Una ferita che non guarisce, il lutto irrisolto

Quando nella nostra vita è presente una ferita aperta, ci accompagna un costante dolore di fondo. Risolverlo significa lasciar andare la persona, la situazione o l'oggetto amato che non tornerà più indietro, cominciare a costruire nuovi legami possibili e andare avanti.
Una ferita che non guarisce, il lutto irrisolto

Ultimo aggiornamento: 26 luglio, 2022

Superare un lutto non è scontato né facile. Certo, il tempo aiuta, ma senza una narrazione personale di ciò che è accaduto, è probabile che sentiremo a lungo gli effetti di una ferita che non guarisce. Potremmo anche smettere di provare dolore, almeno in modo cosciente, ma esso continuerà a gravitare nella nostra vita in modi inaspettati.

Separarsi da chi si ama, che sia in seguito a un abbandono, una rottura, un decesso, è sempre doloroso. È un’esperienza che può capitare a qualunque età e in diverse circostanze della vita. A volte una perdita può lasciare una ferita insanabile e così il dolore diventa uno stile di vita.

Elaborare un lutto significa ristrutturare il nostro mondo psichico; è un lavoro che compiamo su noi stessi, che ci porta all’accettazione dell’evento e a una trasformazione del nostro modo di essere e di vivere. Soltanto quando si produce questa metamorfosi sentiremo calare l’intensità del dolore e chiudersi la ferita.

“Ride delle cicatrici d’amore chi non ha mai avuto una ferita.”

-William Shakespeare-

Ragazza triste con i capelli sugli occhi

Il lutto

Il lutto ha due facce: la prima è afflizione, sofferenza per aver perso l’oggetto del nostro amore. La seconda è lotta. Da un lato, la tristezza e il desiderio che torni qualcosa che non c’è e non ci sarà più. Dall’altro, la nostra lotta interiore. Nel dolore esiste necessariamente una tensione tra il passato e il futuro, che si coagula nel presente.

Il lutto non si prova solo nei confronti delle persone; lo viviamo anche quando siamo costretti ad abbandonare una situazione che ci rende felici o quando perdiamo un oggetto. Questo oggetto può essere la gioventù che ci ha lasciato per sempre, i soldi andati in fumo o, semplicemente, qualcosa che non siamo arrivati a vivere mai.

Ogni persona vive la sofferenza a modo suo. Ciò dipende dalla struttura psichica di ognuno di noi e dalle circostanze in cui è avvenuta la perdita. Di solito, tuttavia, si tende a negare a oltranza. Con il tempo, alcuni arrivano ad accettare, in altri è presente invece una certa resistenza.

Il lutto, prendersi cura di una ferita

Un lutto irrisolto è una ferita che non guarisce. È un dolore che resta vivo e non si risolve con il tempo. Può restare coperto o possiamo ignorarlo, ma è comunque presente, come uno sfondo nella nostra vita. Nessuna storia di lutto è semplice, e questo è un problema in un’epoca che rifiuta tutto quello che è difficile. Spesso è lento a guarire, una tragedia nella nostra cultura dell’istantaneo.

Per un diverso lasso di tempo, seconda del tipo di perdita e dell’intensità del dolore, non riusciamo più a vivere “normalmente“. Tristezza e disinteresse prevalgono sulle altre emozioni. Probabilmente ne risentirà il lavoro o lo studio e sarà difficile stare bene in compagnia degli altri. La sofferenza sarà, per lo più, tutto quello che abbiamo.

La perdita è il primo momento del lutto. Naturalmente si tratta di una circostanza che è fuori dal nostro controllo, altrimenti non causerebbe dolore. Elaborare il lutto, invece, significa perdere per la seconda volta quello che amiamo; adesso, però, in modo volontario, come effetto del lavoro di ristrutturazione sui pensieri e sui sentimenti. A volte, ci rifiutiamo di affrontare questo processo.

Ragazza con occhi tristi

Sintomi di una ferita che non guarisce

Si dice che la durata media del lutto sia un periodo compreso tra sei mesi e due anni. Certamente uno dei più difficili da superare è la perdita di un figlio. Tanto duro, eppure non esiste, stranamente, una parola per indicare questo tipo di perdita. Vi sono l’orfano e il vedovo, ma non abbiamo una termine per indicare un padre o una madre che abbiano perso un figlio.

Una ferita che non cicatrizza ci parla di un lavoro sul lutto che non è stato portato a termine. Per prima cosa, c’è la resistenza ad accettare l’accaduto. A volte questa resistenza assume la forma del cinismo o dell’evasione. In questi casi si diventa ipersensibili alle sciocchezze e si perde il contatto genuino con se stessi. Si vive in modo meccanico.

In altri casi, reprimere il dolore porta ad ammalarci, a sviluppare un disturbo emotivo o fisico. È possibile anche che si diventi aspri, autodistruttivi o irresponsabili. Ogni perdita che non porta a una trasformazione positiva è sospetta e richiede di essere affrontata.


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  • Neimeyer, R. A., & Ramírez, Y. G. (2007). Aprender de la pérdida: una guía para afrontar el duelo. Paidós.


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