Alzare la voce e chiedere all'altro di non gridare

Gridare e chiedere all'interlocutore di non alzare la voce è una contraddizione. Le urla aggrediscono e turbano chi le riceve, ma al tempo stesso sottraggono forza e ragione al discorso di chi le usa.
Alzare la voce e chiedere all'altro di non gridare
Elena Sanz

Revisionato e approvato da la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 03 febbraio, 2023

Avete tutto il diritto di chiedere agli altri di non alzare la voce. L’unica condizione è che anche voi non gridiate, altrimenti si tratta di una richiesta priva di senso. Nella realtà non è raro assistere a discussioni in cui si risponde alle urla con le urla, in un escalation di toni.

Capita a tutti, prima o poi, di trovarsi di fronte a una persona irascibile, incapace di mantenere il controllo. È una bella sfida, soprattutto quando questa persona è il nostro capo, il collega o il partner. La prova consiste nel non permettere all’altro di farci perdere le staffe, e non è affatto facile.

Si tratta di una situazione difficile da controllare. Le urla sono offensive e ci fanno facilmente alterare. Per chiedere all’interlocutore di non gridare, il segreto è imparare a reagire nel modo corretto. Se invece fate parte della categoria degli “urlatori”, non avete molte armi per esigere dagli altri un tono più pacato.

“Gli uomini gridano per non ascoltarsi.”

– Miguel de Unamuno –

Coppia che urla e si appoggia contro la fronte.

Alzare la voce come forma d’espressione

Gridare è un gesto utile solo per intimidire o esprimere rabbia. L’ira è il principale motore delle urla, che sono, tra l’altro, mezzo di espressione che denota scarso controllo.

Sono molti i luoghi comuni o le frasi fatte a cui ricorriamo per giustificarci quando alziamo la voce. “Grido perché non mi ascolti”, si dice a volte. Esistono molte altre formule stereotipate che pretendono di dare una spiegazione razionale al gesto irrazionale del gridare.

Alzare la voce è soltanto indice di instabilità emotiva. Gridiamo per mostrarci più forti di quello che siamo e per dominare la situazione. Nonostante ciò, dimostriamo solo di non avere sufficiente controllo, nemmeno su noi stessi.

Perché gridiamo?

Alziamo la voce quando ci sentiamo spaventati o messi alle strette, quindi aggrediamo per difenderci. La minaccia può essere reale o immaginaria, molte volte esiste soltanto nella nostra insicurezza.

Quando dipendiamo molto dalla approvazione altrui, o siamo ipersensibili alle critiche, qualunque gesto potrebbe essere interpretato come un’aggressione latente a cui dobbiamo rispondere.

Un altro motivo per cui gridiamo è l’abitudine. Chi, per esempio, è stato educato a gridare, interiorizza questa modalità di comunicazione come normale. Quando viene contrariato o si sente frustrato, alza la voce per esprimere delusione o malessere.

Alcune persone mostrano una tendenza all’aggressività, sia per un temperamento mal indirizzato o perché stanno attraversano situazioni che sono incapaci di gestire. In questi casi, gridare non diventa solo un meccanismo di difesa abituale, ma si mostrerà puntualmente come ostilità e attacchi di rabbia.

Chiedere agli altri di non alzare la voce

In genere, se alziamo il tono di voce, riceviamo lo stesso trattamento; in ciò si rivela chiaramente l’inutilità del gesto. Ma non è solo inutile, bensì danneggia fortemente la comunicazione e le relazioni. Chiedere all’altro di non gridare è un diritto che va conquistato e difeso. Per ottenerlo, dobbiamo partire da noi stessi.

Nei rapporti di potere si osserva spesso un modello comportamentale per cui il “superiore” ha, apparentemente, il diritto di gridare, che invece manca a chi è soggetto al suo dominio. Si nota nel rapporto insegnante-studente, genitori-figli, capo-dipendente o persino nelle coppie basate su schemi di potere asimmetrici.

In questi contesti, in cui esiste un potere verticale e forte, si crea spesso la dinamica “gridare e chiedere di non gridare”. La madre che urla al figlio vede come irrispettoso ricevere la stessa modalità di comunicazione. Si è convinti che esista una gerarchia che va rispettata; il che è vero, ma si trascura l’evidenza che l’autorità nasce dalla coerenza e dall’esempio.

La madre, l’insegnante, il capo, il partner possono averla vinta alzando la voce. Intimidiscono o inibiscono, ma piantano il seme della mancanza di rispetto. Chi dice una cosa e ne fa un’altra, chi perde le staffe e ci chiede di controllarci, non ottiene il nostro rispetto. Le urla non apportano nulla e, sebbene alzare la voce sia una grossa tentazione, si tratta comunque di un errore.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


  • Shelton, N., & Burton, S. (2004). Asertividad. Haga oír su voz sin gritar. FC Editorial.


Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.