Svalutazione personale e conseguenze

Probabilmente la svalutazione personale è uno dei disturbi più profondi e più comuni dei nostri tempi. Come si sviluppa e quali sono le sue caratteristiche? Fino a che punto può influire su di noi?
Svalutazione personale e conseguenze

Ultimo aggiornamento: 05 giugno, 2021

L’apprezzamento personale, o buona autostima, è l’autoconsapevolezza delle proprie risorse e potenzialità, così come il riconoscimento dei punti deboli e delle carenze. Molte persone hanno una bassa autostima e ne trovano conferma instaurando relazioni malsane. In questo caso, si parla di svalutazione personale.

Generalmente, i tentativi di compensare la bassa autostima falliscono, quindi la persona continua ad avere una bassa opinione di sé nel corso degli anni.

Svalutazione personale, persistenza e resistenza al cambiamento

Molte persone cercano il riconoscimento compiacendo gli altri. Possono essere più o meno suscettibili al fatto di essere ignorati, ma vivono e crescono dando la priorità ai desideri altrui e procrastinando sistematicamente i propri.

Si comportano in questo modo per non sentirsi come stracci, scarafaggi, inutili, inetti, invalidi, granelli di sabbia, asini, sciocchi, idioti, per citare alcune etichette sminuenti. Tuttavia, nessuna strategia è efficace.

Pertanto, in fondo, quella sensazione persiste; significa dunque che non è stata risolta. Tutto ciò porta alla resistenza al cambiamento.

Quando quel qualcosa (un gesto, un’azione, un’etichetta, uno stile, un problema, ecc.) viene sistematizzato nel tempo, diventa più resistente al cambiamento, il che riduce la creatività.

Coloro che rimangono ancorati nella svalutazione personale sono guidati da un numero limitato di soluzioni. Ciò li porta a fare sempre le stesse scelte, invece di cercare altre opzioni.

Donna triste e dubbiosa.

Ripetere gli stessi pattern in attesa di risultati diversi

Per risolvere i propri problemi, alcune persone applicano sempre le stesse misure più e più volte, anche se il risultato non è mai positivo.

È come provare a curare un disturbo aumentando sempre più la dose di un farmaco, pur avendola già aumentata ripetutamente in passato e non avendo ottenuto alcun risultato.

Tendiamo a ripetere lo stesso pattern che ci ha già portati a risultati indesiderati. Lo facciamo senza metterlo in discussione o modificarlo per ottenere risultati davvero diversi.

Ripetere gli stessi pattern più e più volte porta agli stessi risultati, che spesso si rivelano fallimentari. Questi fallimenti non fanno altro che confermare la svalutazione personale, riaffermando la propria bassa autostima e tutti i sentimenti correlati e conseguenti.

Gli esempi di soluzioni fallimentari sono centinaia. Chi ha la fobia degli ascensori e di altri spazi chiusi, nell’affrontare la situazione temuta si ripete ancora e ancora: non succederà a me, non succederà a me!”, anche se quella frase avrà come unica conseguenza l’innesco di un’intera catena di sintomi correlati.

La persona anoressica che, di fronte al rifiuto del cibo, si sente ripetere da tutti i suoi cari: “mangia, mangia!”.

Oppure l’uomo che soffre di depressione ed è svogliato, triste, angosciato e non ha voglia di alzarsi dal letto, al quale la moglie suggerisce: “Guarda che bella giornata, alzati, andiamo a fare una passeggiata!”, frase che lo porta a sentirsi ancor più inetto di fronte ai consigli su cosa fare.

Cercare valore all’esterno, una strategia inefficace

Chi si rifugia nella svalutazione personale, nel tentativo fallimentare di ottenere un riconoscimento, quando ottiene un risultato contrario a quello desiderato finisce in realtà per consolidare la propria svalutazione; dovrebbe invece cercare di dare valore all’ambiente che lo circonda.

È il caso dei “donatori”, che sono sempre disposti ad aiutare tutta la loro cerchia affettiva e finiscono per essere usati e maltrattati. È anche il caso dei “sottostimati”, che privilegiano sempre i desideri altrui, soffrono e si sentono frustrati perché non hanno mai avverato i propri.

Entrambi questi profili cercano di rendere sicure le loro relazioni divenendo incondizionati nei confronti degli altri. Danno tutto agli altri, cercando valore in loro, mettendoli al primo posto; non smettono mai di sentirsi obbligati e finiscono per dipendere da una posizione obbligazionaria sottostante.

Non permettono all’altro di desiderarli o di sentire il bisogno di loro, poiché sono sempre lì a soddisfare ogni necessità ancor prima che gliene venga fatta richiesta.

Questo livello di schiavitù affettiva non permette all’altro di sentire il bisogno di stare con il protagonista. E neanche di sentirne la mancanza: se mancanza significa ricordare con desiderio il fatto di stare con l’altro, una persona svalutata che riempie tutte i vuoti non farà sentire la propria mancanza all’altro, il proprio bisogno: diventano quindi invisibili.

In altre parole, l’amore incondizionato porta all’invisibilità, quando ciò che si cerca veramente è l’esatto opposto. Questo effetto non fa altro che confermare la svalutazione personale di chi già soffre di bassa autostima.

Altre strategie inefficaci

Un’altra soluzione fallimentare è essere l’alunno modello. Quei giovani che dietro i volti alti e la perfezione nascondono il bisogno imperativo di essere approvati, stimati e amati. Non generano quindi alcuna aspettativa, perché i loro genitori, amici, zii e familiari sanno già che otterranno i migliori risultati.

Ed è così che finiscono per perdere importanza, poiché da loro ci si aspetta sempre un buon voto e qualsiasi prestazione eccezionale non causerà alcun tipo di sorpresa. Ancora una volta, l’effetto ottenuto è opposto a quello desiderato.

Ci sono anche coloro che si mettono in una posizione di compassione, o debolezza, per far pena agli altri, con la segreta aspettativa che gli altri restituiscano loro un’immagine di forza nella quale esprimono apprezzamento per le loro risorse e capacità.

In generale, finiscono per generare repulsione nelle persone perché le loro lamentele e il loro atteggiamento da vittime fanno sì che gli altri si stanchino ed evitino qualsiasi incontro con i protagonisti.

A volte la consapevolezza delle capacità personali si realizza a livello razionale. Il protagonista riconosce di avere una vasta gamma di risorse e sostiene di essere apprezzato. In realtà è un riconoscimento razionale che fa cadere nella trappola.

La persona si indebolisce, non ha più fiducia in sé stessa, si sente sminuita. Questo si può notare anche nell’atteggiamento fisico, perché la persona incurva la schiena.

Donna triste coppia.

Dietro la svalutazione personale: insicurezza, paura e senso di colpa

Un’altra conseguenza è l’insicurezza. Quando un individuo non ha autostima, non ha sicurezza di fronte a qualsiasi situazione. In questo senso svalutazione personale e insicurezza vanno di pari passo. Due sentimenti paralleli.

Una persona insicura è insicura perché crede di non avere possibilità o risorse per sostenere la sua performance. Ma c’è un terzo concetto che completa la trilogia: la paura.

Una conseguenza della bassa autostima è la paura. La persona è piena di pensieri negativi che la immobilizzano e a causa dei quali si vergogna di affrontare le situazioni. Prova anche sentimenti e pensieri che lo conducono all’impotenza.

C’è un quarto sentimento: il senso di colpa. Questa è la sensazione costante che generalmente accompagna tutte le forme di svalutazione personale. “Dovrei aver già finito; come faccio a essere così stupido; se avessi già finito, mi avrebbero dato la promozione” e tante altre voci interiori che rendono la persona ancora più tormentata.

Svalutazione personale: non amarsi…

Una persona che non si apprezza o non crede nelle proprie capacità si sente incapace di agire perché si sente insicura, dubita che i suoi metodi siano coerenti e corretti. Allora sorge il dubbio.

L’individuo è pieno di domande che non fanno altro che aumentane l’ansia e i dubbi iniziali. Tra le mille domande, tenta comunque di progettare un piano o elaborare varie strategie e modi per raggiungere il suo obiettivo. Così facendo, vuole anticipare le situazioni per sentirsi più sicuro.

Nell’immaginario della persona afflitta da svalutazione personale, qualsiasi situazione può diventare un test in cui si stabilirà se vale qualcosa o non vale nulla. Le fantasie di fallimento e mancanza di riconoscimento la assalgono, fantasie che portano alla paura.

Paura di essere sminuito e di scoprire davvero chi è. Paura che le proprie imperfezioni e inettitudini saranno esposte. La paura lo annebbia, oscura le sue abilità.

Una sana autostima è possibile?

La bassa autostima è un sentimento che dilapida e vanifica i progetti, blocca le possibilità di essere creativi, genera insicurezza, alimentando quindi l’angoscia e l’ansia e complicando la complessità dei rapporti umani. È come una piaga che gradualmente erode, distrugge, penetra, silenziosamente o bruscamente, deteriorando la personalità.

Al contrario, la vera autostima è qualcosa che si può sentire. È una sensazione che emerge spontaneamente di fronte all’esperienza. È un sentimento interiore che non dipende dal riconoscimento esterno, ma soltanto da sé stessi.

Sentirsi apprezzati è uno stato, una tendenza a trarre quanto di positivo dalle situazioni, dalle persone e dalla vita in generale, che consente anche di comprendere che non si è sempre adatti a tutte le attività o situazioni. Sarebbe un meccanismo di onnipotenza credere di essere adatti a tutto.

Prendiamoci cura di noi stessi, coltiviamo amor proprio ed evitiamo di cadere nella svalutazione personale. Non ne abbiamo bisogno, neanche un po’.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.