Teoria dell'attaccamento di John Bowlby

La teoria dell'attaccamento di John Bowlby difende la tesi che i bambini siano biologicamente programmati a formare legami con gli altri.
Teoria dell'attaccamento di John Bowlby
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 01 marzo, 2023

John Bowlby (1907 – 1990) è stato uno psichiatra e psicanalista che credeva che la salute mentale e i problemi comportamentali potessero essere attribuiti alla prima infanzia. La sua teoria dell’attaccamento suggerisce che i bambini vengano al mondo biologicamente pre-programmati a creare legami con gli altri, dato che li aiuterebbe a sopravvivere.

Detto autore fu molto influenzato dalla teoria etologica in generale, ma in particolare dallo studio dell’imprinting di Konrad Lorenz. Negli anni ’50, in uno studio su anatre e oche, Lorenz dimostrò che l’attaccamento era innato e, pertanto, aveva un valore di sopravvivenza.

Bowlby credeva dunque che le condotte di attaccamento fossero istintive e che venissero attivate da qualsiasi condizione sembrasse minacciare il raggiungimento di chi ci è prossimo, come la separazione, l’insicurezza e la paura.

La teoria dell’attaccamento di John Bowlby difende la tesi che i bambini siano biologicamente programmati a formare legami con gli altri.

Condotte innate per la sopravvivenza

Bowlby sosteneva anche che la paura degli estranei rappresenta un meccanismo di sopravvivenza importante, insito nell’uomo. Secondo lo studioso, i neonati nascono con la tendenza a mostrare certi comportamenti innati (definiti liberatori sociali) che aiutano ad assicurare la prossimità e il contatto con la madre o la figura di attaccamento.

Bowlby primo piano in bianco e nero

Durante l’evoluzione della specie umana, i bambini rimasti vicini alle loro madri sarebbero sopravvissuti per poi avere figli a loro volta. Bowlby formulò l’ipotesi che neonati e madri avessero sviluppato un bisogno biologico di rimanere in contatto fra loro.

Inizialmente questi comportamenti di attaccamento funzionerebbero come dei modelli di azione fissi che condividono tutti la medesima funzione. Il neonato produce delle condotte innate di “liberazione sociale”, come piangere o sorridere, e queste induce gli adulti ad accudirlo. Il fattore alla base dell’attaccamento non è dunque il cibo ma ricevere cure e risposte.

Punti principali della teoria dell’attaccamento di John Bowlby

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli orfani e i bambini senza casa presentavano molte difficoltà. Alla luce di ciò, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) chiese a John Bowlby di scrivere un libretto sull’argomento. Bowlby lo intitolò “deprivazione materna”. La teoria dell’attaccamento sorse sulla base delle questioni affrontate durante la stesura di questo lavoro.

Si tratta di uno studio interdisciplinare che abbraccia i settori delle teorie psicologiche, evolutive ed etologiche. I suoi punti principali:

1. – Un bambino sente il  bisogno innato di prediligere una figura principale di attaccamento (monotropia).

Nonostante non scartasse la possibilità che vi fossero anche altre figure di attaccamento per un bambino, Bowlby credeva che ci fosse comunque un legame primario molto più importante di qualsiasi altro (generalmente nei confronti della madre).

Bowlby credeva che questo vincolo fosse qualitativamente diverso dagli altri. In questo senso, sosteneva che la relazione  con la madre fosse in qualche modo completamente diversa dalle altre.

In sostanza, suggeriva che la natura della monotropia (attaccamento concettualizzato come un vincolo vitale e stretto con una sola figura di attaccamento) implicasse che: se non si instaurava o si rompeva il vincolo materno, si sarebbero verificate gravi conseguenze negative, possibilmente includendo la psicopatia senza affetto. La teoria della monotropia di Bowlby ha portato alla formulazione della sua ipotesi della deprivazione materna.

Il bambino si comporta in modo da provocare contatto o prossimità con chi si occupa di lui. Quando un sperimenta una maggiore eccitazione, questa è riconducibile a colui che se ne prende cura. Il pianto, il sorriso e il movimento ne sono un esempio. Istintivamente, le persone che lo accudiscono rispondono al comportamento del bambino a proprio carico creando un modello reciproco di interazione.

Madre con figlio in braccio per strada

2. – Un bambino deve ricevere cure continue da quest’unica figura di attaccamento più importante durante i primi anni di vita.

Bowlby affermava che la maternità fosse quasi inutile se posteriore ai due anni e mezzo o ai tre anni. Inoltre, per la maggior parte dei bambini, se successiva ai 12 mesi vi è comunque un periodo critico.

Se l’attaccamento viene meno durante il periodo critico dei due anni, il bambino soffrirà conseguenze irreversibili. Questo rischio sussiste fino ai cinque anni.

Bowlby utilizzò il termine deprivazione materna per riferirsi alla separazione o alla perdita della madre, così come alla mancanza dello sviluppo di una figura di attaccamento.

La supposizione soggiacente a tale ipotesi è che l’interruzione prolungata del vincolo primario potrebbe causare problemi cognitivi, sociali ed emotivi nel bambino. Le implicazioni in tal senso sono enormi. Per esempio, se fosse così, il principale responsabile del bambino dovrebbe lasciarlo all’asilo?

Le conseguenze a lungo termine della deprivazione materna possono includere delinquenza, intelligenza ridotta, aumento dell’aggressività, depressione e psicopatia senza affetto (incapacità di mostrare affetto o preoccupazione per gli altri). Questi individui agiscono d’impulso, con poca considerazione per le conseguenze delle loro azioni. Per esempio, senza mostrare sensi di colpa per il loro comportamento antisociale.

3. – La separazione nel breve termine da una figura di attaccamento causa angoscia.

L’angoscia attraversa tre fasi progressive: protesta, disperazione e distacco.

  • Protesta: Il bambino piange, grida e protesta arrabbiato quando la figura di attaccamento se ne va. Cercherà di aggrapparsi per evitare che se ne vada.
  • Disperazione: Le proteste del bambino cominciano a essere trattenute e sembrano essere più tranquille, seppur comunque fastidiose. Il bambino rifiuta i tentativi di approccio altrui e sembra spesso disinteressato a qualsiasi cosa.
  • Distacco: Se la separazione continua, il bambino comincerà di nuovo a interagire con altre persone. Respingerà colui che se ne prende cura al suo ritorno e mostrerà forti segnali d’ira.
Bambino con occhi azzurri che piange

4. – La relazione di attaccamento del bambino con il suo principale responsabile conduce allo sviluppo di un modello operativo interno.

Il modello operativo interno è un quadro cognitivo che comprende rappresentazioni mentali per capire il mondo, l’Io e gli altri. L’interazione di una persona con gli altri è guidata da ricordi e aspettative del suo modello interno che influiscono e la aiutano a valutare il suo contatto con gli altri.

A tre anni, il modello interno sembra diventare parte della personalità di un bambino e, pertanto, condiziona la sua comprensione del mondo e le interazioni future con gli altri. Secondo Bowlby, mediante il modello operativo interno,  il responsabile principale funge da prototipo per le relazioni future.

Vi sono tre caratteristiche principali del modello operativo interno: un modello degli altri di fiducia, un modello dell’Io di coraggio e un modello dell’Io di efficacia quando si interagisce con gli altri. Questa rappresentazione mentale guida il comportamento sociale ed emotivo in futuro; a mano a mano che il modello operativo interno del bambino guida la sua ricettività verso gli altri in generale.

La teoria dell’attaccamento di John Bowlby abbraccia i campi delle teorie psicologiche, evolutive ed etologiche.

Le madri devono dedicarsi solo alla cura dei propri figli quando sono piccoli?

Una delle principali critiche rivolta alla teoria dell’attaccamento di John Bowlby riguarda la sua implicazione diretta. Le madri dovrebbero dedicarsi in esclusiva alla cura dei propri figli quando sono piccoli?

Weisner e Gallimore (1977) spiegano che le madri sono le responsabili esclusive in una percentuale molto piccola delle società umane . Di fatto, sono spesso coinvolte molte persone nella cura dei bambini.

In questo senso, Van Ijzendoorn e Tavecchio (1987) sostengono che una rete stabile di adulti possa offrire un’attenzione adeguata e che essa possa persino avere dei vantaggi, in un sistema dove una madre deve soddisfare tutti i bisogni di un bambino.

D’altra parte, Schaffer (1990) spiega che è dimostrato che i bambini si sviluppano meglio con madri felici del proprio lavoro, piuttosto che con madri frustrate perché stanno tutto il giorno in casa.

La teoria dell’attaccamento di John Bowlby non postula l’esclusività della madre nell’allevamento, ma che nella prima fase della vita è essenziale una figura primaria che offra le cure e le attenzioni necessarie, favorendo la creazione di un vincolo che aiuterà il bambino a svilupparsi in modo completo.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Bowlby, J., & Ainsworth, M. (2013). The origins of attachment theory. Attachment theory: Social, developmental, and clinical perspectives45, 759-775.
  • Hazan, C., & Shaver, P. (1987). Romantic love conceptualized as an attachment process. Journal of Personality and Social Psychology, 52(3), 511–524. https://doi.org/10.1037/0022-3514.52.3.511
  • Weisner, T. S., Gallimore, R., Bacon, M. K., Barry III, H., Bell, C., Novaes, S. C., … & Williams, T. R. (1977). My brother’s keeper: Child and sibling caretaking [and comments and reply]. Current anthropology18(2), 169-190.
  • van Ijzendoorn, M. H., & Tavecchio, L. W. (1987). The development of attachment theory as a Lakatosian research program: Philosophical and methodological aspects. In Advances in psychology (Vol. 44, pp. 3-31). North-Holland.

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.