Storia del trattamento delle malattie mentali
Il trattamento delle malattie mentali – che si sono evolute insieme all’uomo per questioni storiche e di circostanza – è cambiata radicalmente con il progresso della medicina, della psicologia e della psichiatria.
Nel corso della storia, le malattie mentali hanno assunto nomi diversi, come diversi sono stati i criteri con cui sono state considerate e analizzate.
Per citare un esempio, un intervento come la lobotomia, era considerato utile nel trattamento di condizioni come il DOC; un’altra tecnica che non si poneva interrogativi sulla validità empirica, era l’annegamento delle streghe.
Per fortuna ci siamo evoluti. Questo articolo è per i curiosi, per chi è interessato a ciò che eravamo, siamo e forse, solo forse, saremo.
Modello soprannaturale: trattamento delle malattie mentali e peccato
La modalità di trattamento delle malattie mentali è sempre stata strettamente legata alla conoscenza che si aveva di queste.
Quando si sapeva poco o niente sulla malattia mentale o sulla salute psicologica, tutto ciò che non sembrava originare da una parte del corpo – o all’epoca, da una causa abbastanza convincente – veniva bollato come punizione divina.
Così, il trattamento della malattia mentale cominciò ad essere inteso come lotta tra il bene e il male. I disturbi mentali erano l’espressione del peccato, delle forze divine e degli spiriti maligni. Il trattamento era impartito tramite esorcismi e torture.
Esistevano persone possedute, e si trattava quindi di entrare nel loro mondo occulto attraverso incantesimi e preghiere. Si realizzava persino la trapanazione – un buco nel cranio per facilitare l’uscita del maligno.
Modello naturalistico nel trattamento delle malattie mentali: abbandono della superstizione
Gli antichi greci ereditarono parte delle nozioni dagli Egizi e cominciarono ad adottare spiegazioni più razionali, simili alla diagnosi delle malattie del corpo.
Ippocrate, medico vissuto durante il secolo di Pericle, credeva che le donne fossero dotate di un utero errante. L’utero vagava per il corpo e, a seconda di dove cadeva, causava una serie di sintomi. Da questo movimento Ippocrate pensava avesse origine l’isteria.
Il Medioevo: il demonio si era solo addormentato
Durante il Medioevo, fu fatto un passo indietro nel trattamento delle malattie mentali. I modelli naturalistici dei greci e degli egizi furono accantonati è ritornò protagonista il soprannaturale.
Anche se furono aperti i primi ospedali per le malattie mentali, ci fu anche la persecuzione delle streghe, che sembravano avere un insaziabile lussuria e incarnavano il male.
Di queste streghe, la maggior parte erano donne anziane con demenza, attacchi epilettici e schizofrenia. Tutte e tre le condizioni hanno in comune il fatto che possono essere accompagnate da deliri.
E dal momento che i deliri sono altamente contestuali, le stesse “streghe” accoglievano le idee soprannaturali diffuse nella società, e i loro deliri assumevano questo oggetto.
Il giudizio era intriso di valori morali e religiosi, e la malattia aveva più a che fare con il peccato che con fattori di rischio, comportamenti disadattivi o basi fisiologiche.
In questi secoli, molte persone – soprattutto donne – furono uccise per la loro malattia mentale. Abbondavano le pratiche disumane: esorcismi, essere legati alla porta di una chiesa, essere appesi in una fossa piena di serpenti…
Un’altra pratica, anch’essa destinata alle donne e alle sospette di stregoneria, era la prova dell’acqua. La “strega” veniva legata e poi gettata in un fiume o in un lago. Se galleggiava, era una strega; se non galleggiava, era una “persona normale”. Il problema è che molte donne finivano per annegare.
Animali o malati mentali?
Di questa epoca, oltre alle pratiche disumane e alle barbarie – come le consideriamo oggi – , bisogna ricordare che gli stereotipi sulla salute mentale erano numerosi e profondamente radicati.
Per esempio, esisteva la convinzione che le persone con disturbi mentali difettassero di “sentimenti umani”. Erano quindi trattati peggio dei criminali.
Nel corso del XIX secolo, questo atteggiamento cominciò a cambiare. Si impose una terapia morale, o emozionale, con un trattamento non basato sulla tortura, ma sull’umanità. Questo fu dovuto, tra vari contributi e fattori, a tre grandi figure:
- Philippe Pinel: medico francese presso “La Salpêtrière”, il primo ospedale francese a non incatenare i pazienti.
- Jean-Étienne Esquirol: psichiatra francese e il primo a valutare l’evoluzione dei pazienti internati, che prima venivano semplicemente abbandonati in ospedale.
- Dorothea Dix: attivista americana, ispezionò l’ala “dei pazzi” delle carceri. La Dix avviò una riforma sociale per un migliore trattamento dei disturbi mentali. Fu promotrice dei primi ospizi, della terapia occupazionale e di un trattamento umano.
I “lunatici” non erano più nelle carceri. Tutto questo sorse a radice di un movimento di igiene mentale che, sebbene non fosse basato sull’evidenza, cercava di migliorare infine le condizioni dei pazienti.
Il problema era che gli assistenti erano spesso custodi – ex pazienti già guariti – e questo rendeva inefficace la terapia, in quanto non erano professionisti. A ciò si aggiungeva che i centri erano sovraffollati, per cui molte misure si rivelarono poco o per nulla efficaci. Così, la volontà era migliorata, ma non i mezzi.
La sifilide: la malattia che ha cambiato tutto
Il trattamento delle malattie mentali subì una svolta radicale con la comparsa della sifilide. Durante i secoli XVIII e XIX, l’Europa fu invasa da un’epidemia di sifilide e gonorrea.
Flaubert, lo scrittore francese, scrisse che tutte le prostitute egiziane, senza eccezione, avevano la sifilide, e che gli enormi spostamenti degli eserciti la stavano diffondendo in tutta Europa.
L’aspetto più vistoso della sifilide è che, se non viene curata, provoca la demenza. La sifilide fu inizialmente considerata una malattia mentale, a causa delle conseguenze che portava, ma si scoprì che la causa fisica era un batterio.
Ciò segnò l’inizio di una scuola di pensiero – il biologismo – teoria che riconduce i disturbi mentali ad un’origine biologica.
La speranza degli psicofarmaci nel trattamento delle malattie mentali
Anche se ci fu un’espansione della psicoanalisi di Freud, della frenologia e del comportamentismo a cavallo delle due guerre, il cambiamento significativo avvenne negli anni 50, con i primi psicofarmaci.
Fino ad allora, l’intervento nei pazienti gravemente scompensati risultava praticamente inutile. La chimica del cervello li rendeva refrattari a qualsiasi tipo di terapia.
Prima dell’avvento degli psicofarmaci, erano in uso tecniche che avevano l’intento di migliorare il benessere del paziente.
- L’idroterapia era una di queste e mirava a generare shock e crisi nel paziente. Questo tipo di terapia faceva uso di vasche d’acqua in cui il paziente veniva lasciato per giorni, senza stimoli, per i maniaci – acqua fredda – e i suicidi – acqua calda. Esistevano poi le cabine a vapore. Furono in molti ad annegare sotto questi metodi terapeutici che oggi appaiono così sorprendenti.
- Si ricorreva anche al coma insulinico, per gli schizofrenici, il cui obiettivo era di abbassare il tasso di l’insulina nel sangue per far ripartire l’attività del paziente.
- Il coma da metrazolo, invece, causava crisi epilettiche.
Infine, c’era l’elettroshock, ma comportava una perdita dell’attività cognitiva, colpendo soprattutto la memoria. Sostituì il coma perché era più facile da usare e meno rischioso.
Si induceva un attacco epilettico in modo che il paziente andasse in coma e quindi scaricasse l’attività cerebrale – veniva utilizzato principalmente per la depressione, quadri catatonici e disturbi maniacali. In genere, dopo il trattamento, i pazienti avevano spesso delle ricadute.
Lobotomia: una soluzione per tutto
Il trattamento delle malattie mentali nel corso della storia subì una nuova svolta radicale con le lobotomie di Moniz e Fulton – Moniz vinse il premio Nobel per i suoi contributi al trattamento della psicosi.
I due psichiatri pensavano che nei disturbi mentali come il DOC o la psicosi – dove c’è una supremazia dell’emotivo sul razionale – fosse utile recidere le fibre nervose della corteccia frontale con il talamo, mettendo fine ai pensieri ricorrenti.
Infine, è importante ricordare che le lobotomie e le escissioni terminarono con l’arrivo degli psicofarmaci negli anni ’50. Per la prima volta si cominciò a pensare che le persone con disturbi mentali potessero stare fuori dai ricoveri.
Gli istituti psichiatrici cominciarono ad essere chiusi ovunque. Tuttavia, questo non è l’approccio giusto, perché circa il 70 per cento delle persone con malattie mentali fuori istituto sono soggetti senza casa e senza risorse.
Lo sviluppo della psicologia e degli psicofarmaci ha condizionato l’idea di salute mentale del nostro tempo, che non è perfetta e che deve ancora liberarsi di molti stereotipi e giudizi di valore. Questo, e nessun altro, è il cammino che stiamo percorrendo. Cosa ci serba il futuro?
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