Adolf Wölfli, esponente della art brut
Gli artisti riescono sempre a sorprenderci con le proiezioni del loro mondo interiore. Talvolta indossano una maschera, ingannando i nostri sensi. Ma ce ne sono altri la cui vita può essere facilmente letta attraverso le loro opere. L’arte non solo abbellisce il mondo, ma è anche capace di crearne di nuovi. E Adolf Wölfli è in grado di affascinarci e sorprenderci con la sua pittura, i suoi disegni e la sua stessa vita.
Parliamo di uno degli esponenti più famosi della corrente dell’Art Brut, nata al di fuori dei confini accademici e culturali. Le opere di Wölfli sono caratterizzate dall’horror vacui, ovvero dal riempire ogni spazio vuoto all’interno delle sue opere.
Ma non è l’unica caratteristica sorprendente della sue opere. In questo articolo ci addentreremo nel suo universo artistico e mentale, nelle sue proiezioni e nella sua vita. Immergetevi con noi nell’affascinante e turbolenta opera di Adolf Wölfli.
Vita di Adolf Wölfli
Nacque a Bowil, nel cantone di Berna (Svizzera), il 29 febbraio 1864, in seno a una famiglia estremamente povera. La madre era lavandaia e il padre scalpellino con problemi di alcol e di delinquenza, che gli costarono lunghi periodi in detenzione. L’uomo abbandonò la famiglia quando Adolf Wölfli aveva cinque anni.
Due dei suoi fratelli morirono prima del loro terzo compleanno, mentre gli altri due scontarono brevi pene per reati minori. La madre di Wölfli non riuscì a reggere la situazione e si ammalò.
Wölfli venne allontanato dalla madre e mandato a lavorare in una fattoria, come prevedono le leggi del tempo. Lì, lavorò e studiò ottenendo buoni voti; sebbene sul lavoro subisse gravi abusi.
Si arruolò nell’esercito, dove venne accusato di tentata violenza sessuale su minori, e per questo condannato a due anni di reclusione. Una volta rilasciato, trovò lavoro, me era poco apprezzato per la sua eccessiva aggressività ed esaltazione religiosa.
Dopo un nuovo tentativo di molestie ai danni di una bambina di due anni, venne ricoverato all’ospedale psichiatrico di Waldau. Gli diagnosticano la schizofrenia e rimase in ospedale fino alla sua morte, nel 1930.
La salute mentale di Adolf Wölfli
Nei primi anni nell’ospedale psichiatrico, Adolf Wölfli si mostrava aggressivo e soffriva di allucinazioni. Per tale ragione, trascorse alcuni mesi in isolamento.
Nel 1899 iniziò spontaneamente a disegnare, diventando però irascibile quando i colleghi gli strappavano i disegni. Grazie all’arte, tuttavia, acquisì maggiore calma, secondo quanto affermavano i medici.
Fu lo psichiatra ospedaliero, Walter Morgenthaler, a incoraggiarlo nei suoi sforzi creativi. Egli ne raccolse il lavoro pubblicandolo nel 1921 in un volume intitolato Un malato di mente come artista. Questo evento segnò la storia, in quanto fino ad allora nessun paziente psichiatrico era stato ancora descritto come artista.
Opere di Adolf Wölfli
Adolf Wölfli aveva una compulsione per il disegno e la scrittura. Delle opere realizzate prima dell’incontro con Morgenthaler, ne sono arrivati a noi solo cinquanta pezzi. Si tratta di disegni a matita caratterizzati dalla ricerca della simmetria. È piuttosto interessante notare quanto la loro organizzazione assomigli a quella dei mandala.
I motivi decorativi che Wölfli utilizzava più spesso nelle sue opere sono uccelli, serpenti e facce triangolari. Sono presenti anche campane, le lettere B, E, H, I, N, Z, le sue iniziali e le serie di numeri: 2, 4, 8, 16, 32. Per quanto riguarda le figure, spiccano croci, triangoli, cerchi, quadrati, spirali e ovali. Tra le tematiche più ricorrenti troviamo: la trasformazione e la rinascita.
Ebbene, per quanto le opere di Wöfli vengano associate al disegno, l’autore le concepì come opere sonore, firmandole come compositore.
Wölfli e la scrittura
Adolf Wölfli si dedicò anche alla scrittura, lavorava su fogli che piegava al centro. Scrisse libri nei quali raccontava la storia di Doufi – il suo alter ego infantile – un ragazzo che va in giro per il mondo. Questi racconti sono accompagnati da mappe che permetto di contestualizzare l’avventura; e dai suoi dieci comandamenti.
Scrisse anche sette libri dedicati all’origine della creazione con il personaggio del gigante San Adolfo. Questi libri sono affini alla storia di Doufi e parlano della fondazione di edifici creati dal personaggio. Gli altri romanzi raccontano dei viaggi del giovane insieme ai suoi amici attraverso il cosmo, sotto la direzione di Dio Padre.
Infine, scrisse testi colmi di musica e di rime, arricchiti con la tecnica del collage. Le ultime opere sono la summa del suo processo creativo, anche se rimasto incompiuto a causa della sua morte.
Wölfli poneva un senso musicale nelle sue opere. Alcuni musicisti trovarono persino ispirazione in queste inusuali partiture, confermando la conoscenza della teoria musicale da parte dell’artista.
Conclusioni
Per quanto riguarda il rapporto tra la sua opera e la salute mentale, si può dire che fu il processo creativo a placarne l’aggressività. Si tende spesso a sottolineare che la sua grande produttività artistica sia legata alla sua compulsione. Una prova della sua psicosi può risiedere nelle idee messianiche spesso presenti nelle sue creazioni. Ogni suo trauma infantile è presente, di riflesso, nelle sue opere.
Sebbene angoscianti e cariche di inquietudine, le sue creazioni spingono ad approfondire il particolarissimo universo di Adolf Wölfli. Probabilmente, la struttura simmetrica e geometrica simile a quella dei mandala, così come l’intero processo creativo, servivano a mettere ordine al caos del suo mondo interiore, un modo per contenerne l’angoscia.
La sua eredità può essere riassunta in un totale di 25000 pagine scritte e disegnate. L’arte svolse una funzione terapeutica per l’artista, e il suo lavoro ne mostra l’evoluzione insieme alla malattia.
Caos, impulsi, horror vacui, battaglie, aggressioni, dramma, decimali infiniti, musica, angoscia, la vita come spirale, la trasformazione, l’universo sacro, i microuniversi e un forte impulso all’ordine contraddistinguono le opere di Wölfli, artista che ancora oggi è capace di inquietarci.
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- García Muñoz, G. (2010). Procesos creativos en artistas outsider. Tesis doctoral, Universidad Complutense de Madrid.