Vi raccontate tutta la verità?

Vi raccontate tutta la verità?

Ultimo aggiornamento: 20 maggio, 2015

Sin dal momento in cui nasciamo, iniziamo a prendere delle decisioni. Sembra incredibile, ma lo facciamo anche da piccoli: decidiamo se prendere un gioco o un altro, quale gusto di gelato preferiamo, ecc. Insomma, ci comportiamo come degli adulti in grado di ragionare e di fare delle scelte.

Allo stesso modo, dal momento in cui nasciamo, iniziamo a “raccontarci” ciò che ci accade. Molte volte, infatti, l’importanza di ciò che viviamo risiede in come ce lo raccontiamo. Siamo dei veri e propri “narratori” della nostra vita.

Il nostro istinto di sopravvivenza ci porta a distorcere la realtà, in modo da generare dei racconti più edulcorati, che fanno sì che la nostra percezione di ciò che ci circonda e di noi stessi sia più facile, dignitosa e sopportabile.

Uno dei tanti modi attraverso cui distorciamo la realtà si chiama negazione, ed è forse il meccanismo di difesa più classico: non affrontiamo i conflitti o le realtà complesse negando direttamente la loro esistenza, importanza o convincendoci che non ci riguardino.

Rifiutiamo gli aspetti della realtà che non ci piacciono. Questo trucco mentale, però, è molto pericoloso, perché spesso non ce ne rendiamo nemmeno conto.

Ci troviamo continuamente ad affrontare conflitti emotivi e minacce che possono nascere dall’esterno oppure dall’interno, ma allo stesso tempo ci rifiutiamo di accettare alcuni aspetti dolorosi della realtà che ci circonda o delle nostre stesse esperienze. Gli altri, però, sono in grado di vederli dal di fuori.

Esistono diversi tipi di comportamenti che sfociano nella negazione. Nei casi più gravi questa è causata da comportamenti pericolosi o dal consumo di sostanze che causano dipendenza. La maggior parte delle persone alcoliste, per esempio, nega di soffrire di questa dipendenza e sostiene di avere tutto sotto controllo. Da fuori, però, è facile capire che stanno mentendo. Il problema è che chi nega, nega anche a se stesso.

L’esempio delle sostanze stupefacenti è molto chiaro, ma il meccanismo della negazione a volte si attiva anche nelle relazioni interpersonali. E che cosa succede? Come nelle dipendenze , la negazione ci impedisce di vedere la verità, non ci lascia liberi e ci porta inevitabilmente a stabilire relazioni di dipendenza.

Ma perché neghiamo?

La maggior parte delle volte, quando neghiamo qualcosa che ha a che fare con le nostre relazioni, specialmente di coppia, la causa sono i sentimenti o le credenze profondamente radicati dentro di noi, come la paura di essere abbandonati o una bassa autostima. Durante il processo di innamoramento, per esempio, possiamo cadere nell’idealizzazione del partner. Negare gli aspetti di lui/lei che ci fanno più male, però, può essere pericoloso: potrebbe infatti trattarsi di una relazione tossica , mentre noi idealizziamo quella persona per evitare di soffrire. I legami di questo tipo sono molto potenti, ma tendono a creare dipendenza.

Come possiamo sapere se stiamo negando?

Il nostro corpo è straordinariamente saggio, e la nostra natura è sorprendente. Per questo reagiamo agli stimoli esterni in modo fisico. Tutte le emozioni, infatti, si manifestano a livello organico: il dispiacere, la rabbia, l’allegria, la tristezza, l’ansia, ecc.

Ci sono frasi o comportamenti negativi del nostro partner che possono produrre reazioni negative nel nostro organismo: dobbiamo imparare ad ascoltare ciò che ci dice il corpo.

Prendiamo come esempio il dispiacere: la maggior parte delle relazioni dipendenti si caratterizza per la presenza di emozioni come la pena e il dispiacere. Se nella fase iniziale di una relazione provate pena, forse non ve ne renderete conto e la negherete. Ma di certo avrete sentito dire frasi come: “Ma mi dispiace per lui”, “Non voglio lasciarlo da solo, non ha amici, mi fa pena”, o “So che non mi tratta bene, ma sta già soffrendo per altri motivi ed è una brava ragazza, mi dispiace lasciarla”.

La pena non è amore e il dispiacere non vi farà innamorare, ma iniziare una relazione di dipendenza. Vi farà sentire che il partner “ha bisogno di voi”, o che voi avete bisogno di lui. Le coppie sane si amano, si sostengono a vicenda… Ma non hanno bisogno l’uno dell’altro. Stanno insieme perché lo vogliono, non perché ne hanno bisogno.

Il bisogno nasce quando ormai siamo dipendenti, e questa dipendenza porta all’isolamento e alla mancanza di risorse personali. Per questo, invece di aiutarci a risolvere delle carenze che avevamo, come un’autostima bassa o la paura dell’abbandono, le amplificano.

Se riponiamo nell’altro tutti i nostri motivi di soddisfazione, corriamo un grave pericolo. Il nostro stato d’animo dipenderà sempre dal partner, le nostre decisioni dovranno essere approvate da lui. Quanto maggiore sarà la nostra dipendenza, più piccoli ci sentiremo e meno risorse personali avremo. Per questo diventerà sempre più difficile rompere quei legami tossici, non solo perché proviamo pena, ma anche perché sentiamo che siamo da soli e che non possiamo esistere senza l’altro. A tutto questo alla fine si aggiungerà l’ingrediente peggiore di tutti: il senso di colpa.

Possiamo capire che stiamo negando quando:

– La persona che amiamo ci fa pena e ci afferriamo a quella pena per giustificare i nostri comportamenti.
– La persona che amiamo ci fa sentire gelosi, e per giustificare la gelosia ci autoincolpiamo.
– La persona che amiamo ci fa sentire che valiamo poco, le nostre capacità, le nostre opinioni o il nostro stile non gli/le piace, e si vergogna delle nostre reazioni.
– La persona che amiamo limita il nostro spazio e tempo vitale, causandoci una sensazone di oppressione e/o portandoci a non avere relazioni sociali soddisfacenti.

Senza negare, possiamo amare?

Ovviamente la risposta è sì. Pena non significa empatia; gelosia non significa aver stabilito una connessione intima e personale con chi amiamo; sentirci da meno non significa scambiarsi punti di vista diversi sulle cose; e condividere delle attività con il partner non significa che lui/lei deve occupare tutto il nostro tempo.

Non stiamo scegliendo un padrone, né un figlio, né un padre o una madre, né un capo, o uno schiavo… Stiamo scegliendo un compagno di vita . Quanto più neghiamo, più ci allontaniamo dall’amore puro e incondizionato. La verità è necessaria per essere felici: solo accettando la realtà potremo far fare un salto di qualità alle nostre relazioni. Come ben disse Carl Jung: “Quello che neghi ti sottomette, tutto quello che accetti ti trasforma“.


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