Stacanovista: definizione e caratteristiche

Stacanovista: definizione e caratteristiche
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 03 gennaio, 2023

Certe condizioni lavorative possono aumentare i livelli di ansia e stress. L’aspetto curioso è che il cosiddetto stacanovista prova i malesseri citati quando non sta lavorando.

Con il termine stacanovista si fa riferimento a una persona che agli occhi altrui appare come uno schiavo del lavoro.

Lo stacanovista mette al centro della sua vita il lavoro e in secondo piano tutto il resto. La sua incapacità di scollegarsi finisce col mettere a rischio la sua salute in modo graduale.

Secondo Marisa Bosqued, psicologa clinica con una grande esperienza in ambito lavorativo, la persona perde poco per volta la sua stabilità emotiva, arrivando perfino a trasformarsi in schiava non solo del lavoro, ma anche del controllo e del potere. Tutto, pur di riuscire nei suoi intenti e obiettivi.

Sono uno stacanovista?

I sintomi più comuni riportati dagli stacanovisti si possono raggruppare in tre tipologie, a seconda del livello di stacanovismo che li affligge. Va comunque sottolineato che non esiste attualmente una definizione medica per questa condizione.

I sintomi presentati da una persona stacanovista sono:

  • Cognitivi: ansia, irritabilità, depressione, malessere, preoccupazione costante.
  • Fisiologici: insonnia, stress, aumento della pressione arteriosa.
  • Comportamentali: forte necessità di controllo, pianificazione estrema, isolamento dal contesto sociale.

Bisogna evidenziare che le caratteristiche comportamentali possono essere in realtà molto più varie. Per esempio, ci sono stacanovisti con il monte ferie intatto, ovvero che non sfruttano i giorni liberi a loro disposizione. In casi estremi, arrivano perfino a rinunciare alle vacanze per lavorare. Sono i primi ad arrivare in ufficio e gli ultimi ad andarsene.

Donna stacanovista

Non godono del loro tempo libero né si permettono di averne… usano i loro momenti di relax per pensare al lavoro o addirittura per completare gli incarichi a loro assegnati, anche se la giornata lavorativa è terminata.

Le loro conversazioni ruotano sempre attorno a un unico argomento: il lavoro. Per questo è molto comune che portino a casa compiti e incarichi per completarli di notte o nel fine settimana.

Il lavoro come perno vitale

Per lo stacanovista il lavoro è diventato a poco a poco il perno centrale attorno al quale ruota tutta la sua vita. Questo atteggiamento si estende poi a chiunque gli sta attorno. Una persona stacanovista di solito ha poche relazioni sociali e ricorre al lavoro con maggior insistenza proprio per scappare ai problemi personali.

Come sostiene Wayne Oates, psicologo, medico ed educatore, la relazione di uno stacanovista con il lavoro è paragonabile a quella di un alcolista con la bottiglia. È pervaso da una necessità incessante e continua di lavorare, tanto da finire col compromettere la salute, il suo benessere e distruggere la maggior parte delle sue relazioni sociali.

Secondo Marisa Bosqued, questa dipendenza è dettata da una spropositata ambizione professionale. Lo stacanovista lavora instancabilmente in quanto ritiene il lavoro l’unico mezzo per la sua realizzazione personale. Cerca in tutti i modi di eccellere perché ha imparato che, a un maggior impegno corrisponde maggior potere.

Apprezzamento o rinforzo positivo?

Il lato positivo di questa dedizione esclusiva verso il lavoro risiede nelle conseguenze lavorative. Tanto il capo quanto i colleghi vedono lo stacanovista come un referente lavorativo, essendo così dedito ai suoi progetti, così dentro la realtà aziendale, così motivato. E ovviamente, tutto questo ha una ricompensa in termini di crescita, potere e stipendio.

A sua volta, però, questo riconoscimento rinforza la sua condotta. Difficile che lo stacanovista smetta di esserlo visto che è fermamente convinto che il suo atteggiamento gli porti maggior potere e ambizione. Perché dovrebbe smettere?

Colleghi di lavoro

Lo stacanovismo è considerato un disturbo?

Questa condotta spesso non è considerata un disturbo in quanto la società non è solita considerare il lavoro eccessivo come qualcosa di negativo. Quando una persona assume abitualmente droghe o si rifugia nell’alcol per fuggire ai suoi problemi, la cerchia sociale non esita ad additare il suo atteggiamento. Eppure, lavorare troppo non è considerato altrettanto pericoloso.

In realtà, però, si tratta di un comportamento altamente distruttivo. Una condotta disfunzionale che non permette di sviluppare i pilastri basilari della vita: famiglia, tempo libero e relazioni sociali. Proprio la difficoltà nel vivere una quotidianità “normale” è il fattore che trasforma questa condizione in un problema.

Immaginiamo che il nostro migliore amico cominci a dedicarsi interamente sulla famiglia perché uno dei membri è afflitto da dipendenza. Il nostro amico dedicherà sempre meno ore al lavoro, agli affetti e agli amici. È probabile che arrivi addirittura a sviluppare una patologia. Lo stacanovismo è un caso analogo, in cui il senso della responsabilità e delle esigenze lavorative vengono portati all’estremo per giustificare la dipendenza.

Dedicarsi solo al lavoro è poco conveniente, perché può arrecare gravi squilibri emotivi. L’ideale è cercare di trovare il giusto equilibrio affinché la nostra felicità non dipenda da un solo aspetto e diventi piuttosto uno stato d’animo duraturo.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.