Conserverò questo momento per te, fino a che non farà male
Perdonami. Ma non eri tu.
Non eri tu la mia ispirazione. Il mio oggi e il mio domani.
La mia voglia di ridere. La mia luminosità. La mia luce.
Non eri tu a tirar fuori il meglio di me dal profondo delle mie tenebre. Non eri tu a portarmi ogni sera verso il cielo notturno per accarezzare le stelle.
Non eri tu… o non volevi esserlo.
E mi addormento, immaginando quel cielo stellato. Volo dal mio letto fuori da te, da me, dai ricordi.
Domani è un altro giorno.
Il letto è vuoto. Troppo grande. Troppo spazioso. E la cosa più triste è che è sempre stato così, anche se la notte c’eri tu a farmi compagnia.
Faccio uno sforzo e mi alzo per non guardare quel vuoto oscuro.
L’aroma del caffè invade la cucina. È un buon odore, mi conforta.
Cerco di ricordare. Non ho nemmeno un ricordo nitido. Le immagini si susseguono nella mia testa ad un ritmo frenetico. Un bacio sul collo. La fretta. Inizio a ricordare…
Che non eri tu a chiamarmi principessa la mattina, strappandomi un sorriso tra uno sbadiglio e l’altro.
Che non eri tu ad avere fiducia in me. A dirmi “per sempre”. Sto con te. Non eri tu a regalarmi duemila albe con un semplice sorriso.
Ma non ero nemmeno io a chiedertelo.
Non sei mai stato la mia scommessa. La mia voglia di mettermi in gioco. La mia battaglia.
Forse ero io a non voler lottare…
Perdonami.
Aggiungo lo zucchero al caffè. Non so perché lo faccio. Di solito lo bevo amaro. Forse oggi ho bisogno di una tregua. Come una specie di regalo. Perché per ricordare servono tante energie. Mescolo e aspetto che si raffreddi.
E penso e chiudo gli occhi. Non ricordo calore… ricordo freddo.
Non eri tu a far fremere il mio corpo e il mio letto ogni notte. Senza badare alle occhiaie. O al sonno.
Non eri tu a spingermi in strada in un giorno di pioggia per assorbire odori e sensazioni.
Odiami. Insultami. Forse è la cosa più emotiva che potresti fare dopo tutto questo tempo. Qualcosa con una carica emotiva vulcanica. Qualcosa che smuova quel tuo cuore freddo. Tu hai congelato questa relazione.
Il fatto è che eravamo in due, non uno. Forse è stato questo il nostro errore. Non è il momento di pensare al passato e chiedersi di chi sia la colpa. Di sicuro mia. E perdonami, ma non eri tu.
Un sorso di caffè. Speziato. E non tanto amaro. Lo assaporo e ricordo… il sapore di niente. Il sapore della disillusione, del disincanto, della routine.
Penso alle passeggiate insieme fatte solo per non stare soli. Ad un oggi con te e anche un domani. Alle circostanze sopraggiunte, alle ragioni ignorate.
E queste sono le peggiori. Le ragioni che non abbiamo voluto ascoltare.
Una voragine di rumore. Persone. Bicchieri. Tante persone e tanti bicchieri. Fino a che il corpo raggiunge il suo limite e ci addormentiamo senza pensieri. Senza pensare a te e a me, non a noi.
Il dopo sbronza in compagnia è meno impegnativo. Forse per questo resistiamo tanto. Chi lo sa.
Ormai rimane poco caffè, solamente un lungo sorso, o due brevi. Ed è di questo che si tratta. Alla fine si tratta di scelte… e non so cosa fare con il caffè. Non l’ho mai saputo.
Potrei lanciare la tazza per terra e farla rompere in mille pezzi. Più tardi raccoglierò i pezzi di ceramica e il caffè sparso a terra.
Perché non eri tu la mia allegria, la mia illusione. Il mio posto preferito.
Non eri tu la mia voglia di tornare a casa e dimenticare il resto del mondo per qualche ora al tuo fianco.
Perdonami. Scegliere non ha mai fatto per me. Domani prenderò un altro caffè. E conserverò questo piccolo momento per te. Fino a che non farà male.
Tu conserva i ricordi, perché nella mia testa non ci sta più nulla.
In fondo l’abbiamo sempre saputo.
Che non ero io, ma nemmeno tu eri tu.