Amori depressivi, l'amore diventa una supplica

Gli amori depressivi scaturiscono dalla mancanza, ed è per questo che spesso finiscono per diventare un obbligo o una supplica.
Amori depressivi, l'amore diventa una supplica
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Si chiamano relazioni amorose depressive, o amori depressivi, quei legami di coppia che nascono quando uno o entrambi i soggetti coinvolti ricevono una diagnosi di depressione o soffrono di molti dei punti significativi del quadro. In queste circostanze, sia il sentimento che il legame stesso acquisiscono caratteristiche specifiche e vengono vissuti in modo particolare.

Può essere un po’ difficile da ammettere, ma dovremmo iniziare a chiederci se quella sensazione che nasce durante uno stato depressivo può veramente essere chiamata amore. Spesso non lo è, o almeno è molto difficile che sia un amore sano. Amare ed essere amati richiedono un certo equilibrio.

In ogni caso, anche se gli amori depressivi non sono amori con la “A” maiuscola, non significa che siano meno intensi. Di solito, infatti, accade proprio il contrario: raggiungono alti livelli di intensità. All’improvviso, può sembrare che questo amore sia la soluzione a tutti i problemi emotivi, in realtà spesso complica tutto.

“Il prezzo da pagare per uscire dalla depressione è l’umiltà”.

-Bert Hellinger-

Donna depressa sul letto.

La depressione come crepa nell’amore

Nella depressione prevale una sensazione di solitudine interiore e di mancanza. A prescindere dall’approccio psichiatrico, in termini simbolici questa mancanza è una mancanza d’amore. Per sé stessi, per la vita, per i propri cari, per il lavoro, ecc.

Ora, tralasciando il mondo simbolico e concentrandoci sul mondo strettamente fisico, è chiaro che l’amore altera la chimica cerebrale. Oggi sappiamo che durante l’innamoramento si verificano trasformazioni fisiologiche che comportano una grande scarica di neurotrasmettitori, molti dei quali aumentano la sensazione di benessere.

Mettendo insieme l’uno e l’altro, si giunge a una conclusione problematica: dal punto di vista chimico, l’amore potrebbe essere una “droga” per la depressione; dal punto di vista simbolico, invece, darebbe soddisfazione a una mancanza esistente. È così possibile arrivare a un’idea discutibile: la soluzione a tutto sta nell’amore.

Amori depressivi

Gli amori depressivi nascono quando la persona emotivamente carente, o chimicamente sbilanciata, trova un oggetto che riesce a trasformare la sua condizione. Nella prima fase, l’innamoramento innesca quel tanto necessario cocktail di neurotrasmettitori e quella sensazione soggettiva di pienezza che mancava.

L’amore di coppia è una questione da gestire in due. Il partner rappresenta un mondo che la persona depressa può sfruttare per sentirsi meglio. Oltre alla diversità dal vero amore implicita in questa posizione egoistica e sbilanciata, accade anche che la fase successiva di solito non sia tanto armoniosa quanto la prima.

Spesso, di fatto, il partner smette in breve tempo di donare conforto ed equilibrio, poiché non è un oggetto o una droga. Presto l’unione rivelerà contraddizioni e lacune. Nelle relazioni amorose depressive nasce poi l’idea che qualcosa non vada bene.

La persona depressa dapprima richiederà, poi supplicherà l’altro di essere di nuovo quell’oggetto idealizzato che era all’inizio della relazione. L’oggetto che può risolvere il suo malessere.

Donna triste per i problemi di coppia.

Cosa manca all’equazione

Ciò che manca all’equazione degli amori depressivi è proprio l’amore. L’amore non è soltanto lasciarsi amare, ma anche essere capaci di amare un’altra persona; questo richiede però anche la capacità di lasciare e di essere lasciati.

La cosa più importante da capire è che è impossibile raggiungere quel sentimento se alla base non c’è amore per sé stessi. È necessaria una resa dei conti individuale prima di poter condividere la soggettività, l’intimità, con un’altra persona.

Il rischio più grande in questo scenario è che la persona depressa proietti l’idea di poter essere salvata dal partner nel presente, in futuro o più genericamente “un giorno”.

E questo sarà un ulteriore fattore di disagio, piuttosto che un aiuto. La fine della relazione potrà essere vissuto come una catastrofe, e come la prova definitiva che non esiste altro nella vita se non un’oscurità che governa tutto.

Gli amori depressivi a lungo termine non funzionano. Se le due persone attraversano una depressione, è possibile che uno dei due finisca per assumere il ruolo di salvatore, ma a un certo punto il legame crollerà.

Non è necessario essere perfetti per provare un amore genuino, ma è necessario raggiungere e coltivare il legame partendo da un punto di stabilità, diverso dalla mancanza o dal bisogno.


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  • Bertholet, R. (2012). La depresión, una lectura desde el psicoanálisis. In IV Congreso Internacional de Investigación y Práctica Profesional en Psicología XIX Jornadas de Investigación VIII Encuentro de Investigadores en Psicología del MERCOSUR. Facultad de Psicología-Universidad de Buenos Aires.


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