Chiamami col tuo nome, un'esperienza che segna

Dire il giusto e il minimo indispensabile, questo è Chiamami col tuo nome. Più che un film, si tratta di un'esperienza.
Chiamami col tuo nome, un'esperienza che segna
Leah Padalino

Scritto e verificato la critica cinematografica Leah Padalino.

Ultimo aggiornamento: 11 ottobre, 2022

È difficile descrivere Chiamami col tuo nome, esprimere con parole tutte le emozioni che ci fa rivivere. Usiamo il verbo “rivivere” perché Chiamami col tuo nome è più di un film, è un dialogo con il nostro adolescente interiore, con il nostro Io; è un’esperienza, un ricordo nostalgico di quelle estati idilliache che sembravano non avere fine. Una dichiarazione d’amore alla natura umana, alla vita, alla semplicità, al corpo, alle esperienze, al desiderio, al primo amore.

Chiamami col tuo nome, del regista italiano Luca Guadagnino e con protanogisti Thimotée Chalamet e Armie Hammerl, è uno dei film più importanti del 2018. Presentato per la prima volta al Sundance Film Festival, è stato ospite di diversi festival fino ad arrivare alla notte degli Oscar con ben 4 nomination, portandosi a casa il titolo di migliore sceneggiatura non originale.

La storia presentataci da Guadagnino sorvola la tematica gay per portarci su un piano molto più intimo e personale, rendendo nostra questa storia d’amore estiva. A differenza di molti altri film simili, Chiamami col tuo nome non è un melodramma, non è un’overdose di zucchero, è naturalezza, bellezza ed emozione allo stato puro.

In un mondo sempre più disumanizzato, dove le relazioni si instaurano attraverso uno schermo, dove i libri non sono altro che soprammobili dimenticati e polverosi sugli scaffali, dove il cinema vuole impressionarci con i suoi effetti speciali, un mondo di zombie che fanno lunghissime code spinti dal consumismo, un mondo freddo, carente di sentimenti, di umanità e di autocritica arriva Chiamami col tuo nome come una cascata di acqua fresca e piacevole che ci risveglia dal paradiso artificiale in cui viviamo, ricordandoci cosa ci rende umani.

L’esperienza di Chiamami col tuo nome

Elio è un giovane adolescente che proviene da una famiglia statunitense, italiana, francese ed ebrea. Passa le sue estati insieme ai suoi genitori in una idilliaca casa nel nord Italia, non troppo lontano dal Lago di Garda. Suo padre è professore universitario di archeologia e ogni anno invita per l’estate uno dei suoi studenti; ed ecco che la famiglia si trova ad accogliere Oliver, studente ebreo statunitense. Tra Elio e Oliver nascerà una speciale complicità che li porterà a vivere un’estate intensa alla scoperta di se stessi.

Elio si trova in una fase di pieno risveglio sessuale, di scoperta del suo corpo. È proprio attraverso gli occhi di Elio che si sviluppa la storia, è in lui che il pubblico si proietta. Elio è un giovane diverso, cresciuto in un ambiente multiculturale, con genitori colti e cresciuto tra i libri e la musica, per la quale possiede un talento speciale. È introverso e intelligente, è già esperto in molti temi… tranne quelli riguardanti i suoi sentimenti.

Elio che suona il piano

Chiamami col tuo nome è un film sincero e naturale che ci invita a rivivere la nostra esperienza, a riconoscerci in Elio e a desiderare Oliver tanto quanto lo desidererà lui. Un desiderio descritto senza pudore, senza inganni; l’autore non lo vuole dipingere bene, ma reale. La magia dei primi baci, quelli in cui Elio non sa ancora bene cosa fare con la bocca, le scene più intime in cui, senza bisogno di parlare, ci trasmette sensazioni che ci permettono di rivederci in lui.

Il film non è soltanto una storia d’amore, ma una descrizione mai vista del desiderio, del primo richiamo della sessualità, della scoperta del corpo che segna il punto di non ritorno dalla nostra infanzia.

Nel caso di Elio, questo desiderio sarà confuso tra la giovane Marzia e Oliver; sarà quest’ultimo però a trasformare il suo desiderio in qualcosa di più. Nonostante si tratti dell’argomento principale, la tematica dell’omosessualità passa quasi inavvertita, l’argomento viene trattato in modo totalmente naturale e senza artifici, rendendolo parte integrante della vita quotidiana.

Il carico di sensazioni ci porta a rimembrare la nostra esperienza personale, ci porta alla mente qualcosa o qualcuno, una sensazione, un odore, un sapore. Lo spettatore smette di essere tale per diventare partecipe dell’esperienza di Elio; lo può quasi toccare, sentire ed entrare nel film.

Chiamami col tuo nome trasforma la passività abituale dello spettatore coinvolgendolo totalmente in una storia nella quale non accade nulla di speciale, priva di intrighi inutili. Elio si trasforma in parte di noi, nello specchio tramite cui scorgiamo la nostra gioventù.

Elio e Oliver

La magia dell’estate

La storia è ambientata in Italia durante il magico periodo dell’estate adolescenziale. Quelle estati in cui non importava nulla, quando il tempo sembrava essersi fermato, ritornano alla mente grazie a questo film.

Guadagnino ha voluto raccontare una storia, in un determinato luogo e in un determinato momento, facendoci dimenticare di quello che ci circonda durante le due ore di visione. Ci fa ricordare le estati lontane durante le quali conoscevamo nuovi amici, rincontravamo quelli vecchi, ci lasciavamo sorprendere per le prime volte dalla magia dell’amore, fumavano le prime sigarette o andavamo in discoteca per la prima volta.

Percepiamo come nostro ogni momento dell’estate di Elio, con la consapevolezza che come tutte le estati esiste una fine, una data di scadenza per tutte le storie d’amore nate in simili circostanze. È proprio questa scadenza, unita alla casualità, a far percepire questa stagione come un momento magico. Il film ci permette di percepirla con tutti i nostri sensi: il sole, l’odore di caffè, il contatto con una pesca, la magia delle feste, l’acqua di un ruscello.

Elio e Oliver prendono il sole

No al silenzio

Se Elio avesse taciuto i suoi sentimenti, se non avesse ascoltato il suo desiderio, la storia non sarebbe stata la stessa. Parlare o morire? È la domanda costante in tutto il film. Ma Elio non resterà con il dubbio: senza dire troppo, romperà il silenzio. Alle volte non diamo voce ai nostri sentimenti, nascondiamo la nostra identità per chissà quale motivo, e Chiamami col tuo nome ci ricorda il nostro lato più umano, ci invita a parlare dei nostri sentimenti.

Ambientato nel 1983 quando ancora non si sapeva nulla di Internet e quando il potere era contenuto nei libri, risalta un’aria nostalgica dai vestiti alle macchine. Si tratta di un viaggio verso il passato, verso quelle estati in cui incontravamo quello che credevamo essere l’amore della nostra vita. Elio è un ragazzo colto, ma ignora le cose che contano davvero.

Dire il giusto e il minimo indispensabile, questo è Chiamami col tuo nome. Un film che riesce a dipingere l’invisibile, a dire l’ineffabile, senza sotterfugi, senza volgarità, recuperando il lato più umano della nostra specie. Più che un film, si tratta di un’esperienza.

“Chiamami col tuo nome e io ti chiamerò col mio”
-Chiamami col tuo nome-


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