Classificazione delle terapie cognitive

La classificazione delle terapie cognitive è un esercizio pragmatico. Avere una mappa dettagliata delle alternative in questo campo può aiutarci a scegliere, ad esempio, lo specialista che fa per noi.
Classificazione delle terapie cognitive
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 13 febbraio, 2023

La classificazione delle terapie cognitive ci mostra che la caratteristica comune di tutti gli interventi è quella di considerare la cognizione come un elemento determinante del comportamento.

Tuttavia, le terapie differiscono sulla base dell’importanza riservata ai diversi processi cognitivi coinvolti. Questi possono essere attivati dagli stessi che motivano l’apprendimento umano.

Le terapie cognitive prospettano sempre dei trattamenti basati su un approccio cognitivo al problema. Inoltre, considerano che l’apprendimento sia molto più complesso rispetto alla semplice associazione stimolo-risposta. Partendo dall’intervento terapeutico, si considerano i processi cognitivi come i principali determinanti del comportamento.

Le terapie sono diverse e non presentano un quadro teorico unico che le possa riunire in un modello teorico generale. Tuttavia, nella classificazione delle terapie cognitive si considerano facenti parte di uno stesso gruppo: le terapie cognitivo-comportamentali.

Testa con meccanismi

Classificazione delle terapie cognitive

Sono state proposte tre principali classi di terapie cognitive (Mahoney e Arnkoff, 1978):

  • I metodi di ristrutturazione cognitiva. Presuppongono che i problemi emotivi siano una conseguenza dei pensieri disadattivi. L’utilizzo di questi metodi ha lo scopo di stabilire dei modelli di pensiero più adattivi.
  • Strategie di coping. Queste terapie cercano di sviluppare nel paziente delle competenze che gli consentano di affrontare le situazioni stressanti.
  • Terapie basate sulla risoluzione dei problemi (problem solving). Si tratta di una combinazione dei due approcci precedenti e mirano a far sviluppare al paziente strategie generali per affrontare una vasta gamma di problemi personali. Queste terapie considerano molto importante la collaborazione attiva tra terapeuta e paziente.

Terapie cognitive basate sulla ristrutturazione cognitiva

Queste terapie sono finalizzate all’identificazione e al cambiamento delle convinzioni errate del paziente: credenze irrazionali, pensieri distorti, autoverbalizzazioni negative.

Tra le tante, le più rappresentative sono: la terapia razionale emotiva comportamentale di Ellis, la terapia cognitiva di Aaron Beck e la terapia di ristrutturazione emotiva di Marvin Goldfried.

Terapia razionale emotiva comportamentale (REBT) di Albert Ellis

Questa teoria sostiene che la maggior parte dei problemi psicologici siano dovuti alla presenza di schemi disadattivi (irrazionali). Le persone controllano ampiamente il loro destino, e il loro comportamento è fortemente influenzato da convinzioni e valori.

La terapia razionale emotiva comportamentale (REBT) è un intervento psicoterapeutico breve che aiuta i pazienti a identificare i pensieri e le emozioni negative che portano all’auto-sconfitta. Inoltre, analizza e mette alla prova la razionalità di queste convinzioni negative sostituendole con pensieri più produttivi e costruttivi.

L’approccio della REBT si concentra principalmente sul presente per aiutare i pazienti a capire i meccanismi, gli schemi di pensiero e le credenze che hanno causato il disagio e il malessere.

Un malessere che, a sua volta, porta ad adottare condotte e a compiere azioni che risultano dannose e che interferiscono con il raggiungimento degli obiettivi o dell’equilibrio emotivo.

Terapia cognitiva di Aaron Beck

I disturbi emotivi e/o comportamentali sarebbero il risultato di un’alterazione nel trattamento delle informazioni causata dall’attivazione di schemi latenti. Gli elementi centrali di questa teoria sono:

  • Lo sviluppo durante l’infanzia di una serie di schemi di base che le persone utilizzano per organizzare il loro sistema cognitivo.
  • Pensieri o rappresentazioni mentali automatici senza aver prima elaborato un ragionamento.
  • Distorsioni cognitive ed errori nell’elaborazione delle informazioni.
  • Episodi di vita stressanti che possono attivare degli schemi di base disfunzionali.

Terapia di ristrutturazione razionale sistemica di Marvin Goldfried

Questa teoria si sviluppa partendo dalla REBT di Ellis e ha lo scopo di essere più specifica per poter essere adattata a una procedura di autocontrollo. Pertanto, l’obiettivo della teoria è di insegnare ai pazienti le abilità attraverso le quali possono affrontare e gestire situazioni problematiche. Così facendo, possono trovare soluzioni più ragionevoli per le situazioni che li mettono a disagio.

Terapia di autoistruzione di Meichenbaum

Questa teoria si basa sul lavoro di Luria e Vygotsky sull’importanza del “linguaggio interiore” nella regolazione del comportamento. I precedenti storici della tecnica di allenamento all’autoistruzione risalgono al lavoro svolto negli Anni 60 con bambini aggressivi e iperattivi.

A differenza della terapia razionale emotiva comportamentale, in questo caso ci si concentra maggiormente sulla capacità di modificare il comportamento e le emozioni attraverso l’autoverbalizzazione e meno sul sistema di credenze e idee irrazionali del paziente. Il procedimento da seguire dovrebbe consistere in:

  • Modellamento (modeling).
  • Guida esterna ad alta voce.
  • Impartire autoistruzioni ad alta voce.
  • Autoistruzioni a bassa voce.
  • Autoistruzioni mascherate.

Terapie cognitive basate sulle capacità di coping

Queste terapie hanno lo scopo di insegnare abilità in modo che la persona possa affrontare adeguatamente le situazioni problematiche.

Le più rilevanti sono: la terapia di inoculazione dello stress di Meichenbaum e la teoria della gestione dell’ansia di Suinn e Richardson.

Terapia di inoculazione dello stress di Meichenbaum

Si basa sullo sviluppo di abilità e capacità che possono permettere ai pazienti di ridurre/annullare la tensione e l’attivazione fisiologica. Inoltre, permette di sostituire le precedenti interpretazioni negative con una serie di pensieri positivi che aiutano ad affrontare lo stress.

Nella pratica dell’inoculazione dello stress si possono distinguere tre fasi che a volte si sovrappongono tra loro. Queste fasi sono:

  • Concettualizzazione.
  • Acquisizione e allenamento delle abilità.
  • Applicazione delle abilità acquisite.

Teoria della gestione dell’ansia di Suinn e Richardson

L’obiettivo di questa terapia è insegnare al paziente a rilassarli e a usare altre abilità. Il fine, pertanto, è quello di controllare le reazioni ansiose che si presentano in varie situazioni.

Gli effetti di questa terapia sembrano positivi, e non solo per quanto riguarda l’ansia generalizzata. È utile anche per contrastare l’ansia per un esame o per la paura di parlare in pubblico.

Secondo gli autori, questa terapia sembrerebbe superiore alla desensibilizzazione sistematica poiché provoca effetti positivi nei tre canali di risposta (affettivo, comportamentale e somatico). Inoltre, riduce la pressione sanguigna, migliora le prestazioni e ridimensiona le cognizioni che creano problemi.

Donna che pensa a occhi chiusi

Classificazione delle terapie cognitive: terapie basate sulla risoluzione dei problemi

Queste terapie hanno lo scopo di correggere il modo con cui le persone affrontano i problemi. Inoltre, forniscono un metodo sistematico per risolvere le situazioni problematiche.

Terapia di risoluzione dei problemi (problem solving) di D’Zurilla e Golfried

Ha lo scopo di insegnare alla persona un metodo sistematico per la risoluzione dei problemi. Fornisce dunque dei metodi per analizzare e valutare le possibili opinioni su un problema. Inoltre, offre una prospettiva particolare dalla quale interpretare il mondo che ci circonda.

È molto efficace in combinazione con le altre tecniche. Per di più, si tratta della terapia per risolvere i problemi più utilizzata e con il maggior numero di applicazioni e studi sperimentali.

Tecnica di risoluzione dei problemi interpersonali di Myrna B. Shure e George Spivack

L’obiettivo di questa terapia è migliorare l’adattamento e le abilità sociali. Per raggiungerlo, si lavora sulle abilità che permettono di risolvere i problemi interpersonali.

Definiamo prima cosa intendiamo per problema: si verifica un problema quando non si dispone di una risposta immediata ed efficace per affrontare una situazione.

Le abilità che misurano l’adattamento sociale sono il pensiero alternativo e il pensiero causale. Esistono anche il pensiero strategico o mezzo-fine (dagli 8-10 anni fino all’adolescenza) e il pensiero consequenziale (durante l’adolescenza).

La scienza personale di Mahoney

Questa terapia ha lo scopo di allenare il soggetto a diagnosticare e controllare il proprio comportamento conflittuale come se fosse il suo medico.

I mezzi utilizzati sono: il modellamento (modeling), il rinforzo sistematico, il completamento graduale dei compiti e l’acquisizione di capacità di autovalutazione. È forse la terapia più allettante per le persone che apprezzano e amano la scienza, il controllo e la competizione.


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