Trauma vicario: definizione, cause e trattamento

Il trauma vicario è correlato alla cura di persone che soffrono quotidianamente. Quale relazione ha con la sindrome del caregiver? Scoprite di più su questo fenomeno!
Trauma vicario: definizione, cause e trattamento

Ultimo aggiornamento: 24 marzo, 2022

Per trauma vicario si intende l’esaurimento emotivo causato dal contatto continuo con le emozioni altrui e loro situazioni vitali (spesso complicate).

È tipico delle persone che lavorano in ambiti in cui la sofferenza è più palpabile. Ci riferiamo a psicologi, medici, infermieri, forze di sicurezza, polizia e vigili del fuoco, ecc.

“Vicario” significa qualcuno che esercita le funzioni di un’altra persona, ma vale anche per parlare di casi in cui ci accade qualcosa attraverso l’osservazione (si pensi al condizionamento vicario, per esempio).

In questo caso, la sofferenza può influenzarci in ambiti diversi, come il lavoro o le relazioni sociali. Volete saperne di più su questo fenomeno? Come possiamo prevenirlo o combatterlo?

Donna disperata che piange.

Che cos’è il trauma vicario

Il trauma vicario è definito come l’esaurimento psicologico o emotivo che possono subire le persone che si prendono cura degli altri, ovvero i caregiver, ma anche coloro che sono continuamente esposti alla sofferenza altrui (o alle loro emozioni in generale).

Tale esaurimento deriva dall’essere in contatto permanente con persone che stanno attraversando un momento difficile, ovvero che stanno soffrendo.

È un concetto che risale a diversi anni fa e di cui hanno già discusso Perlman e Saakvitne (1995), che lo chiamavano anche sindrome da fatica da compassione.

D’altra parte, secondo Figley (1982), il trauma vicario è il fenomeno associato al “costo della cura” degli altri. Altri autori hanno chiamato questo concetto in altri modi: stress traumatico secondario (Stemm, 1995, 1997) e vittimizzazione secondaria (Figley, 1982).

Chi colpisce?

In ambito professionale troviamo soprattutto psicologi, personale sanitario (medici, infermieri), professionisti socio-sanitari (caregiver, assistenti personali), personale della protezione civile, forze e organi di sicurezza dello Stato e forze armate.

Insomma, tutte le persone che sono in contatto con chi soffre o ha subito un trauma. Ciascuno, in diversa misura e secondo le diverse circostanze, può subire un trauma vicario.

Come anticipato, deriva dall’esaurimento psicologico ed emotivo (oltre a quello fisico nel caso di badanti o assistenti personali, per esempio). Questo problema dunque riguarda la sfera personale e lavorativa della persona.

L’asse centrale del trauma vicario: l’empatia

Chi soffre di trauma vicario ricorre all’empatia in diverse sfere della vita quotidiana. Cosa succede? Essere empatici è estremamente positivo, perché ci permette di connetterci con gli altri, capirli e aiutarli.

Tuttavia, quando questa abilità viene usata quotidianamente e di continuo in casi di profonda sofferenza, a lungo andare può influenzarci causando l’esaurimento a cui abbiamo accennato.

Perché si verifica un trauma vicario?

Attraverso l’empatia ci mettiamo nei panni dell’altro e a nostra volta ci esponiamo a situazioni o esperienze di sofferenza o angoscia. Ciò fa sì che il nostro cervello sperimenti sintomi simili a quelli della persona che stiamo assistendo.

Il cervello è pronto a proteggerci da ciò che percepisce come una minaccia. Quando vediamo gli altri soffrire (ed entriamo in sintonia con loro), anche il cervello si prepara alla “minaccia”, anche se in realtà non la proviamo in prima persona.

Sindrome del caregiver

In relazione al concetto di trauma vicario, troviamo la sindrome del caregiver, che viene attribuita a quelle persone che si prendono cura degli altri e che non sono in grado di adattarsi alle circostanze in modo positivo a causa dell’esaurimento fisico e mentale di cui soffrono. Questo stato potrebbe essere perfettamente spiegato da un trauma vicario.

Secondo il Manuale dei Careviger Familiari promosso dalla Fondazione Cenci Gallignani (2021), le persone che soffrono di questa sindrome accusano i seguenti sintomi (o alcuni di essi):

  • Nervosismo e stress
  • Tristezza
  • Inappetenza
  • Sudorazione e tachicardia.
  • Disturbi del sonno e scarsa attenzione
  • Minori performance lavorative
  • Malattie della pelle
  • Scarsa cura di sé
  • Automedicazione
Donna stressata con affaticamento compassionevole.

Come prevenire traumi vicari?

Indipendentemente dal fatto che questa condizione si verifichi o meno, conviene tenere a mente alcuni suggerimenti che aiutano a prevenirlo o combatterlo:

  • Percepire e analizzare attentamente le emozioni provate in ogni momento.
  • Mantenere una certa distanza emotiva con le persone con cui si lavora. Non si tratta di essere freddi e distanti, ma adottare una posizione intermedia per proteggersi; questo permetterà anche di essere più obiettivi nel proprio lavoro.
  • Pensare a se stessi, soprattutto quando si torna a casa; per esempio, una doccia calda in relax.
  • Disconnettersi dal lavoro a casa; si può provare con la musica, stare con i propri cari, meditare, ecc.
  • Fare sport permetterà di staccare la spina e non pensare al lavoro.
  • Prendersi cura dello stile di vita e della dieta.

Conclusioni

Il trauma vicario può colpire molti di noi e di conseguenza anche le persone con cui lavoriamo o che assistiamo. Gli esperti ci offrono diversi motivi per iniziare a prenderci cura di noi stessi in caso di sindrome del caregiver (che possiamo applicare anche in caso di trauma vicario):

  • Consente di mantenersi in salute;
  • Si sta bene con se stessi e con gli altri.
  • Mantenere una buona qualità della vita per dare il meglio di sé alle persone assistite.

Possiamo farcela da soli, con l’aiuto di altri o chiedendo un aiuto professionale. È importante prendersi cura di sé quando si accudiscono gli altri!

“Chi ha salute ha speranza; chi ha speranza ha tutto”.

-Anonimo-


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  • Fernández L. (2011). Guía práctica para familiares de enfermos de Alzheimer. Autocuidado emocional. Centro fundación Reina sofia. Clece Servicios sociales. Fundación PWC.
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