Quando deludere la famiglia significa poter essere se stessi
A volte deludere la famiglia è quasi d’obbligo per poter essere liberi, per potersi riaffermare come persone, come individui meritevoli di felicità e padroni della propria indipendenza. Rompere o discutere determinati dettami familiari è un atto salutare che permette un rinnovamento interiore ed esteriore, e che allo stesso tempo costringe i nostri parenti ad accettarci per come siamo, per chi siamo diventati.
Non è facile. Durante la prima fase del ciclo vitale, c’è sempre un momento nel quale il bambino si sveglia e prende piena coscienza delle sottili incongruenze che albergano in molte dinamiche familiari. Percepisce con stupore, per esempio, comportamenti che i genitori gli impongono con severità, ma che loro non mettono in pratica. Fatica a comprendere anche quell’amara distanza tra le aspettative che vengono riposte su di lui e quelle che liberamente costruisce, sente e considera.
“Non ci può essere profonda delusione dove non c’è un amore profondo.”
-Martin Luther King-
Le regole familiari sono come piccoli atomi che cozzano tra di loro. Creano una materia invisibile della quale nessuno è consapevole, ma che provoca asfissia. L’origine di queste regole si deve alla forza intergenerazionale, al proprio sistema di credenze, di esigenze e di codici incoscienti; tutti aspetti che vengono espressi non solo dal contenuto del messaggio, ma anche dal tono con il quale vengono espressi e tramite il linguaggio non verbale.
Così, senza quasi rendercene conto, veniamo modellati da tutta una serie di atteggiamenti e credenze che interiorizziamo in silenzio, oltre che con enorme sofferenza. Finché, quasi all’improvviso, realizziamo di non voler far parte di quei rompicapi, comprendiamo che la nostra famiglia non è sempre “funzionale” alle nostre esigenze per via dei troppi silenzi, dei troppi sguardi bassi. È in quel momento che decidiamo di prendere delle decisioni, di intraprendere un cammino tutto nostro che, come effetto collaterale, rischia di deludere i nostri genitori.
Deludere la famiglia: la complessità di alcuni legami familiari
Quando Luca è venuto al mondo, sua madre aveva 41 anni e suo padre 46. Per i suoi genitori, avere solo un figlio non è stata una scelta, ma il risultato di un processo molto duro. Prima di lui, la madre aveva avuto quattro aborti spontanei, per poi averne un altro anche dopo la nascita di Luca. Senza volerlo, e senza quindi averlo desiderato, Luca è cresciuto sotto il peso di miriadi di aspettative che i genitori hanno riposto in lui. Un insieme di speranze, sogni e desideri.
Eppure, Luca non è mai stato un bravo studente, né un ragazzo docile e tranquillo, tanto meno obbediente. La cosa peggiore è che durante questi insuccessi scolastici, è stato costretto a convivere con lo spettro dei suoi fratelli mancati, quei bambini mai arrivati e che i genitori tanto rimpiangevano. “Sicuramente uno di loro sarebbe diventato un ingegnere come me”, “Di sicuro uno di loro sarebbe stato più assennato, più responsabile…”
Oltre alla continua idealizzazione immaginaria dei suoi genitori, Luca ha anche dovuto affrontare commenti da parte dei nonni e degli zii. “Ascolta tua madre, lascia perdere la musica e concentrati sulla carriera. I tuoi genitori hanno tanto sofferto per averti, non ti costa nulla renderli felici per una volta…”
Adesso, giunta l’età in cui si può finalmente rendere responsabile delle sue decisioni, Luca ha deciso di seguire un corso all’estero per entrare in conservatorio. È consapevole di deludere la famiglia. Sa di causare dolore ai suoi genitori, ma è incapace di riconoscersi in quel paradigma familiare abitato da fantasmi e da aspettative impossibili. Luca ha bisogno di realizzarsi, aspirare ad una vita coerente nella quale sia lui a fare, lui a dire e lui a sentire.
Quando deludere la famiglia vuol dire aprire gli occhi
L’anno scorso è stato condotto un interessante studio presso l’Università dello Utah nel quale sono state illustrate le migliori strategie per aiutare le persone che si ritengono, all’interno della famiglia, le “pecore nere”. Non vi sorprenderà sapere che gestire queste situazioni è estremamente complicato, tanto che la causa di molti dei nostri problemi emotivi è spesso quel duro insieme di valori, necessità e credenze presenti in famiglia.
“Il sangue ci rende solo parenti, è l’amore che ci rende una famiglia”
Saper reagire, saper maneggiare con efficacia queste realtà è fondamentale per il nostro benessere. Così, le tre conclusioni che lo studio ha portato alla luce ci possono servire come orientamento qualora ci trovassimo a dover affrontare una situazione familiare di questo tipo.
-Dobbiamo percepirci come “pecore nere resilienti”, ovvero persone capaci di reagire alle avversità con l’intento di avanzare, ma senza dimenticare tutto ciò che abbiamo vissuto e imparato.
-Trovare aiuto, sostegno e orientamento fuori dalla nostra cerchia familiare è fondamentale per poter adottare anche altre prospettive, per avere più fiducia in noi stessi e coraggio per decidere.
-È necessario anche mostrarsi assertivi nei confronti della nostra famiglia, perché esprimere ad alta voce le proprie necessità, i propri pensieri e desideri non deve per forza rappresentare una minaccia se lo facciamo in modo rispettoso, con maturità e convinzione. La delusione non sarà che un modo efficace e necessario col quale avvicinare i nostri genitori alla verità.
A sua volta, e per concludere, è importante non percepirci come “emarginati”. Al di là del fatto che a molte “pecore nere” non dà fastidio, almeno in apparenza, essere elementi distruttivi e sfidanti all’interno del nucleo familiare, spesso finiscono per essere schiavi di tale etichetta che gli altri hanno messo loro. Proprio a causa di questa etichetta, molte di queste persone sono portate a prendere decisioni contrarie al volere della famiglia soltanto per sfida, senza magari nemmeno condividere la decisione presa.
Cambiamo prospettiva su questo valore contorto che ci hanno addossato tanto tempo fa ed entriamo nell’ottica che deludere la famiglia, a volte, non ha nessuna connotazione negativa. Si tratta di un atto necessario col quale ci riaffermiamo come persone indipendenti dotate di un criterio personale.
Immagini per gentile concessione di Łukasz Gładki