Cosa crea il nostro cervello quando leggiamo
Quando leggiamo, ci immaginiamo molte cose che, in realtà, non ci vengono dette, ma che vengono create dalla nostra fantasia. Per esempio, cosa vedete quando leggete questa frase? “Immobile in mezzo al fiume, i tuoi piedi e le tue gambe urlerebbero di dolore, il sangue salirebbe tanto velocemente quanto può salire il sangue, mettendo tanta distanza tra esso e il fiume quanto può metterne il sangue” (Tom Spanbauer – L’uomo che si innamorò della luna).
Per capire cosa viene creato nella nostra mente quando leggiamo, esiste un bellissimo libro che vogliamo condividere con voi: What we see when we read (Quello che vediamo quando leggiamo) di Peter Mendelsund (ed. originale di Knopf Doubleday Publishing). Si tratta di un libro illustrato grazie al quale ci immergiamo nel processo di lettura per capire i segreti dei quadri che dipingiamo nella nostra mente quando leggiamo. Come immaginiamo i personaggi o i luoghi, perché, in realtà, vediamo con la mente e non con gli occhi.
Mendelsund è un filosofo e pianista classico che, inoltre, lavora come direttore creativo presso un’importante casa editrice e ha disegnato alcune delle copertine di libri più accattivanti degli ultimi anni. Il suo libro Quello che vediamo quando leggiamo è un saggio illustrato che analizza cosa succede quando leggiamo. Laurence Sterne nel suo Vita e opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo, definisce in modo molto interessante la collaborazione che esiste tra lo scrittore e il lettore per quanto riguarda il processo di immaginazione di ciò che si legge:
“La scrittura […] non è che un nome diverso che si dà alla conversazione. Proprio come chi sa di essere in buona compagnia non si azzarderebbe a parlare a raffica e a dire tutto di sé, così nessun autore che capisce bene quali siano i limiti del decoro e della buona educazione supporrebbe di poter pensare a tutto. La maggiore e più sincera dimostrazione di rispetto che si può concedere alla mente del lettore consiste nel condividere con lui, in modo amichevole, questo compito e permettere anche a lui di immaginare qualcosa, come fa l’autore stesso”.
-Laurence Sterne-
Mendelsund parte dall’idea che, a volte, consideriamo il processo di lettura come vedere un film, anche se i personaggi o i luoghi non si vedono in modo altrettanto definito. Quando si realizza una trasposizione cinematografica di un libro, infatti, di solito è deludente, poiché i personaggi acquistano un aspetto concreto che, nella nostra mente, non avevano.
Immaginare i personaggi
Molti scrittori descrivono alcuni aspetti dei personaggi, ma permettono a ogni lettore di immaginare il resto. In questo modo, inizia quella collaborazione tra il lettore e lo scrittore dalla quale sorgono persone, luoghi e situazioni che nascono dalle parole.
Tutti conoscono l’inizio di Moby Dick, con il suo enigmatico “Chiamatemi Ismaele”. Si tratta di un narratore del quale dubitiamo, perché sembra quasi che non conosca nemmeno il suo nome o che non voglia farcelo sapere e quindi ce ne suggerisce uno falso. Nonostante ciò, quello che si chiede Mendelsund è come ci immaginiamo il personaggio di Ismaele?
Forse, quella frase iniziale ci fa immaginare un viso, un corpo, uno sguardo per questo personaggio, ma quest’immagine va rivista durante la lettura, per adattarla ai dettagli che l’autore ci dà.
D’altra parte, anche se abbiamo una certa immagine del personaggio all’inizio del libro, quell’immagine cambia non solo man mano che l’autore ci dà più dettagli fisici o psicologici, ma anche con l’evoluzione interiore che il personaggio vive durante la storia che viene raccontata e che può farcelo sembrare simpatico o antipatico.
Leggiamo verso fuori o verso dentro
Mendelsund sostiene che quando leggiamo, ci adagiamo verso dentro. Nonostante ciò, paradossalmente lo facciamo anche verso l’esterno, verso il libro che stiamo leggendo. Nell’azione di leggere, il modo che abbiamo davanti e il mondo suggerito dal libro si sovrappongono.
In questo modo, quando apriamo la prima pagina di un libro è come se ci trovassimo su una soglia. È ciò che accade all’inizio di Moby Dick con quel “Chiamatemi Ismaele”, che ci disorienta perché implica tante incertezze da farci sentire in molti posti diversi allo stesso tempo.
“Il romanzo comincia in una stazione ferroviaria, sbuffa una locomotiva, uno sfiatare di stantuffo copre l’apertura del capitolo, una nuvola di fumo nasconde parte del primo capoverso”.
-Italo Calvino-
Come dice Mendelsund, i buoni libri ci invitano a immaginare, così l’azione di leggere diventa un atto di co-creazione tra l’autore e il lettore. Nel suo libro Quello che vediamo quando leggiamo, racconta che Kafka non voleva che né sulla copertina né in nessuna altra parte del libro La metamorfosi ci fosse un’immagine o un disegno del “suo insetto”, perché ciò che gli interessava era, forse, lasciare in mano al lettore il compito di tracciare poco a poco il profilo di questa creatura, dal punto di vista dell’insetto stesso.
La lettura è quindi un’attività d’immaginazione, di creazione tra il lettore e lo scrittore, che ci permette di dare vita ai personaggi e alla storia, per immergerci del tutto nel mondo che ci viene suggerito dalle parole. Creiamo immagini nella nostra mente, che è quella che vede davvero, mentre i nostri occhi si limitano a leggere.