Le critiche continue non accelerano il cambiamento

Le critiche continue non accelerano il cambiamento

Ultimo aggiornamento: 06 novembre, 2016

Un rimprovero è una critica, una lamentela riguardo ad un’altra persona, un’aggressione mascherata dalle parole. È un mostro che si alimenta di frustrazione e diventa sempre più grande con il rancore e la rabbia. Ha l’intenzione di cambiare tutto, ma il suo unico fine è scaricare la tensione e distruggere l’altro.

Molto spesso utilizziamo i rimproveri o le frecciatine per lamentarci di qualcosa che non ci piace di un’altra persona, e ci aspettiamo che questa modifichi il suo modo di agire. Tuttavia, queste critiche non spingono al cambiamento, bensì deprimono l’altro, facendolo sentire indifeso e colpevole.

Chi riceve la critica si sente attaccato e la sua reazione immediata sarà di difesa, rabbia e senso di colpa. Come il vento che leviga poco a poco la pietra, le critiche rovinano le relazioni tra due persone in modo discreto, ma continuo.

La frustrazione di chi critica

Dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima ma, in molti casi, non  sono gli occhi a riflettere quello che siamo, ma le nostre parole. Le critiche rivelano rabbia, frustrazione, mancanza di abilità di comunicazione e di gestione dei rapporti con gli altri.  

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La loro funzione è un mix di scarica emotiva e manipolazione dell’altro. Chi le realizza lancia parole taglienti con lo scopo che l’altra persona cambi e faccia ciò che desideriamo. Nonostante ciò, questi messaggi producono pochi cambiamenti.

Le cause delle critiche possono essere svariate, da piccole azioni insignificanti ad aspetti importanti di una relazione. Quando si verificano in modo sporadico, non sono negative; il problema si presenta quando diventano un’abitudine e non un’eccezione.  

Sono come una spada, lunga ed affilata

A volte sono piccole, sottili, ma costanti, come la tortura della goccia d’acqua che cade sulla testa giorno dopo giorno, fino a causare gravi ferite. Altre volte le critiche sono limitate e sporadiche, ma brusche ed intense, e producono danni che necessitano molto tempo per essere riparati.

Le critiche di solito sono ripetitive, stereotipate, emotivamente cariche e si ripetono nel tempo. Fanno spesso riferimento ad aspetti del passato o ad azioni abituali dell’altro e si concentrano su una persona piuttosto che su un fatto.

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Le critiche sono attacchi e, in molte occasioni, vengono accompagnate da parole taglienti. Nella loro forma più estrema ridicolizzano, insultano o minacciano l’altro, facendolo sentire indifeso, triste, colpevole, poco coraggioso o insicuro.

Feriscono, ma non cambiano

Di solito si ottiene l’effetto contrario, quanto più ci si lamenta o si critica qualcosa, meno probabilità si hanno che  cambi. Le critiche allontanano le persone, rendendo il cambiamento e la comunicazione sempre più complicati.

Le critiche e i problemi di comunicazione sono spesso uno dei principali fattori che portano una relazione al capolinea. I rimproveri agiscono come barriere ed impediscono alla relazione di fluire in modo normale.  

Esistono altre forme di comunicazione meno nocive

Se le emozioni vi affogano, potete ricorrere all’altro come appoggio piuttosto che come sacco da box. Se vi sono aspetti dell’altro che vi fanno sentire frustrati, potete dirgli, con tono tranquillo e senza criticare, come vi sentite, cosa vi ha dato fastidio e come vi piacerebbe che l’altro si comportasse in futuro.

Trasformate le critiche in richieste. Non è lo stesso dire: “Sei sempre occupato, sembra che di me non ti importa niente”, che “Ultimamente non passiamo molto tempo insieme, mi manchi. Credi che potremmo fare qualcosa insieme questa settimana?”

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Ecco alcune tecniche per trasformare le critiche in messaggi meno dannosi:

  • I sentimenti sono vostri, indipendentemente da chi li causa. Non incolpate l’altro per quello che state provando e assumetevi la responsabilità delle vostre emozioni.
  • Concentratevi sul presente e sul futuro invece che sul passato. È meglio intervenire sul presente, poiché dà la possibilità di agire, mentre il passato ci rinchiude in una gabbia dalla quale non possiamo scappare. È meglio dire: “La prossima volta mi piacerebbe che lo facessi”, piuttosto che “Non mi dai mai importanza”.
  • Siate concreti invece di generalizzare. Una persona non può cambiare quello che è, ma può modificare quello che fa. Concentratevi sulle azioni concrete invece che sul modo di essere dell’altro, perché questo vi aiuterà a risolvere meglio il problema. Provate con: “Oggi ti vedo nervoso: che succede?”, invece di “sei odioso, sei sempre di cattivo umore”.
  • Usate il per favore, il grazie e il mi dispiace senza ironia. Le parole e il tono di voce adeguato evitano molteplici discussioni.

La virtù del domandare non implica necessariamente il ricevere

Esprimerci in modo adeguato non implica essere d’accordo. È possibile che, anche se ricorrete ad una buona comunicazione, continuino ad esserci aspetti che non approvate o che vi piacerebbe che l’altro cambiasse. Tuttavia, a volte l’incontro non è sempre possibile.

È molto più semplice il dialogo, il cambiamento da vicino e il supporto piuttosto che il distacco e il dolore. Nonostante spesso due persone non possano andare sempre d’accordo, è molto più confortante fare dell’altro il vostro alleato piuttosto che il vostro nemico.


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