Terapia psicologica adiuvante: fasi e scopi

Cos'è e su cosa si basa la terapia psicologica adiuvante (TPA)? A chi si rivolge? Di quali fasi consta, quali sono i suoi obiettivi e quali i suoi metodi? State per scoprirlo in questo articolo.
Terapia psicologica adiuvante: fasi e scopi

Ultimo aggiornamento: 11 settembre, 2021

Sono disponibili terapie psicologiche specifiche per il cancro? La risposta è sì, e una delle più note è la terapia psicologica adiuvante (TPA).

Il cancro è una delle patologie più diffuse a livello mondiale, e oltre a lasciare delle conseguenze fisiche, lascia conseguenze psicologiche ed emotive che possono diventare devastanti per il paziente.

Ecco perché i due obiettivi principali nella fase di convalescenza consistono nel lavorare con il paziente sulle strategie adattive più adatte a lui e sul suo autocontrollo.

In più, se non è possibile guarire dalla malattia, allora ci si concentrerà sul mantenimento di una buona qualità delle vita, oltre a lavorare sui sintomi depressivi dell’ansia.

Cos’è la terapia psicologica adiuvante?

La terapia psicologica adiuvante (TPA) è stata proposta da Moorey e Greer (1989, 1995) ed è indirizzata a pazienti oncologici.

Si tratta di una terapia cognitivo-comportamentale che si basa sulla terapia di Beck per la depressione e che considera i pazienti persone “psicologicamente normali”, anche se sopraffatti dall’impatto della diagnosi della malattia.

La TPA si basa sul cosiddetto modello cognitivo sull’adattamento psicosociale delle persone affette da cancro. Questo modello stabilisce che sono due le variabili determinanti per l’attitudine dell’individuo:

  • Le considerazioni che il paziente fa sulla gravità della minaccia della malattia.
  • Il controllo che può esercitare sulla malattia e sulla sua prognosi.
Sottoporsi a una terapia.

Alla base della terapia psicologica adiuvante troviamo la seguente affermazione: le conseguenze psicologiche del cancro dipendono dal significato personale che il cancro acquisisce per il malato e dalle sue strategie adattative.

Ecco perché in questo tipo di terapia è importante lavorare sul significato che il cancro ha per il paziente, così come sulle sue strategie e sulle risorse che possiede per lottare.

Infine, bisogna dire che la TPA ha dato dimostrazione della sua efficacia in termini di maggiore determinazione nella lotta al cancro e utile nel limitare la presenza delle seguenti variabili:

  • Impotenza.
  • Fatalismo.
  • Paura.
  • Depressione.

Il modo in cui si affronta il cancro fa la differenza?

Cosa hanno scoperto Moorey e Greer sui diversi studi di ricerca nella terapia psicologica adiuvante? C’è una correlazione tra il modo in cui si affronta la malattia e il suo decorso?

Secondo i loro studi, un approccio attivo alla malattia e un’adeguata rielaborazione delle informazioni relativa alla diagnosi sono tutti fattori che contribuiscono a migliorare la risposta immunitaria del paziente.

Caratteristiche tecniche della TPA

L’applicazione della terapia psicologica adiuvante avviene individualmente ed è strutturata in 6-12 sedute della durata di un’ora.

Secondo gli studi di ricerca (López Ríos, López Martínez, Gil, 2004), la TPA si applica in particolare alle donne che hanno subito una mastectomia e a quelle con cancro genitale. Tuttavia, può essere utilizzata anche su altri profili oncologici.

Obiettivi  della terapia psicologica adiuvante

Cosa vuole ottenere la TPA? Quali sono i suoi principali obiettivi? Li elenchiamo qui di seguito:

  • Migliorare la qualità di vita dei pazienti attraverso l’attenuazione dei sintomi di stress psicologico.
  • Incoraggiare l’attitudine combattiva, in modo che il paziente consideri la malattia una sfida e si comporti in modo da lottare contro di essa.
  • Offrire al paziente la sensazione di avere la propria vita sotto controllo.
  • Insegnare al paziente a esprimere i propri sentimenti, soprattutto quelli di ira.

Come raggiungere questi obiettivi?

Abbiamo già visto che la terapia psicologica adiuvante punta a ottenere una serie di obiettivi volti a migliorare la qualità della vita del paziente e a dotarlo di strumenti di lotta per uscire più forte dall’esperienza vissuta.

Ma come riuscirci? A tal proposito, la TPA si serve di quattro metodi:

  • Cognitivi: ristrutturazione cognitiva, riattribuzione cognitiva, ecc.
  • Comportamentali: rilassamento, programmazione di attività, ecc.
  • Espressione emotiva: fondamentalmente, si tratta di esprimere le emozioni represse.
  • Metodo con focus sul lavoro con il partner.
Dare un sostegno emotivo.

Fasi della terapia psicologica adiuvante

Secondo Amigo, Fernández e Pérez (2004), gli obiettivi dichiarati della terapia psicologica adiuvante sono suddivisibili in diverse fasi della terapia. Nello specifico, queste fasi sono tre e sono le seguenti:

Fase iniziale

In questa prima fase della TPA si punta a una serie di obiettivi. Da una parte, attenuare i sintomi della malattia e recuperare le attività quotidiane, mentre dall’altro, si punta a mostrare al paziente il modello cognitivo su cui si basa la terapia, oltre a incoraggiarlo a esprimere le emozioni negative.

Fase intermedia

Nella fase intermedia della terapia psicologica adiuvante si insegnerà ai pazienti a gestire i pensieri e a condurre i test di realtà, in modo da affrontare le complicazioni emotive.

Inoltre, si procede proponendo soluzioni a problemi (come i problemi di comunicazione con il partner, ad esempio) e con la lotta al cancro. In questa fase è particolarmente importante il coinvolgimento della famiglia del paziente.

Fase conclusiva

Nell’ultima tappa della TPA lo scopo è individuare alcune convinzioni che si nascondono dietro i disordini emotivi, in modo da discuterne.

Si terrà conto della prevenzione delle ricadute e si pianificherà il futuro più a lungo termine nei pazienti che possono contare su una buona prognosi della malattia.


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