Sono sempre la stessa persona, ma non quella di prima

Sono sempre la stessa persona, ma non quella di prima

Ultimo aggiornamento: 25 febbraio, 2017

Torno ad essere quella di sempre: una persona in grado di entusiasmarsi, di assaporare la vita a morsi, a sorsi e ad abbracci. Ho messo da parte quello che ero fino a poco tempo fa, mi ero dimenticata di me stessa per dare la priorità agli altri, ero un pallido riflesso di sogni spezzati e di amare delusioni, ma a poco a poco sono riuscita a guarire, a ritrovarmi.

Tutti, in un modo o nell’altro, abbiamo attraversato questi momenti di crisi personale che ci hanno fatto capire quanto ci fossimo allontanati dal nostro nord emotivo, dal nostro universo interiore. Alla fine, con un atto di meraviglioso coraggio ed ammirevole lotta personale, torneremo sui nostri passi, sulle impronte che abbiamo lasciato sulla sabbia dei nostri oceani emotivi per ritrovare la nostra autostima, la nostra integrità.

Ora, in questo delicato processo psicologico di recupero della propria identità e dei propri valori, dobbiamo ricordare che non torneremo mai completamente immuni. Nel viaggio di ritorno cambiano tante cose, ci guardiamo allo specchio orgogliosi di aver messo da parte ciò che ci faceva male, non saremo gli stessi di prima e magari nemmeno quelli di sempre.

Saremo una versione migliore di noi stessi. Si tratta, però, di un processo che richiede tempo, indubbiamente, perché anche se ci siamo allontanati da quella fonte di dolore, nessuno passa ad uno stato di felicità e calma su due piedi. C’è bisogno di tempo, di volontà, di cure e di fiducia.

Vi invitiamo a riflettere sull’argomento.

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Sono una persona che soffre e non ho il coraggio di cambiare

Questo dato è curioso ed è necessario rifletterci un momento. Smettere di essere la persona che soffre significa fare una serie di passi che non tutti sono disposti a fare. Per prima cosa, bisogna acquisire la consapevolezza del proprio malessere. Poi, la persona deve sentire la reale necessità di un cambiamento e, infine, deve lavorare su un aspetto molto complicato: la volontà.

Forse questi passaggi vi sorprenderanno, perché chi non li farebbe pur di mettere da parte la sofferenza e sentirsi meglio? In realtà, c’è anche chi non riesce a fare quel “salto”, quell’atto di fede con cui riconoscere che può, deve e merita di sentirsi meglio. Di fatto, Viktor Frankl nel suo libro L’uomo in cerca di senso spiega che a volte alcune persone preferiscono persistere in uno stato di infelicità prima di avviare una cosa che temono molto: il cambiamento.

Ad esempio, Anne Thorndike, medico di base presso il Massachusetts General Hospital, ha dimostrato che non tutti i pazienti affetti da malattie cardiache decidono di condurre uno stile di vita più sano che garantisca la loro sopravvivenza. Inoltre, si sa che sono tante le donne che non lasciano il partner nonostante siano infelici e questo per paura, in particolare paura del cambiamento.

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Essere la persona di sempre, essere migliore

Per tornare ad essere la persona di sempre, quella che aveva fiducia negli altri, che si prefissava obiettivi e aveva speranze per la propria vita, è necessario allenare un “muscolo” che spesso trascuriamo. Si tratta di una struttura meravigliosa della nostra architettura emotiva e psicologica, chiamata “volontà”.

Il libro The Willpower Instinct (L’istinto della forza di volontà) di Kelly McGonigal spiega come dopo vari decenni di ricerca in quest’ambito si è giunti alla conclusione che la forza di volontà non sia qualcosa che si ha o non si ha. In realtà, è come un muscolo, come una risorsa che deve essere usata e anche “ripristinata” continuamente. Perché a volte, come succede dopo l’attività fisica, siamo stanchi, esausti e al limite delle nostre forze.

A volte dimentichiamo che ci restano ancora forze per dire “basta!”, che abbiamo ancora un filo di voce, risorse ed energia per lasciare andare, per chiudere una fase. Non sottovalutiamo la gravità delle conseguenze psicologiche derivanti dal non cambiare certi aspetti della propria vita.

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Prima di concludere, bisogna considerare un ultimo aspetto. Quando ci lasciamo alle spalle una fase complessa, la felicità non è garantita. Non è come chiudere una porta, aprirne un’altra e sentire subito una brezza calda, accogliente ed avvolgente. Il cervello umano è programmato per resistere al cambiamento, quindi richiede tempo e soprattutto bisogna “alimentarlo” con esperienze e pensieri nuovi in modo da abituarlo ad una nuova percezione, un nuovo punto di vista con cui aprirsi alla calma e al benessere.

Leggete, passeggiate, viaggiate, cambiate scenari, favorite il contatto sociale, iniziate nuovi hobby, nuovi progetti. Poco a poco, vi renderete conto che, in effetti, tornerete ad essere le persone di sempre, ma molto più forti di prima. Molto più sagge.

Immagini per gentile concessione di Clare Elsaesser


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