Vendicare l’odio con un sorriso non è ipocrisia, ma eleganza

Vendicare l’odio con un sorriso non è ipocrisia, ma eleganza

Ultimo aggiornamento: 23 gennaio, 2017

Saggio è colui capace di dipingere un sorriso sul proprio volto per vendicare l’odio. Non si tratta affatto di un gesto da ipocriti o da codardi, bensì di una mossa elegante, dimostrazione di una mente che sa e capisce che ci sono battaglie che non vale la pena combattere. Perché interrare nel cuore i semi dell’odio significa recidere le radici dell’intelligenza.

Tutti, prima o poi, comprendiamo che nella nostra realtà ci sono due tipi di persone; le identifichiamo per il loro modo di rapportarsi con chi le circonda. Da una parte ci sono quelle che credono che tutto l’universo sia in debito con loro; sono le stesse che collezionano un rancore dietro l’altro. Dall’altra ci sono quelle che accettano le cose per come sono e reagiscono con la serenità di chi è convinto della propria direzione, senza pesi né ostilità.

“L’odio è la morte del pensiero”.

(Tomas Abraham)

C’è un vecchio detto buddista che ci apporta un’immagine molto significativa: “l’odio è come una pietra ardente”, chi la porta non desidera altro che lanciarla a qualcun altro alla prima opportunità, ma non fa che scottarsi. Oggi, a causa della profonda crisi che stiamo vivendo, molte di queste pulsioni si stanno estremizzando, stimolando così l’affioramento del lato peggiore dell’essere umano.

Stiamo parlando, ad esempio, dell’ascesa in molti stati dell’Unione Europea dei partiti schierati su una linea xenofoba, quelli che identificano l’immigrato come un nemico. La Germania sta vivendo ancora di più questo fenomeno dopo aver aperto le porte ai rifugiati; anche il Regno Unito tenta di proteggere la sua identità e i suoi interessi con la Brexit.

Tuttavia, sappiamo che non si tratta di avvenimenti del tutto nuovi. Vi proponiamo di riflettere su questo tema.

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L’odio: un meccanismo primitivo e passionale

Forse questo dato vi sorprenderà, ma il cervello dà la priorità alla sfiducia rispetto all’empatia. Si tratta di un meccanismo di difesa attraverso cui i nostri antenati usavano un filtro di percezione con cui essere prevenuti nei confronti del diverso, perché tutto ciò che era differente dal proprio gruppo spesso implicava una minaccia.

Sappiamo che i tempi sono cambiati e che la nostra realtà è un’altra. Tuttavia, il nostro cervello continua ad essere dominato da questi istinti che talvolta si manifestano nella loro versione più primitiva. Henri Tajfel, psicologo sociale britannico, divenuto celebre grazie ai suoi lavori sui pregiudizi, l’odio e le identità, ci dice che la specie umana vedrà sempre se stessa come un avversario.

L’odio è seducente per molte persone, perché lo usano come meccanismo per affermarsi (“Tu pensi in maniera diversa da me, pertanto sei mio nemico. Affermarmi come opposto a te e disprezzarti mi dà potere.”). Questa soluzione, primitiva e incomprensibile per molti, viene partorita a livello neurologico in maniera specifica e sorprendente.

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Siamo certi che avete spesso sentito pronunciare la massima “tra amore e odio il confine è molto sottile”. Ed è proprio così. I ricercatori del Laboratorio di Neurobiologia dello University College di Londra hanno rivelato, grazie ad un attento lavoro, che la passione e l’odio condividono le stesse aree neuronali, ovvero il putamen e la corteccia insulare.

Questo spiega certi comportamenti irrazionali che nel fondo definiscono bene l’essere umano.

Spegnere il fuoco del cuore: un atto di fede

Tutti abbiamo provato odio verso qualcosa o qualcuno. È persino possibile che questo sentimento sia ben giustificato quando hanno fatto intenzionalmente del male a noi o a uno dei nostri cari. Tuttavia, c’è una cosa da tenere a mente: per quanto giustificata possa essere quest’emozione, non si consiglia di alimentarla e lasciare che si accomodi nella nostra vita come se aprissimo la porta ad uno sconosciuto per usurparci la casa.

“Una persona risentita intossica se stessa”.

Maz Scheler – filosofo

Tutti abbiamo sentito dire fino allo sfinimento che l’odio ci rende schiavi e prigionieri dell’amarezza e del risentimento. Ma allora come fare? Dobbiamo perdonare? Come fare il passo che va dall’odio all’indifferenza?

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Vi consigliamo di visualizzare per un attimo l’odio. Quest’emozione viene partorita nel centro del nostro cervello, nelle strutture prima nominate, ovvero il putamen e la corteccia insulare. Il suo livello di attivazione è intenso e devastante come un forte bagliore. Questa emozione incendiaria distrugge la nostra capacità di agire con dignità e maturità.

Ci riesce annebbiando il nostro cervello nel punto in cui si annidano l’empatia e la capacità di riflessione equilibrata. Inoltre, la pressione sanguigna sale e cominciano a verificarsi diversi cambiamenti fisiologici, tutti con il proposito di rispondere alla minaccia. Vivere in questo modo non comporta solo la perdita della salute, ma anche della nostra nobilità in quanto esseri umani.

Spegnere il fuoco significa prima di tutto fare un atto di fede. Dobbiamo dire a noi stessi che dobbiamo ricominciare ad avere fiducia. Non in chi ci ha fatto del male, ma in noi stessi, nella piena convinzione del fatto che ci meritiamo di essere di nuovo felici.

Perciò lasciamo da parte la vendetta e sorridiamo con l’orgoglio di chi sa bene cosa vuole, quanto vale e cosa vale la pena fare e avere.

Immagini per gentile concessione di Isabelle Arsenault


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