Vuoti emotivi: perché li proviamo?

Tutti di tanto in tanto ci sentiamo vuoti. L'importante è rilevare il vuoto emotivo, accettarlo e riempirlo nel modo più sano possibile.
Vuoti emotivi: perché li proviamo?
Alberto Álamo

Scritto e verificato lo psicologo Alberto Álamo.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

Avrete sentito parlare di “carenze emotive”, espressione molto usata per descrivere stati emotivi specifici che comprendono determinati atteggiamenti. Più che di carenze, sarebbe corretto parlare di vuoti emotivi. Queste lacune metaforiche sono comuni e si pensa abbiano maggiore influenza quando si verificano durante l’infanzia.

La psicologia usa diverse metafore nel tentativo di descrivere un fenomeno così complesso. Non tutte le metafore sono, però, utili allo stesso modo.

Il vuoto, in questo caso, non è uno spazio con una pressione inferiore a quella atmosferica, come descritto da Physics attraverso l’American Void Society. Piuttosto, descrive uno spazio che tende a essere riempito. In altre parole, ogni vuoto genera il bisogno di essere riempito dalla persona che lo sente.

Quindi i vuoti emotivi sono spazi del nostro essere che tendono a riempirsi. Li chiamiamo emotivi perché interessano il piano emotivo. Quindi, tutti abbiamo dei vuoti, che crescono o si riducono in base a quello che succede nelle nostre vite.

Donna che guarda fuori dalla finestra mentre piove.

Perché avvertiamo i vuoti emotivi?

Molti pensano che i vuoti emotivi siano necessariamente il prodotto di un disturbo. Niente di più lontano dalla realtà. La maggior parte dei vuoti emotivi derivano dal costante adattamento all’ambiente che dobbiamo realizzare ogni giorno.

La vita è cambiamento e i cambiamenti che avvengono a livello di relazioni alterano i nostri vuoti. Che si tratti di creare vuoti, allargare quelli esistenti o riempirli totalmente o parzialmente, le nostre esperienze di vita condizionano il nostro stato emotivo.

Inoltre, i vuoti sono legati alle interazioni non solo con gli altri, ma anche con noi stessi. L’autostima, ma soprattutto il concetto di sé, sono fondamentali perché queste lacune ci influenzino di più o di meno. Sta a noi scegliere di colmarli in un certo modo.

Come possono essere riempiti?

I vuoti emotivi hanno bisogno di essere “riempiti”. Ovviamente è un bisogno emotivo. Ci sono molti modi per colmare queste lacune, che possono essere raggruppati in due categorie principali:

Riempire le lacune emotive attraverso gli altri

Le lacune possono essere colmate con una miriade di elementi, come attenzione, accettazione, pietà e senso di sicurezza. Un modo per colmare queste “lacune” è cercare questi elementi in altre persone. Cioè, i nostri bisogni emotivi potrebbero essere soddisfatti attraverso l’accettazione o le attenzioni da parte delle altre persone.

Tuttavia, se ci abituiamo a colmare queste lacune attraverso gli altri, corriamo il rischio di sviluppare una dipendenza emotiva in quasi tutte le relazioni che instauriamo. Inoltre, se una relazione finisce, il nostro vuoto dovrà essere riempito di nuovo da un’altra persona o da più persone.

Riempire i vuoti emotivi attraverso se stessi

Prendendo una direzione molto diversa, queste esigenze possono essere soddisfatte attraverso gli stessi elementi sopra menzionati, solo che in questo caso non li cercheremo nelle altre persone, ma in noi stessi.

Quindi, i nostri vuoti possono essere riempiti attraverso l’auto-accettazione. In questo modo non avremo bisogno di nessuno per colmare quel vuoto, perché possiamo farlo da soli. Naturalmente, questa soluzione richiede più tempo e più concentrazione personale.

Perché usare le metafore?

L’uso di metafore in psicologia è molto utile in molte aree. Se ci riferiamo alla metafora attuale, ci sono diverse casistiche che possono trarne beneficio. Può servire come un potente strumento di introspezione nelle persone che presentano o hanno presentato dipendenza emotiva e, soprattutto, coloro che tendono a presentarla.

In effetti, i vuoti emotivi possono essere utilizzati in un contesto più terapeutico, come strumento proiettivo. Dire al paziente come disegnerebbe o descriverebbe il suo vuoto, com’è, quando è stato riempito l’ultima volta o quando è stato svuotato, può aiutarlo a prendere coscienza di questi meccanismi inconsci che si generano nelle interazioni.

I vuoti emotivi fanno parte del nostro essere. Più che negarli, è conveniente osservare come sono, come li riempiamo e se c’è qualcosa possiamo fare per evitarli in modo tale che non ci privino della nostra felicità.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.