Beethoven, musicista senza tempo

La vita di Ludwig van Beethoven trascorse a metà tra la tragedia e la gloria. La sua sfortunata infanzia lo segnò per sempre e le molteplici delusioni d'amore diedero un tono particolare alle sue composizioni.
Beethoven, musicista senza tempo
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 marzo, 2023

Ludwig van Beethoven fu un’anima tormentata, vissuta in bilico tra creazione e sofferenza. Considerato il genio musicale più grande di tutti i tempi, la sua non fu un’esistenza felice e non arrivò mai a godere appieno dei suoi successi. Fin da giovane fu in costante lotta con il mondo intero.

L’opera di Beethoven è immensa e conta più di 32 sonetti per pianoforte, 17 quartetti, 8 trii, 5 concerti per pianoforte e molti altri capolavori. A risvegliare l’ammirazione di generazioni intere sono state però le sue sinfonie, in particolare la Quinta, che lo rese incredibilmente famoso.

“La musica dovrebbe colpire il fuoco dal cuore dell’uomo e portare le lacrime dagli occhi di donna.”

-Ludwig van Beethoven-

Nonostante la gloria ottenuta in vita, Beethoven non godette mai di una situazione economica stabile, né di una vita familiare o amorosa gratificante. È forse proprio per questo che la sua opera è ricamata in una vena di profondità, cupezza e gloria. La sua musica, proprio come lui, è di una complessità sorprendente.

Un’infanzia sfortunata

Ludvig van Beethoven proveniva da una famiglia di musicisti. I nonni paterni, Ludwig e Maria Josepha Poll, ebbero una forte influenza su di lui. Se da una parte la nonna rivelò la sua debolezza nell’alcool, il nonno fu l’unica persona a stabilire un vincolo affettivo sano con il piccolo Ludwig.

Beethoven era il secondo di cinque fratelli. La madre, Maria Magdalena Kewerich, era una donna malata e dal carattere debole. Il padre Johann fu un alcolizzato più dedito alla bottiglia che non alla famiglia. Il nonno di Ludwig, al contrario, riconobbe il talento del ragazzo e gli diede le sue prime lezioni di pianoforte.

Ludwig van Beethoven crebbe senza mai conoscere il significato di calore familiare. All’età di cinque anni, il genio iniziò a mostrare le sue doti di musicista.

Da quanto si sa, il padre decise di approfittare di questo suo talento per tirar fuori la famiglia dalla sua instabilità, ma senza riuscirci del tutto. Dicono che a soli dodici anni Beethoven fosse già un bambino cupo che diceva di odiare il mondo.

Libri di sinfonie di Ludvig van Beethoven.

Beethoven e le sue impressionanti opere

A prescindere da tutto, Beethoven riuscì a instaurare solide amicizie, attribuendo proprio all’amicizia un ruolo fondamentale nella sua vita. Il primo forte vincolo nacque nei confronti di un giovane di nome Wegeler, che lo accolse presso la propria famiglia, i Breuning.

Lì seguì lezioni di pianoforte, conobbe una famiglia stabile e visse il suo primo amore. Si innamorò di Leonore, compagna di studi musicali. Lei, tuttavia, lo rifiutò, incrementando il suo malessere verso il mondo.

Si trasferì a Vienna nel 1787, dove completò la sua formazione. Fu in quell’epoca che iniziò a diventare celebre per il suo talento musicale, e vi rimase fino al 1792. Iniziò allora la sua fase più feconda come compositore.

Ebbe in quel periodo anche alcune importanti delusioni amorose: nel 1794 chiese la mano della cantante Magdalena Will, che lo rifiutò additandolo come “brutto e pazzo”. Più avanti conobbe Giulietta Guicciardi, che lo illuse. Per lei compose la famosa Sonata al chiaro di luna .

Tra il 1806 e il 1810 visse una relazione affettuosa e passionale con Teresa de Brunswick. Nello stesso periodo compose la Quinta e la Sesta sinfonia, così come l’Appassionata. Ben presto la relazione terminò e seguirono una sfilza di delusioni amorose. A ciò si aggiunse il fatto che uno dei suoi fratelli si trasferì a vivere con lui, a sue spese, motivo per cui era sempre in difficoltà economiche.

Spartito musicale con sonata di Beethoven.

Un triste finale

A partire dai 30 anni, Beethoven iniziò a percepire i primi sintomi di sordità. Per qualche ragione, più che esserne preoccupato, provava una profonda vergogna. L’udito non gli era imprescindibile per comporre, dato che il suo talento andava ben oltre il normale, ma questo non lo spronò a perdonare Goethe dopo che questi fece un commento pubblicò sulla sua sordità.

L’handicap non implicò alcun problema in termini di lavoro per Beethoven, che continuò a comporre come se nulla fosse. Le sue relazioni sociali, invece, con il tempo si incrinarono. I suoi fratelli dilapidavano quasi tutto il suo profitto, e le cognate lo odiavano. Ricevette l’incarico di fare da tutor a uno dei suoi nipoti, un ragazzino ribelle e impertinente, il che implicò un enorme carico per lui.

La sua salute iniziò a vacillare e, asfissiato dalla sua situazione economica, decise di chiedere aiuto ad amici e conoscenti. La Società Filarmonica di Londra gli donò 100 sterline come anticipo per un concerto che si sarebbe svolto in suo onore.

Beethoven pianse di fronte al dono e promise di comporre la Decima sinfonia in segno di gratitudine per quel gesto. Purtroppo, la morte lo colse d’improvviso nel 1824, prima di compiere la sua promessa.


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  • Gómez, J. G. (2002). Genio y drama: La sordera de Beethoven. Medicina, 24(2), 132-135.

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