Ansia patologica e ansia adattiva
Al giorno d’oggi la parola ansia ha assunto una connotazione piuttosto negativa. Tuttavia, non la si deve vedere come uno stadio positivo o negativo in quanto tale, ma più semplicemente come un meccanismo di sopravvivenza proprio della condizione umana. Se di fronte a un pericolo reale non provassimo ansia, non potremmo prepararci al meglio per affrontarlo. È importante, tuttavia, fare una distinzione tra ansia patologica e adattativa.
Questa emozione funziona come una specie di segnale d’allarme, attivandosi quando si percepisce la presenza di qualcosa di potenzialmente dannoso. Tale attivazione ci permette di affrontare la fuga o la lotta. Il ruolo fondamentale dell’ansia è dunque quello di proteggerci e preservare la nostra integrità e la nostra vita. In questi casi si parla di ansia adattiva.
Si verifica una situazione diversa quando non esiste una minaccia reale, ma l’ansia è attivata da un pericolo immaginario o impreciso. È allora che nascono i problemi. Si possono provare forti scariche d’ansia di fronte a uno stimolo insignificante o persino inesistente. In questi casi, lo stadio tende a prolungarsi e a divenire molto intenso. Questa è l’ansia patologica.
“L’ansia non può essere evitata, ma si può intervenire per ridurla. Quando si tratta di gestire l’ansia, la questione semplice: bisogna abbassarla a livelli normali affinché funga da stimolo per aumentare la percezione di se stessi, l’attenzione e la voglia di vivere.”
-Rollo May-
Vediamo quali sono gli aspetti che cambiano tra ansia patologica e ansia adattiva.
Differenze tra ansia patologia e adattativa
1. Intensità
L’intensità è uno dei fattori che determinano la differenza tra ansia adattiva e ansia patologica. Nel primo caso, l’intensità è proporzionale al valore che diamo al potenziale danno dello stimolo che abbiamo di fronte.
Se ci troviamo davanti a un leone libero, è probabile che il nostro livello di attivazione salga a mille. Se affrontiamo un esame routinario o se rimaniamo imbottigliati nel traffico, è probabile che l’intensità sia minore.
Al contrario, in caso di ansia patologica l’intensità tende a essere molto alta: c’è una grande distanza tra il grado di minaccia reale che presuppone lo stimolo e quello che la persona percepisce. Così, attraversare una strada può trasformarsi in una fonte di terrore, così come guardare dalla finestra di un edificio alto, anche se è chiusa.
2. Frequenza, un fattore che fa la differenza
Un altro elemento che fa la differenza è la frequenza. Quando parliamo di ansia adattiva, gli episodi si presentano di fronte a uno stimolo concreto che merita la nostra preoccupazione, il che non succede molto di frequente. Possono passare parecchi giorni senza trovarci davanti a una seria minaccia.
Nel caso dell’ansia patologica, invece, gli episodi sono frequenti, fino a causare diverse conseguenze negative nella vita della persona.
Nei casi più estremi appare di continuo. Si vedono pericoli ovunque; se la persona è in casa, teme che possa esserci un terremoto in qualsiasi momento; se è per strada, teme di essere rapinata o investita da una macchina.
3. Livello di reazione
Il livello di reazione nell’ansia adattiva è quello che ci si aspetterebbe da una persona nella media. Correre se bisogna proteggersi da un oggetto che sta cadendo, nascondersi se si vede un malvivente o un animale che sta attaccando. Reazioni comuni a qualsiasi persona.
Nel caso dell’ansia patologica le reazioni sono sproporzionate. La persona perde il controllo e agisce in modo erratico, anche se non c’è un pericolo evidente. È il caso di chi si lava 500 volte al giorno per timore di prendere una malattia.
4. Durata
Un altro elemento importante è la durata degli episodi. Nell’ansia adattiva, gli episodi hanno una durata limitata. Appaiono di fronte a un rischio o un pericolo e si concludono quando lo stimolo sparisce o viene controllato.
Nel caso di quella patologica, gli stadi hanno una durata prolungata. L’ansia non sparisce mai del tutto, ma crea invece una sorta di eco emotiva che si mantiene nel tempo. Quando la persona perde il controllo, non è facile recuperarlo.
5. Profondità
Nell’ansia adattiva esiste sofferenza, ma è transitoria e arriva fino a un certo punto. In generale, sfuma e non lascia traccia nella vita quotidiana. Dopo che è passato lo spavento, la persona riprende le sue attività senza problemi.
Nell’ansia patologica il grado di sofferenza è molto più alto. L’ansia sperimentata è profonda e lascia un’impronta visibile nella vita della persona. L’episodio vissuto inizia a influire sullo sviluppo della sua vita.
Legato a questo punto, ricordiamo un altro elemento molto importante. L’ansia patologica è legata a un “elemento anticipatorio”, ovvero quello che prova una persona di fronte all’aspettativa che uno stimolo negativo provato in passato torni a prodursi. Per questo non è mai tranquilla.
Come abbiamo visto, l’ansia adattiva è una reazione perfettamente ragionevole che si manifesta in situazioni che attivano i nostri meccanismi di sopravvivenza. Al contrario, quella patologica è uno stadio fatto di forti componenti irrazionali e che richiede l’intervento di un professionista.
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- Orozco, W. N., & Baldares, M. J. V. (2012). Trastornos de ansiedad: revisión dirigida para atención primaria. Revista médica de costa rica y Centroamérica, 69(604), 497-507.