Autosabotarsi: 5 segnali

Capite che vi state autosabotando quando avete la sensazione di non raggiungere mai i vostri propositi. In molti casi siamo noi stessi a interporre quegli ostacoli che ci impediscono di avanzare.
Autosabotarsi: 5 segnali
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Può capitare a chiunque, in un certo momento della vita, di autosabotarsi, e di essere ben consapevole di farlo. In genere, tuttavia, questa non è la norma. Quando succede, di solito non ne siamo coscienti; al contrario, pensiamo che la nostra strategia sia logica e coerente.

Allo stesso modo, riusciamo a trovare una giustificazione a molte delle nostre azioni, a posteriori, mascherando la vera motivazione con una che ci fa stare meglio, una motivazione dedotta dagli effetti delle nostre azioni, che non avevamo previsto o identificato come importante.

Capire se ci stiamo autosabotando è facile: a ogni passo che facciamo, ci allontaniamo dai nostri obiettivi. Ci chiediamo il motivo, ma non sappiamo rispondervi in modo convincente. Sembrerebbe che “qualcosa” si metta sempre in mezzo, a impedirci di raggiungere la meta segnata sulla mappa.

I motivi per cui si arriva ad autosabotarsi sono diversi. A volte è la paura del successo a ostacolarci, altre è la convinzione di non meritarlo. In alcuni casi non ci riconosciamo davvero nel nostro obiettivo e quindi, inconsapevolmente, cerchiamo un modo per evitarlo.

Autosabotarsi? I 5 segnali principali

Ragazza triste con le mani dentro le maniche

“Che tu creda di farcela o meno, avrai comunque ragione.”

-Henry Ford-

1. Posso farcela da solo

Sono in molti a pensare di non potersi fidare di nessuno quando si tratta di realizzare bene un determinato compito. In questo gruppo di persone ce n’è un altro più ristretto, convinto che i compiti di questo tipo siano molti. Non fidandosi di nessuno al di fuori di se stessi, però, si finisce per caricarsi di responsabilità inutili, che si potrebbero facilmente delegare o condividere.

Dice un proverbio africano: “Da soli si cammina veloci, ma insieme si va più lontano”. Potrebbe essere vero: a volte esistono compiti che nessun altro può svolgere bene quanto noi. Ma se non diamo un’opportunità, non possiamo neanche dimostrare il contrario o mettere gli altri nella condizione di imparare ed essere autonomi in futuro.

2. Siete convinti di avere sempre ragione?

Questo segnale è legato al precedente. Ha a che fare con l’incapacità di trovare il lato positivo o capire i motivi degli altri. Chissà, forse pensate di avere sempre ragione perché in fondo è vero. Dal vostro punto di vista, la ragione è sempre dalla vostra parte. La questione, allora, è forse capire il punto di vista altrui e per fare questo occorre mettere da parte gli schemi troppo rigidi.

Se giudichiamo tutto con i nostri parametri, ovviamente ai nostri occhi gli altri avranno sempre torto. Questo atteggiamento vi priva del valido contributo offerto dagli altri, con la loro prospettiva personale. Il risultato è restare bloccati, perché vedete solo una parte del paesaggio.

3. Avete alle spalle tanti progetti incompiuti?

Questo è un chiarissimo segnale che vi state autosabotando. Certamente esiste sempre un motivo per lasciare a metà un progetto. In altre parole, non è difficile razionalizzare la tendenza ad abbandonarlo: evitare di creare dissonanza, quindi malessere. Ci sentiamo quindi motivati a usare ogni strategia per invertire questa sensazione.

Non portare a termine i progetti riduce la possibilità di raggiungere gli obiettivi e non solo perché non si arriva al traguardo. Tutti questi progetti in sospeso, cicli non chiusi, creano una regola e normalizzano il nostro atteggiamento futuro.

4. Autosabotarsi non ammettendo o non dando importanza ai propri risultati

Forse non vi sentite di meritare il successo? Per questo motivo vi preoccupate, addirittura, di invertire la corrente che vi porta a raccogliere i frutti del vostro lavoro. A volte lo facciamo con il modo in cui interpretiamo le nostre conquiste, i nostri progressi. Quando raggiungete un obiettivo secondario, lo sminuite? Così facendo, state annullando il rinforzo e la motivazione che seguono in modo implicito.

È come se sentiste di essere in grado di ottenere soltanto cose di poco conto. Se avessero valore, non sareste in grado di raggiungerle. Questo pensiero si trasforma in un circolo vizioso in cui siete allo stesso tempo vittima e carnefice. È una modalità di comportamento che soddisfa, in genere, solo impulsi nevrotici.

Uomo di spalle davanti al mare

5. Autosabotarsi facendo la vittima

A volte siamo noi stessi a ostacolare i nostri progressi quando ci sminuiamo o ci vittimizziamo. Cosa si può pretendere da qualcuno che non ha “x”, gli manca l’abilità “y” o i mezzi “z”? Ci nascondiamo dietro le nostre carenze, i nostri limiti, per non uscire dalla nostra zona di confort.

Sentirsi delle vittime è una buona strategia per giustificare la stagnazione. Chi si vittimizza cerca scuse, invece che ragioni. Tutto ciò non avviene in modo cosciente, ma neanche in modo completamente inconscio. Molte volte ne otteniamo vantaggi secondari, come la sensazione di sicurezza che rafforza il nostro comportamento.

Prestate attenzione a questi segnali. Forse vi saranno più chiari i veri motivi per cui spesso non riuscite a ottenere quello che desiderate. Capire che li state rivolgendo contro di voi può essere un buon punto di partenza per una vita più piena.


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  • Stamateas, B. (2008). Autoboicot. Cuando el tóxico es uno mismo. Barcelona: Grupo Editorial Planeta.

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