Cantare ci rende felici, lo dice la scienza

Anche cantare ci rende felici. Questa sana abitudine ci regala un'intensa dose di entusiasmo e rende allegre e ottimiste le persone con Alzheimer e Parkinson.
Cantare ci rende felici, lo dice la scienza
Valeria Sabater

Scritto e verificato la psicologa Valeria Sabater.

Ultimo aggiornamento: 11 ottobre, 2022

Sotto la doccia, a casa mentre ascoltiamo la musica e nessuno ci sente, con gli amici… Cantare ci rende felici! Questa pratica universale ci riempie di serotonina e ossitocina ed è una sensazionale iniezione di entusiasmo alla portata di tutti. C’è di più, è dimostrato che anche le persone con Alzheimer reagiscono e si svegliano allegre ogni volta che le si invita a cantare.

Edith Piaf diceva che cantare è un mezzo per scappare in un altro mondo. Psicologi e neuroscienziati, tuttavia, non sono del tutto d’accordo con questa idea. In realtà la musicoterapia è un sensazionale canale per connetterci con gli altri, per risvegliare le emozioni che ci aiutano a stabilire vincoli più intensi. E le ricerche lo dimostrano: cantare ci rende felici.

Uno studio pubblicato sul The Journals of Gerontology sostiene che quando le persone anziane iniziano a frequentare un coro, la loro sensazione di solitudine diminuisce e la loro salute migliora. A partire dai 65 anni è molto comune soffrire di depressione associata all’isolamento sociale.

Una semplice abitudine come fare parte di un gruppo unito dalla passione per la musica migliora le interazioni e produce cambiamenti positivi a livello emotivo, cognitivo e fisico. Bisogna sottolineare che anche attività quotidiane come cantare sotto la doccia per se stessi agiscono alla pari di un pulsante di riavvio capace di darci energia, felicità e una buona dose di ottimismo.

Non canto per essere felice, sono felice perché canto.

-William James-

Cantare ci rende felici perché il cervello adora la musica

La felicità, in fin dei conti, è la conseguenza di semplici azioni. Buona compagnia, un pomeriggio di riposo, un pranzo tra amici… Ebbene, anche cantare ci rende felici per un motivo basilare e affascinante: il nostro cervello adora la musica.

Potremmo dire che la storia d’amore con quest’arte ancestrale accompagna da sempre l’umanità e che la scienza, da parte sua, si sforza ogni giorno per spiegarla meglio.

D’altro canto, Leonard Meyer, teorico della musica, nel suo libro Emozione e significato della musica ci spiega che il cervello prova una specie di piacevole shock con ogni brano musicale, con ogni nota che osiamo intonare quando cantiamo a voce alta.

Si tratta di un’esperienza che ci spinge a superarci e che al contempo ci dona una gradevole sensazione di sicurezza.

Gli scienziati indicano anche che nelle nostre orecchie è presente una struttura indispensabile per il canto: il sacculo. Questa piccola struttura della parte interna dell’orecchio risponde alle frequenze che si creano mentre cantiamo. Questa risposta fisiologica ci genera piacere, le vibrazioni immergono il cervello in uno stato di calma catartico e positivo, quasi magico.

Cantare per migliorare il nostro stato d’animo

Pablo Picasso diceva che per dipingere e disegnare bisogna chiudere gli occhi e cantare. Se prestiamo attenzione, cantare ad alta o bassa voce, a labbra strette o canticchiare è un’abitudine ricorrente mentre realizziamo altre attività. È molto comune cantare mentre si guida, si fa sport, si mette in ordine o persino quando si lavora.

Il canto ci rende felici perché migliora il nostro stato d’animo. Libera endorfine, produce serotonina e abbassa i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress. Alcuni studi, come quello condotto presso l’Università di Francoforte, ci rivelano anche che cantare rafforza il nostro sistema immunitario e migliora la respirazione, la flessibilità del diaframma e la salute dei polmoni.

Tra i benefici più importanti del canto, e di cui abbiamo già parlato all’inizio di questo articolo, ricordiamo gli effetti positivi nei confronti delle persone affette da malattie neurodegenerative. La Alzheimer’s Association degli Stati Uniti d’America realizza da anni quello che viene chiamato “Canto per il cervello”.

Si è visto che cantare migliora lo stato di allerta degli anziani affetti da questa malattia. Li aiuta a entrare in sintonia con gli altri in modo positivo, si divertono, ridono, sono più recettivi alla comunicazione e all’interazione, si concentrano di più quando devono realizzare determinati compiti e il loro stato d’animo migliora.

Un altro aspetto confermato dagli esperti nel campo della disabilità intellettiva, come Tom Shakespeare e Alice Whieldon della East Anglia University, è che le persone con disturbi mentali traggono enormi benefici dalle lezioni di canto. Ansia e stress diminuiscono, la sicurezza personale e le abilità sociali migliorano.

Anziana che ascolta la musica

Potremmo dire che in qualche modo cantare è un esercizio dal quale il nostro cervello si sentirà sempre ricompensato. La musica è una forma alternativa di linguaggio che non agisce solo come una produzione meramente culturale. È uno spazio nel quale ci ritroviamo tutti, una forma di comunicazione che non necessita di parole.

È anche quell’angolo di cervello che quasi sempre resta intatto in presenza di malattie come Alzheimer e Parkinson e che ci permette di entrare in contatto con la dimensione più preziosa di noi esseri umani: le emozioni.


Tutte le fonti citate sono state esaminate a fondo dal nostro team per garantirne la qualità, l'affidabilità, l'attualità e la validità. La bibliografia di questo articolo è stata considerata affidabile e di precisione accademica o scientifica.


    • Julene K. Johnson, Anita L. Stewart, Michael Acree, Anna M. Nápoles, Jason D. Flatt, Wendy B. Max, Steven E. Gregorich. “A Community Choir Intervention to Promote Well-being among Diverse Older Adults: Results from the Community of Voices Trial.” The Journals of Gerontology: Series B (First published: November 9, 2018) DOI: 10.1093/geronb/gby132
    • Tom Shakespeare and Alice Whieldon. “Sing Your Heart Out: Community Singing as Part of Mental Health Recovery.” Medical Humanities (First published online: November 25, 2017) DOI: 10.1136/medhum-2017-011195
  • Meyer, Leonard (2001) Emoción y significado en la música. Madrid: Alianza Editorial

Questo testo è fornito solo a scopo informativo e non sostituisce la consultazione con un professionista. In caso di dubbi, consulta il tuo specialista.