha fatto le stesse domande che mi sta facendo ora, così come io le sto dando le stesse risposte. Recita molto bene la parte della persona sorpresa, ma ora può smettere di fingere”.
-Louis-
Dal déjà vu non patologico alla sindrome di Louis Bar
Il déjà vu è un’esperienza normale: circa due terzi della popolazione mondiale lo ha sperimentato almeno una volta. Eppure, il déjà vu cronico è anomalo e viene spesso associato a danni neurologici. I sintomi accusati da Louis Bar, di fatto, sembravano dovuti a una malattia del sistema nervoso contratta in Vietnam.
Arnaud fornisce una semplice, ma efficace, distinzione tra un normale déjà vu e un déjà vu patologico: il déjà vu in persone sane viene si verifica di rado ed è temporaneo, si è consapevoli che si tratta di un’illusione. È invece da ritenersi patologico quando esiste la reale convinzione che l’episodio sia in già successo.
Analizzando oggi il caso di Louis, forse la diagnosi più corretta non è quella di déjà vu, poiché questo termine si riferisce a un’esperienza relativamente normale. Più probabilmente i sintomi di Louis Bar erano riconducibili a un tipo di confabulazione, ovvero il recupero di falsi ricordi per colmare lacune della memoria provocate da un’amnesia.
Un fenomeno ancora non del tutto chiaro, ma sempre più definito
Confabulazione e déjà vu sono localizzati in due distinte aree cerebrali. Sembra infatti che il déjà vu coinvolga il lobo temporale mediale, mentre la confabulazione il lobo frontale. Eppure, alcuni studi affermano di aver localizzato il primo nell’insula, area che gestisce la sensibilità e le emozioni.
Sono tuttavia necessari approfondimenti tramite neuroimmagini e la possibilità di poter provocare un déjà vu all’interno di un laboratorio. Sembra complicato, ma considerata la velocità con la quale la scienza avanza forse la risposta potrebbe arrivare prima di quanto si pensi. Fino ad allora, vi auguriamo di vivere solo déjà vu associati a momenti felici.
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