Terapia centrata sulla soluzione: come ci aiuta?
La terapia centrata sulla soluzione consiste nel mettere in primo piano la soluzione anziché i problemi. Si basa sullo studio delle soluzioni che sono state utilizzate fino a quel momento di fronte a una determinata problematica. Questa terapia si occupa di esplorare alternative non prese in considerazione e, pertanto, ottenere risultati innovativi.
È possibile definire la terapia centrata sulla soluzione come l’arte di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili mediante una logica ordinaria/routinaria/più accessibile. Per questo in molti casi si usano risorse che inizialmente possono sembrare lontane dal buon senso. Tali risorse mettono a disposizione possibilità che prima apparivano inaccessibili, in quanto ostacolate da rigidi sistemi.
La terapia centrata sulla soluzione afferma che non occorre sapere molto sulla natura dei problemi per risolverli. I clienti che vogliono cambiare davvero dispongono di tutte le risorse necessarie per farlo.
Quali sono gli obiettivi della terapia centrata sulla soluzione?
L’obiettivo di questa terapia è ricercare una nuova soluzione per un problema che si ha o che si ripete. L’idea è utilizzare il pensiero razionale, logico e analitico nella risoluzione dei problemi.
Come si fa? Innanzitutto definendo un obiettivo terapeutico esplicito, studiando i precedenti tentativi di risoluzione, cercando informazioni sulle eccezioni (quei momenti nei quali il problema dovrebbe presentarsi, ma non succede), cercando alternative e applicando soluzioni nuove.
“Come terapeuti abbiamo un dovere (…) far luce in noi stessi (…) cercare di far luce negli altri (…) aiutarli e rinforzarli in tutto ciò che di saggio vi è in loro”
-Gregory Bateson-
Premesse della terapia centrata sulla soluzione
Tutti i problemi hanno una soluzione: questa è la premessa di questo approccio terapeutico. Troppo spesso ci ostiniamo ad applicare la stessa soluzione a un problema, o come dice il proverbio, “L’uomo è l’unico animale che inciampa due volte nella stessa pietra”.
Da un punto di vista cognitivo, andare oltre e cercare soluzioni diverse alle prime che vengono in mente o che si distanziano dalle pratiche con cui ci troviamo più a nostro agio ha un alto costo. Per questo motivo, continuiamo ad applicare le solite strategie con risultati sempre uguali.
D’altra parte, se si richiede a un gruppo di persone la soluzione di un determinato problema, sicuramente si otterranno tante soluzioni come problemi. Ciò denota la variabilità esistente in termini di risposta.
Potrebbero venir fuori proposte non troppo ortodosse e formali, o magari senza una relazione diretta con il problema. In altre parole, persone con un problema simile possono pianificare diverse soluzioni. Il punto di interesse non deve dunque essere il problema in sé, ma la soluzione.
L’importante è trovare cosa funziona
Bisogna trovare quello che funziona, sempre nell’ottica di individuare e ampliare le sequenze risolutive. L’intero processo si concentra dunque sulle soluzioni tentate e sulle eccezioni (quei momenti nei quali il problema dovrebbe presentarsi, ma non lo fa).
La terapia centrata sulla soluzione si concentra sui problemi attuali, non quelli passati o futuri. L’analisi viene realizzata a partire dai problemi che abbiamo adesso. Analizzare l’origine di tali problemi può servire per trarre spunto, ma lasciando invariato il focus di attenzione.
Allo stesso tempo, si ritiene che ciascuna persona abbia gli elementi e le abilità necessarie per trovare una soluzione ai propri problemi. Non si chiede all’individuo nulla che non abbia già. Qualsiasi soluzione che sia già stata provata e si sia rivelata fallimentare non è considerata un errore, ma un’occasione di apprendimento e di miglioramento.
“Il fulcro non è il problema, ma la soluzione.”
-Nardone-
La persona è responsabile del cambiamento
Le soluzioni vengono applicate dalla persona che ha il problema, pertanto è sua responsabilità effettuare tutti i tentativi necessari fino a trovare la soluzione ottimale. Lo psicologo non cambierà la realtà del paziente – sarà lui stesso a proporre, intervenire e infine cambiare la sua situazione.
La situazione va analizzata all’interno di un determinato contesto di interazioni. Il cambiamento di una persona muoverà il resto dei membri del sistema. Per questo, è necessario il contatto con i vari individui implicati nella problematica.
La relazione terapeutica sarà di rispetto e uguaglianza. I terapeuti adottano una posizione di aspettativa o di secondo piano. Il rispetto è inteso come osservazione e analisi delle soluzioni al problema e come uguaglianza, stabilendo una relazione basata sul dialogo e sull’uso di un linguaggio comune.
È importante sottolineare che il terapeuta non assume la posizione di esperto che dà la soluzione. Al contrario, diventa l’accompagnatore durante il processo. In questo contesto, la terapia si definisce come processo comunicativo o gioco di linguaggio. Ciò significa che si basa su un dialogo nel quale cliente e terapeuta esplorano le soluzioni a un problema. Si basa anche su un gioco di costruzioni di significato in un processo continuo che coinvolge entrambi.
La terapia centrata sulla soluzione viene applicata in ambiti diversi. È particolarmente efficace nei contesti in cui la persona mantiene modelli di comportamento ripetitivi e problematici, ma anche quando non hanno avuto effetto gli interventi tradizionali o di protocollo.