Vergognarsi della propria famiglia: che fare?

Quando ci vergogniamo della nostra famiglia, la verità è che ci vergogniamo di noi stessi. Questo capita se non abbiamo preso una posizione chiara su un aspetto che ci sembra criticabile oppure perché ci trasciniamo dall'infanzia un complesso e sopravvalutiamo il giudizio altrui. 
Vergognarsi della propria famiglia: che fare?
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Dietro il sentimento di vergogna nei confronti della propria famiglia spesso risiede un nodo da sciogliere o una difficoltà da risolvere. La maggior parte dei conflitti con i familiari nasce durante l’adolescenza; è questo il periodo in cui i nostri occhi sono più critici e implacabili ed è comune vergognarsi della propria famiglia. Vorremmo essere diversi dai nostri familiari e iniziamo a prendere nota di ogni loro difetto ed errore. Fa parte del normale processo di sviluppo.

A volte, però, ci trasciniamo questi conflitti fino alla maturità, facendoli diventare parte della nostra personalità adulta. La vergogna è un sentimento che ruota intorno al giudizio altrui. Lo si prova quando esce allo scoperto un aspetto che ci riguarda e che consideriamo criticabile o censurabile. Al centro di questa dimensione c’è lo sguardo degli altri.

“Gli uomini si vergognano non delle ingiurie che fanno ma di quelle che ricevono.”

-Giacomo Leopardi-

Vergognarsi della propria famiglia vuol dire, in un modo o nell’altro, vergognarsi di sé. L’umanità è un grande albero e ognuno di noi è una foglia appesa a un ramo. Siamo parte di quel ramo: da esso nasciamo e da esso prende forma la nostra vita.

Allo stesso modo, siamo parte della nostra famiglia ed essa di noi. È qualcosa che ci definisce. È giusto vergognarsene? O dobbiamo lavorare per superare questo sentimento?

La vergogna come sentimento

Si può provare vergogna per molti motivi. Alcuni di essi sono giustificabili, altri meno. Alle volte ci vergogniamo per un avvenimento, una situazione o una realtà specifica. In altri casi è un sentimento che ci accompagna sempre. In casi estremi ci vergogniamo addirittura di esistere, di noi stessi.

Ragazza che si vergogna

Senza arrivare ai casi più estremi, possiamo dire che il sentimento della vergogna proviene da una coscienza rigida. Più che gli altri, è proprio essa a puntarci l’indice contro. A volte, certo, questa coscienza coincide con il dito accusatore di qualcuno. Ma il rimprovero, che parta da noi stessi o dagli altri, si accompagna a un altro elemento: qualcosa che vogliamo tenere nascosto. 

Risiede proprio in questo la differenza tra vergogna e senso di colpa. Nella colpa è presente il rimprovero e anche un certa sensazione di indegnità. Ma in chi prova vergogna si aggiunge una specie di invasione della propria sfera intima.

Qualcosa che si desidera tenere nascosto viene alla luce, qualcosa che noi stessi condanniamo. La vergogna finisce di configurarsi quando questo elemento si rivela e noi pensiamo (o verifichiamo) che può essere criticato o condannato anche dagli altri.

Vergognarsi della propria famiglia

Se si prova imbarazzo nei confronti della propria famiglia, probabilmente esistono aspetti del proprio ambiente più prossimo che appaiono come criticabili e che si vorrebbero tenere nascosti agli occhi altrui. Tali aspetti a volte hanno a che vedere con una realtà oggettiva, ma altre volte dipendono dal giudizio personale. 

Mani con famiglia ritagliata nella carta

Potremmo vergognarci della nostra famiglia, per esempio, se uno o più  membri svolgono attività illegali. In questo caso, la vergogna è più che giustificata dal momento che ne a rischio il buon nome. Esistono, tuttavia, molti casi in cui il motivo di tale vergogna è la povertà, un difetto fisico o, semplicemente, non essere conforme a un ideale di famiglia che si ha in mente.

In ogni caso, esiste un problema che aspetta di essere risolto, un aspetto della vita che non è stato accettato in modo consapevole. La vergogna è la consapevolezza di avere due facce; l’atteggiamento più sano consiste nell’integrare queste due dimensioni. A tale scopo, bisogna prendere una posizione nei confronti della propria persona e dei propri valori.

Se ci si vergogna della famiglia per una ragione oggettiva, l¡ideale è prendere le distanze. Non necessariamente in senso fisico, ma dalle loro azioni. Ciò può avvenire in modo aperto, senza doversi nascondere.

Nel caso in cui la vergogna abbia alla base un complesso legato allo status o ad altre condizioni, forse si rende necessaria una riflessione sui propri valori. Il problema, allora, potrebbe non essere la famiglia, ma un complesso irrisolto. Vale la pena di prendere in considerazione questa eventualità.


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  • Morrison, A. P. (1997). La Cultura de la vergüenza: anatomía de un sentimiento ambiguo (Vol. 30). Grupo Planeta (GBS).


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