Debriefing psicologico: che cos'è?

Il debriefing psicologico cerca di offrire ai professionisti dell'emergenza uno spazio per la cura della propria salute mentale dopo un evento traumatico.Per saperne di più su cosa si tratta.
Debriefing psicologico: che cos'è?
Francisco Pérez

Scritto e verificato lo psicologo Francisco Pérez.

Ultimo aggiornamento: 11 aprile, 2024

Il debriefing psicologico è un intervento breve che si realizza nei primi giorni successivi a un evento traumatico: una catastrofe naturale (terremoto, inondazione), un incidente aereo o ferroviario, etc.

Coinvolge un gruppo di persone che hanno vissuto la stessa esperienza e ha l’obiettivo di favorire il sostegno intragruppo. È uno spazio in cui è possibile esprimere liberamente tutti i sentimenti, i pensieri e le reazioni legate all’esperienza vissuta. Il debriefing psicologico permette di prevenire l’insorgere di forme post-traumatiche o disturbi mentali.

I partecipanti si riuniscono per alleggerire il carico emotivo connesso all’esperienza. Diretto da uno psicologo, l’incontro si basa sul racconto verbale di quanto vissuto.

Il debriefing è una tecnica progettata per concludere eventi potenzialmente traumatici. È considerato di grande utilità soprattutto nei professionisti che operano nel campo delle emergenze.

Anche i professionisti sanitari dell’emergenza subiscono un trauma

Chi lavora nel campo delle emergenze è una persona che partecipa emotivamente all’evento drammatico, soffre e può aver bisogno di sostegno. Spesso sono i grandi dimenticati, i professionisti che svolgono un’attività ad alto rischio di trauma psicologico, soprattutto nelle situazioni che richiedono intervento immediato.

Spesso assegnati a incarichi lavorativi senza tenere conto dell’esperienza o dell’età, possono andare incontro a episodi di stress acuto. In altri casi è il professionista a non riconoscere che la situazione è superiore alle sue stesse forze.

La richiesta di intervento in caso di catastrofe non è prevedibile. I turni sono serrati e l’impegno che si esige vario e immediato. Le risorse da attivare (se si possiedono) sono molteplici.

In una situazione del genere sono da tenere in conto anche risposte poco operative o meno efficaci; sono, da un certo punto di vista, normali e prevedibili se consideriamo l’entità e la gravità della situazione affrontata.

Sintomi di stress sperimentati dai professionisti dell’emergenza

I sintomi da stress che può sperimentare chi interviene dopo un evento catastrofico e lavora sotto pressione sono vari. Possono andare dalla nausea e brividi, alla mancanza d’aria fino alla debolezza.

Sicuramente a livello cognitivo il professionista è molto attento e vigile, ma avrà pensieri negativi difficili da bloccare. La risposta emotiva sarà paura, ansia, irritazione e persino shock emotivo.

Sul piano fisico, sono comuni reazioni come l‘incapacità di riposare e una comunicazione verbale accelerata e gridata. Per evitare che questi sintomi si accentuino, si ricorre al debriefing psicologico. Senz’altro uno strumento eccezionale.

Perché è importante riconoscere lo stress e intervenire?

Gli effetti dello stress sui professionisti dell’emergenza possono essere veramente dannosi. Vediamone alcuni:

In ambito lavorativo

  • Minore qualità del lavoro.
  • Aumento dell’assenteismo.
  • Minore coinvolgimento o interesse.
  • Aumento dei conflitti con colleghi, superiori o subordinati.

In ambito familiare

  • Conflitti con il partner o altri familiari.
  • Bisogno di scaricare le emozioni o fornire resoconti ai quali il familiare non è preparato.
  • Tendenza alla chiusura e all’isolamento, nel tentativo di non coinvolgere il familiare.
Momento di debriefing tra medici

Avvio del debriefing psicologico

Il debriefing psicologico dovrebbe essere parte integrante dell’organizzazione del lavoro. Va considerata come una specie di “manutenzione” per evitare il danneggiamento degli ingranaggi più importanti: le persone.

D’altra parte, il sostegno di gruppo o le riunioni di sfogo emotivo suscitano consensi e critiche. Molte organizzazioni usano questa tecnica, in alcune delle sue versioni, per supportare chi aiuta a gestire le emozioni.

Questi incontri hanno regole precise e sono condotti da un esperto. Nel corso della seduta i partecipanti raccontano gli eventi in modo obiettivo e le reazioni cognitive ed emotive scaturite.

Una volta finito il turno di lavoro o l’intera operazione di salvataggio, si dovrebbe favorire un incontro disteso del gruppo di lavoro, che incoraggi i partecipanti a:

  • Descrivere l’esperienza vissuta.
  • Parlare delle sensazioni sperimentate.
  • Informare su eventuali sintomi fisici o psichici derivati dai traumi.
  • Ricevere informazioni su come comportarsi di fronte a tali sintomi.
Mani che stringono una mano

Fasi del debriefing psicologico

Il debriefing non viene lasciato all’improvvisazione, bensì si articola nelle seguenti fasi:

  • Esposizione degli obiettivi.
  • Fatti: ogni partecipante si presenta e spiega cosa è successo.
  • Pensieri: ogni partecipante descrive sentimenti e pensieri.
  • Reazioni: le reazioni individuali vengono commentate. Ogni partecipante è invitato a concentrarsi sugli aspetti peggiori dell’esperienza.
  • Sintomi: ogni partecipante espone le risposte allo stress sperimentate durante e dopo l’incidente.
  • Riflessione: si insiste sulla normalità di tali reazioni e si insegnano o ricordano i meccanismi dell’affrontamento.
  • Chiusura: si risponde alle domande, si dà l’opportunità di dare voce a qualunque pensiero rimasto inespresso e si offre la possibilità di un sostegno aggiuntivo.

Dopo il debriefing, quando si è tornati alla “normalità”, è possibile continuare a manifestare alcuni sintomi. Tra questi: rifiutare il riposo, fare un’eccessiva autocritica del proprio modus operandi, sentirsi incompresi dalle persone care o dai conoscenti, etc.

Lo stress sperimentato dopo l’intervento, in caso di emergenza o catastrofe, può raggiungere livelli molto alti e difficili da gestire. È utile realizzare il debriefing psicologico tra le prime 24 e 72 ore successive all’evento.

Il debriefing, in altre parole, tenta di dare voce alla sofferenza, di fornire una struttura all’evento traumatico, di dare sollievo allo stress.

Si tratta di imparare a capire e gestire le normali reazioni derivanti da un evento traumatico. A tale scopo, viene creato uno spazio in cui le persone si sentano finalmente al sicuro, accompagnate e guidate terapeuticamente nel processo di integrazione e risoluzione.


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