Codipendenza nella famiglia del tossicodipendente

Quando un familiare ha una dipendenza, ne risentono tutti. Oltre a ciò, nell'intento di aiutare alcuni familiari aggravano la situazione. Succede in caso di codipendenza.
Codipendenza nella famiglia del tossicodipendente
Elena Sanz

Scritto e verificato la psicologa Elena Sanz.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

La tossicodipendenza è uno dei disturbi psicologici che genera più sofferenza. Questo disturbo cronico che non ammette cura, ma riabilitazione, affetta integralmente la vita del tossicodipendente, causando la distruzione della sua economia, delle sue relazioni sociali e del suo stato psicologico. Ma oltre a questo, le conseguenze della malattia incidono in modo significativo sui suoi familiari, dando spesso luogo alla codipendenza nella famiglia del tossicodipendente.

Quando un membro del nucleo familiare presenta una dipendenza da sostanze, tutto il sistema familiare risulta alterato. Padre, madre, fratelli o figli sono costretti a lottare con il disturbo del loro familiare ignari su come poterlo aiutare.

Con il passare degli anni, si possono stabilire dinamiche molto dannose che, anziché aiutare, peggiorano la situazione per tutte le persone coinvolte. Per questo, è importante definire e prevenire questa situazione.

Donna seduta a terra triste.

Cos’è la codipendenza nella famiglia del tossicodipendente

Se una persona amata soffre di una dipendenza, è naturale preoccuparsi per il suo benessere e cercare di offrirle appoggio e aiuto. Disinteressarsi e separarsi completamente da questa persona a livello emozionale sarebbe molto complicato e non è la cosa più benefica.

È più logico che i familiari del tossicodipendente cerchino di parlare con lui, di capirlo, di incoraggiarlo a cercare un aiuto professionale e di accompagnarlo nel processo di riabilitazione. Ma in molte occasioni, il coinvolgimento è così intenso che diventa dannoso e disfunzionale.

La codipendenza nella famiglia del tossicodipendente avviene quando un’altra persona è troppo coinvolta nella problematica del paziente. Avviene una sovraidentificazione con l’altro, una fusione di identità che porta il familiare a preoccuparsi ossessivamente per il tossicodipendente e a rivolgere tutta la sua attenzione e le su energie su di lui, trascurando se stesso. Le principali caratteristiche di questo fenomeno sono le seguenti:

  • La vita del familiare coinvolto ruota completamente attorno al recupero, alla cura o alla protezione del tossicodipendente.
  • I falliti tentativi di aiuto generano malessere e una nociva relazione di disillusione con la persona tossicodipendente.
  • La persona codipendente nega il problema del familiare tossicodipendente, giustifica i suoi comportamenti o ne minimizza la gravità.
  • Si ha la tendenza a celare la problematica ad altre persone. Quindi il paziente viene nascosto e si rinuncia alla possibilità di condividere le preoccupazioni con gli altri o di cercare aiuto.
  • Il familiare è emotivamente dipendente dal tossicodipendente, per cui si limita a reagire alle sue azioni anziché agire deliberatamente per se stesso. Il suo benessere dipende completamente dal benessere dell’altro.

Quali fattori influiscono sullo sviluppo della codipendenza

Non tutti i familiari di chi presenta una tossicodipendenza sviluppano una codipendenza. In genere le persone che hanno una bassa autostima e una cattiva gestione emotiva mostrano un rischio maggiore.

Frequentemente, il codipendente si sente colpevole per ciò che sta succedendo al paziente e sente la necessità di controllare i suoi comportamenti (inoltre crede di riuscire a gestirlo).

In generale si tratta di persone che hanno delle difficoltà a stabilire dei limiti nelle loro relazioni con gli altri, perché percepiscono questo atto così naturale come un tradimento o una mancanza di lealtà.

Codipendenza nella famiglia tra padre e figlio.

La codipendenza nella famiglia del tossicodipendente risulta nociva per tutte le persone coinvolte

In genere, la persona codipendente non ha coscienza di quanto possa essere nociva la sua posizione. Ha la sensazione che man mano il suo coinvolgimento stia aiutando il tossicodipendente e che lo stia perfino portando al recupero. Ma la realtà è totalmente opposta.

Quando il familiare nega o minimizza l’esistenza della malattia o quando si fa carico delle conseguenze di questa, impedisce al tossicodipendente di prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Di conseguenza, contribuisce a prolungare la tossicodipendenza.

Oltre a ciò, causa un grave danno emotivo a se stesso, caricandosi del peso di un problema che non gli appartiene e abbandonando il suo stesso benessere. La cosa migliore che il familiare codipendente può fare per il tossicodipendente e per se stesso è tornare al suo posto e permettere che l’altro si prenda il suo.

È importante smettere di  negare o di celare la tossicodipendenza, di sentirsi responsabili e cominciare a stabilire dei limiti. Non è possibile risolvere la tossicodipendenza di un’altra persona, il campo d’azione di ognuno si riduce a se stesso; quindi la cosa più salutare è stabilire una distinzione e occuparsi della propria salute emotiva.

 


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