Costruttivismo: come costruiamo la nostra realtà?

Costruttivismo: come costruiamo la nostra realtà?
Alejandro Sanfeliciano

Scritto e verificato lo psicologo Alejandro Sanfeliciano.

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Per molto tempo, filosofi e scienziati si sono chiesti come percepiamo la realtà e come acquisiamo la conoscenza. In questo articolo parleremo di uno degli approcci che fornisce una risposta a queste domande, il costruttivismo. La teoria costruttivista ci dà una visione interessante per affrontare lo studio della psicologia.

Prima di parlare del costruttivismo di per sé, è opportuno fare un ripasso della sua storia, per comprendere da dove provenga tale approccio. Cercando di rendere semplice l’esposizione, affronteremo la questione seguendo due differenti vie: cosa precede l’acquisizione della conoscenza e cosa precede la percezione della realtà.

Come acquisiamo la conoscenza?

Da dove provengono le nostre idee e le nostre rappresentazioni mentali? Le teorie classiche che danno una risposta a questa domanda si possono raggruppare in due correnti: l’empirismo e l’innatismo.

L’empirismo parte dalla premessa che tutta la nostra conoscenza è frutto dell’esperienza. Persino l’idea più piccola e semplice proverrà dall’ambiente che ci circonda per poi essere captata dal nostro cervello e, dunque, essere appresa.

Il presupposto di questa posizione è che la conoscenza sia esclusivamente all’infuori del soggetto e che solo successivamente venga trasmessa alla sua mente: può provenire dagli altri o dalla realtà stessa, che il soggetto riproduce. L’empirismo è una teoria molto concorde al senso comune e ha ispirato correnti psicologiche come il comportamentismo.

Uomo che pensa

L’innatismo nasce poiché l’empirismo viene ritenuto insufficiente. Anche se potremmo accettare l’idea che acquisiamo buona parte della conoscenza dall’esterno, ciò non toglie che si nasca con determinate disposizioni, come quella di relazionarci utilizzando un linguaggio sofisticato.

L’innatismo, dunque, parte dal postulato secondo il quale esistono delle conoscenze o delle programmazioni che non vengono acquisite mediante l’esperienza. Queste conoscenze, o programmazioni, risultano necessarie per organizzare la nostra esperienza (categorie dello spazio, del tempo, del numero…).

Il problema che ci pone l’innatismo è che mostra dei limiti quando si tratta di spiegare come sorgano queste conoscenze, perché compaiono in momenti distinti e, soprattutto, perché vi sono delle differenze individuali. Il costruttivismo cerca di risolvere questo problema, insieme ai problemi che sembra presentare l’empirismo.

Il costruttivismo si fonda sul principio secondo il quale l’acquisizione della conoscenza è il risultato di una continua interazione fra la realtà e il soggetto. L’individuo è come uno scienziato intuitivo, raccoglie i dati riguardanti la realtà che lo circonda e li interpreta. Tali interpretazioni lo aiuteranno a creare il suo mondo personale e a utilizzarlo come base per le interpretazioni a seguire.

Come percepiamo la realtà?

Anche questa è stata una delle grandi domande che ci siamo posti e da cui sono derivate una moltitudine di soluzioni possibili. La risposta più intuitiva e una delle prime che ci mostra la storia è il realismo. In quest’approccio si afferma che l’individuo riceve una copia esatta della realtà: ciò che vediamo, sentiamo e tocchiamo è esattamente ciò che percepiamo; e tutti gli individui lo percepiscono nello stesso identico modo.

Il realismo, però, cadde presto sotto al suo sesso peso, poiché molti filosofi si resero conto che i sensi non percepivano la realtà in modo perfetto. Descartes e Hume arrivarono persino al punto di affermare che era possibile che dietro ai sensi non vi fosse la realtà. Ecco che compare un’altra delle possibili soluzioni: i sensi ci danno un riflesso impreciso della realtà. Non osserviamo direttamente la realtà e questa premessa significa che ciò che vediamo è un’ombra della realtà.

Ciò nonostante, possiamo notare alcune carenze in quest’ultima spiegazione. Ad esempio, anche se tutti hanno gli stessi sensi, non tutti percepiscono la stessa cosa nella stessa situazione. È come se l’ombra della realtà cambiasse a seconda dell’individuo che la osserva. Ed è proprio qui che il costruttivismo ci dice che la nostra percezione non è solo un riflesso, ma qualcosa di più complesso.

Persone e numeri

La teoria costruttivista afferma che i sensi veicolano l’informazione proveniente dalla realtà, ma che questa è troppo caotica per il nostro cervello. Pertanto, il nostro cervello deve strutturarla e, per farlo, categorizza le informazioni caotiche in concetti e interpretazioni. Con un’affermazione del genere, la realtà diventa qualcosa di inaccessibile.

Costruttivismo e socio-costruttivismo

Per riassumere, possiamo pensare al costruttivismo come a un postulato epistemologico. In questo postulato, noi siamo degli agenti attivi per quanto riguarda la nostra percezione: non riceviamo una copia letterale del mondo.

Siamo noi, mediante tutte le nostre percezioni, a dare forma al mondo che abbiamo dentro e fuori di noi . A questo punto, se ciascuno di noi è una persona attiva che costruisce la sua realtà, come è possibile che tutte le persone abbiano una visione della realtà molto simile?

Per dare una risposta a tale quesito, possiamo fare riferimento allo psicologo Vygotskij e alla sua teoria socio-costruttivista che si basa sulla cultura. Nonostante ognuno di noi costruisca il suo mondo, tutti nasciamo in una società e in una cultura che ci guida. Dato che nasciamo immersi in una cultura, questa non solo orienta le nostre interpretazioni, ma da essa prendiamo anche in prestito una moltitudine di costrutti. Una prova a favore di questo è che i costrutti che possediamo della nostra realtà assomigliano di più a quelli delle persone della nostra stessa cultura, piuttosto che a quelli di chi vive in paesi molto lontani.

Riflesso di ragazzo in uno specchio rotto

La conclusione è che tutte le idee, le conoscenze e le teorie sono costrutti sociali. La realtà ci è aliena, persino le leggi fisiche implicherebbero una parte di un costrutto sociale che si è creato in un contesto concettuale condiviso. In questo aspetto, la scienza non spiegherà dunque gli avvenimenti della realtà, ma del nostro costrutto congiunto alla realtà.

Questi postulati hanno rappresentato, in certa misura, una rivoluzione nella storia della psicologia e in altre scienze. Grazie al socio-costruttivismo, molte aree della psicologia hanno cambiato totalmente il loro paradigma e hanno ampliato il loro spettro. La domanda che ci possiamo porre adesso è: il costruttivismo è la risposta corretta o ci resta ancora molto da scoprire?


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