Una convinzione errata: come correggerla?

Quando una persona sbaglia e vogliamo farle notare il suo errore, dovremo farlo con rispetto, assertività ed empatia. È altrettanto importante non cadere nella superbia morale perché a volte potremmo scoprire che a sbagliare siamo noi.
Una convinzione errata: come correggerla?
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 26 luglio, 2022

Tutti noi dovremmo imparare a trovare il modo giusto (e rispettoso) per correggere qualcuno che persevera in una convinzione errata. Stiamo vivendo dei tempi in cui abbondano le false notizie ed è facile dare per scontato informazioni errate. Lottare contro quel bisogno costante che la maggior parte di noi ha di “avere ragione” è un’ardua impresa.

Ammettere che a volte ci sbagliamo è essenziale. Questo esercizio di vera modestia costa fatica, non c’è dubbio, e se già per noi risulta complicato ammettere che errare è umano, risulta ancora più complicato far notare agli altri le loro idee errate. Come riuscirci senza far nascere una discussione? Esistono delle strategie per far notare a una persona prenda i propri errori senza che affiorino tensioni ed emozioni negative?

Si tratta, in fin dei conti, di saper preparare un terreno fertile per il dialogo, in cui fiorisca la comunicazione rispettosa, e anche assertiva, in cui le idee scorrano e le argomentazioni siano adeguate. Vediamo come riuscirci.

Comunicare con gli altri

Strategie per correggere una persona che continua ad avere una convinzione errata

Tutti noi vogliamo avere ragione. Difendere la nostra verità è un virus che si diffonde; ci aggrappiamo alle nostre idee come una vela al proprio albero, come una fiammella al proprio fiammifero. Ammettere l’errore, per molti, significa mostrarsi vulnerabili e quasi a nessuno piace essere contraddetto o assistere a una dimostrazione sull’errore del proprio giudizio o della propria constatazione.

Dunque, chi più chi meno, ci siamo tutti ritrovati a dover correggere una persona che persisteva con un’idea errata. Ad esempio, capita spesso con le persone a noi care. Succede quando, pur avendo vissuto le stesse esperienze, ognuno ha un ricordo diverso e qualcuno cade nei cosiddetti “falsi ricordi”.

Che sia il nostro partner, nostro padre o il nostro miglior amico, chiunque può aver confuso date o situazioni e allora ci ritroviamo a doverli convincere che determinate cose non sono mai andate come dicono loro. Non facendolo nel modo giusto, però, probabilmente nasceranno discussioni

Un altro esempio in questo campo può riguardare l’ambito lavorativo. Chi non ha avuto il piacere di dimostrare a un collega che quello che stava dicendo non era vero o non era proprio così?

Per la maggior parte di noi queste situazioni risultano familiari e, ammettiamolo, ci piacerebbe saperle gestire con maggiore sicurezza. Vediamo quindi alcuni concetti chiave.

Iniziare con un’affermazione positiva, non puntare direttamente all’errore

Al fine di correggere una persona che persiste con un’idea errata, non è consigliabile iniziare con espressioni come “dunque, quello che stai dicendo non è vero”, “non è così”, “guarda che ti stai sbagliando”, ecc. I termini “no” e “male” predisporranno l’altra persona a mettersi sulla difensiva ancora prima di iniziare.

L’ideale è essere abile e argomentare con empatia, facendo un ingresso più positivo possibile. Per esempio, “Sì, è vero che siamo stati in quel posto per visitarlo, ma è anche vero che abbiamo alloggiato in un ostello piuttosto vecchio. In questo senso ti do ragione. Ora, in quel viaggio non c’era tuo fratello perché in quel periodo lavorava ancora a (…)”.

Per correggere una persona che mantiene una convinzione errata, bisogna fare attenzione al proprio tono di voce

Quando correggiamo qualcuno, quando gli/le facciamo notare i suoi errori, è molto facile usare, quasi istintivamente, un tono autoritario, ironico o provocatorio. Questo va evitato al 100%.

Il tono della nostra voce è importante tanto quanto i nostri argomenti, per questo è fondamentale mostrare vicinanza, empatia e pacatezza quando si comunica.

Argomentare e offrire dati, altrimenti la propria verità non sarà più valida di quella dell’altra persona

Quando si desidera correggere una persona con una convinzione errata, non bisogna dirle chiaramente che ad avere la verità in mano siamo noi. Perché una verità senza argomentazioni rimane vana, un fatto senza dati a sostegno è fumo che esce da una finestra.

Per fare vedere (senza imposizione) e dimostrare che abbiamo ragione, bisogna offrire solide argomentazioni. E per riuscirci, bisogna comunicare, dare informazioni dettagliate e obiettive in modo assertivo. Al tempo stesso è fondamentale ascoltare in modo empatico per poter rispondere in modo adeguato.

Una convinzione errata

Ammettiamo di non poter sempre convincere l’altro

Effettivamente a volte può succedere: non sempre riusciamo a far vedere all’altro i suoi errori. Così, nel tentativo di correggere una convinzione errata, dobbiamo ammettere che alcuni non amano vedere le cose in modo diverso. Questo succede, ad esempio, in casi più delicati come quelli in cui una persona difende il movimento no-VAX o con i testimoni di Geova e il problema delle trasfusioni di sangue.

Ci sono fatti che non possiamo comprendere e che entrano nel campo dei valori, della religione, del fanatismo e di quelle incomprensioni ideologiche così difficili da difendere. Far vedere l’errore a chi fa delle sue false verità uno scudo impenetrabile è spesso complesso ed esasperante.

In queste situazioni, ma anche in  altre più leggere come quelle associate ai falsi ricordi, non ci resta altro che accettare la situazione se la persona non cede. Che lo vogliamo o no, siamo quasi obbligati a convivere in un mondo nel quale, spesso, ognuno difende le proprie false verità.

Nei limiti delle nostre possibilità, cercheremo di dibattere con calma e intelligenza, con saggezza e assertività. Ma se dovesse essere tutto vano, l’ideale sarà ritirarci quando siamo ancora indenni e dopo aver realizzato un basso sacrificio emotivo.


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