Cos'è la postpsichiatria?

La postpsichiatria è una scommessa interessante in tempi in cui la psichiatria sta attraversando una crisi di lunga data. L’approccio esclusivamente farmacologico al trattamento dei problemi mentali ed emotivi si è dimostrato molto limitato nella portata e nei risultati.
Cos'è la postpsichiatria?
Gema Sánchez Cuevas

Scritto e verificato la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 01 novembre, 2024

La postpsichiatria è una tendenza che si sta facendo strada nel campo della psichiatria e che mira ad affrontare la salute mentale in un modo diverso rispetto a quanto hanno fatto gli psichiatri tradizionali; Tiene conto del fatto che la società e gli individui postmoderni hanno altri bisogni e prospettive.

I pionieri dell’approccio postpsichiatrico furono Patrick Bracken e Philip Thomas, che proposero il termine in un articolo intitolato Postpsychiatry: una nuova direzione per la salute mentale, pubblicato sul British Medical Journal, nel 2001.

Questo nuovo approccio cerca di costruire un rapporto meno verticale tra gli psichiatri e i loro pazienti, poiché tradizionalmente questo legame si basava quasi esclusivamente sull’autorità. Allo stesso modo, cerca di dare una dimensione più sociale alla pratica, tenendo conto del contesto in cui si trova una persona e non solo di ciò che sperimenta individualmente.

L’analista non fa altro che restituire all’analizzando (paziente) il suo messaggio invertito, come se fosse uno specchio (in cui l’analizzando può riconoscersi)”.

-Jacques Lacan-

Psichiatria biologica

Dall’invenzione degli psicofarmaci, la psichiatria biologica ha guadagnato terreno fino a diventare praticamente l’unico paradigma psichiatrico in Occidente, nonostante all’interno della branca stessa esistano approcci diversi. Col tempo la disciplina, così focalizzata, si ridusse sostanzialmente a una pratica di diagnosi e di medicazione.

Entrambi gli aspetti, diagnosi e terapia, sono stati fortemente messi in discussione nel corso della sua storia. Allo stesso modo, gli ospedali psichiatrici in molti luoghi sono diventati sinonimo di abuso e violazione dei diritti umani per un gran numero di pazienti.

La psichiatria è forse l’unica disciplina scientifica che ha dato origine a un intero movimento contro di essa: l’antipsichiatria. All’interno di quel movimento ci sono accademici di altissimo livello e anche un gran numero di psichiatri. Per completare il quadro, gli psichiatri mostrano risultati molto limitati con le loro pratiche. Sebbene riescano a inibire alcuni sintomi nei loro pazienti, producono in essi un miglioramento significativo molto meno frequentemente di quanto desiderato.

L’approccio tradizionale alla “follia”

La postpsichiatria concentra molte delle sue domande sul concetto di “follia” utilizzato dalla psichiatria tradizionale. Egli critica il fatto che la mente sia concepita come un fenomeno esclusivamente individuale, come se non avesse alcun rapporto con l’ambiente che la circonda.

Questa idea porta i pazienti a essere visti come “persone difettose” e, a causa delle loro manifestazioni, si pensa sostanzialmente che la soluzione migliore sia curarli e isolarli. Implicitamente, l’idea è che la maggior parte delle persone agisce entro certi limiti, considerati normali, e che solo alcuni individui “hanno torto” e, pertanto, dovrebbero essere separati da coloro che “funzionano bene”.

D’altro canto, i promotori della postpsichiatria mettono in discussione quella che chiamano “una spiegazione tecnica della follia”. La psichiatria ha preso in prestito alcuni concetti dalla neurologia e li ha affrontati in modo parziale. Finirono per spiegare qualsiasi fenomeno mentale come il risultato dell’azione di qualche neurotrasmettitore e riducendo così le diverse dimensioni dell’essere umano ad un campo puramente biologico. Un percorso pericoloso, soprattutto perché abbiamo ancora molto da sapere sul nostro funzionamento biologico.

postpsichiatria

Postpsichiatria: le nuove sfide della psichiatria

I rappresentanti della postpsichiatria pensano che sia possibile affrontare la salute mentale in un modo diverso. Ritengono che il rapporto instaurato con il paziente non debba essere esclusivamente di “diagnosi-cura farmacologica”, come avviene oggi. Pensano che sia possibile introdurre nuovi modi per affrontare questo legame, come ha fatto la rete globale “Hearing Voices”.

Allo stesso modo, la postpsichiatria non concorda con tutti i meccanismi coercitivi della psichiatria tradizionale. La persona in cerca di aiuto non dovrebbe essere costretta a fare nulla, tanto meno a rimanere isolata dalla società per poter migliorare. Proprio come le carceri, che raramente riabilitano un delinquente, gli ospedali psichiatrici raramente danno un contributo significativo a coloro che soffrono.

Questo nuovo approccio vuole trascendere anche la prospettiva della semplice psicopatologia. Oltre a mettere un’etichetta sulla persona, si tratta di interpretare e comprendere la sofferenza di ogni persona, cercando modi in cui quella persona possa risignificare il proprio disagio, in modo che questo non la destabilizzi.

Ciò che si cerca è anche di superare la dualità “psichiatria-antipsichiatria”, generando un approccio integrativo che affronti criticamente le pratiche psichiatriche, ma tragga anche vantaggio dai progressi e dai successi in quel campo. L’obiettivo finale è democratizzare e rendere più umano il tema della salute mentale.


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  • Carmona Osorio, M. (2017). Paradigmas en estallido: epistemologías para una ¿post? psiquiatría. Revista de la Asociación Española de Neuropsiquiatría, 37(132), 509-528.


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