Distorsioni cognitive del giocatore patologico
Le distorsioni cognitive del giocatore sono fenomeni cognitivi falsati molto comuni. Quando parliamo di disturbi mentali come il gioco patologico, acquisiscono ancora più importanza, in quanto in molti casi ne sono la causa oppure sono tra i fattori che lo alimentano.
Il gioco è una delle attività più vecchie del mondo. Nella storia dell’umanità si possono trovare nomi di celebri personaggi ossessionati dal gioco. L’imperatore Claudio, Dostoevskij o il dongiovanni Casanova sono solo alcuni esempi.
Ma è solo a partire dal 1980 che il gioco inizia ad acquisire maggiore rilevanza, quando si iniziano a notare i possibili problemi che può scatenare a livello sociale, personale e lavorativo. Proprio allora il DSM-III lo include nella categoria diagnostica.
Quando parliamo di gioco patologico, facciamo riferimento al gioco d’azzardo. I videogiochi, quindi, non rientrano in questa categoria, sebbene ciò non escluda che provochino gli stessi livelli di dipendenza.
Secondo i manuali diagnostici, il gioco patologico è caratterizzato dalla perdita del controllo sul gioco stesso e dall’insorgere di un rapporto di dipendenza. Il soggetto continua a giocare pur consapevole delle conseguenze negative.
Il gioco patologico è passato dall’essere classificato come un disturbo da controllo degli impulsi a essere incluso nel gruppo dei disturbi da dipendenza nel DSM-5, poiché condivide con essi diverse caratteristiche.
Gli inutili sforzi del paziente ludopata che prova a resistere all’impulso del gioco portano a un fallimento totale dei suoi obiettivi personali, familiari e/o professionali.
Distorsioni cognitive del giocatore
I giocatori patologici ospitano nella propria mente determinate convinzioni irrazionali o distorsioni cognitive che li spingono a proseguire nella loro dipendenza da gioco.
Le distorsioni cognitive del giocatore sono anomalie che si verificano durante l’elaborazione dell’informazione. Non sono necessariamente patologiche, visto che tutti – chi più chi meno – ne soffrono, ma è tuttavia consigliabile intervenire quando diventano troppo frequenti e ci impediscono di andare avanti. Le distorsioni cognitive tipiche dei giocatori patologici sono le seguenti:
- Illusione di avere il controllo. Si tratta della convinzione che i risultati del gioco dipendano più dalle proprie azioni che dal destino. La persona pensa davvero di essere in grado di controllare da sola le partite e i suoi risultati. Per esempio, un giocatore patologico può dire a se stesso: “Ho un metodo infallibile per vincere”. Arriva a convincersi di questa distorsione, il che lo porta, ovviamente, a continuare a giocare.
- Fissarsi sulle combinazioni assolute. La persona misura il successo nel gioco concentrandosi unicamente sulle vittorie ottenute, senza tenere conto delle sconfitte. Di solito, il giocatore patologico perde molto più di quanto vince, ma questa distorsione lo protegge dalla realtà e lo tiene ancorato alla dipendenza.
Altre distorsioni tipiche del giocatore patologico:
- Superstizioni o correlazione illusoria. Sono associazioni accidentali tra un determinato evento o condotta e un premio, in modo tale che il giocatore arriva a credere che il suddetto evento aumenti la probabilità di vincere. Può essere paragonato all’abitudine di portare un amuleto o eseguire un determinato rituale. Evidentemente si tratta di un pensiero magico, visto che sappiamo che il giocatore patologico non può controllare con le sue azioni la vittoria o la perdita. Un esempio di questa distorsione cognitiva potrebbe essere: “Se tiro i dati mentre sono girato di schiena, otterrò un punteggio maggiore”.
- Personificazione della macchina. Alcuni giocatori patologici attribuiscono caratteristiche animate alle macchine o agli oggetti con cui giocano di solito. Potrebbero dire a se stessi: “La macchina mi sta ingannando, vuole confondermi, ma non ci riuscirà. Ho tutto sotto controllo.
Come vincere le proprie distorsioni cognitive?
Il primo passo è far sì che il giocatore patologico si renda conto dell’anomalia. Le distorsioni cognitive non sono facili da individuare perché nel tempo diventano automatiche. Un modo per individuarle è chiedere al paziente ludopata di compilare un registro personale ogni qual volta prova l’impulso di giocare. Se spiegato in modo adeguato e se il paziente lo compila nel modo corretto, egli prenderà coscienza delle distorsioni cognitive con cui agisce di solito.
Grazie a ciò, potremo mostrargli quali sono le distorsioni più comuni commesse dagli individui affetti da ludopatia e chiedergli con quale (o con quali) si identifica maggiormente. Fatto questo, è necessario che il paziente capisca che queste distorsioni cognitive vengono alimentate soprattutto dalla sua dipendenza dal gioco.
Attuare dei cambiamenti per migliorare la situazione
Per modificare queste distorsioni, è importante metterle in dubbio e intervenire attraverso pensieri basati sull’obiettività e sulla realtà.
Questo è possibile attraverso una messa in discussione di tipo socratico e con la scoperta guidata. Il paziente si domanda cioè quali dimostrazioni o quali prove abbia a supporto di quel pensiero che continua ad avere. “Perché sono così sicuro che il mio metodo sia infallibile? Dipende davvero dal fatto che io vinca o perda? Qual è la prova?”.
A seguito del dialogo socratico con se stesso e dopo essere caduta in questi errori di distorsione, la persona sarà maggiormente disposta a cambiare questo suo modo di pensare.
Per riuscirci, però, dovrà ripassare tutte le domande che si è posto e preparare una risposta razionale, che a partire da ora sarà il suo mantra mentale. Per esempio: “Non ho il controllo sulla macchina che funziona sulla base del caso”, “Ho vinto alcune volte, ma i dati provano che ho perso ancora di più. Non c’è appagamento”.
Facendo pratica, il giocatore si renderà conto, poco per volta, dell’inutilità del suo comportamento e del fatto che il suo problema genera solo nuovi problemi: economici, familiari o lavorativi. In tal modo ci si aspetta che la persona finisca con il perdere interesse e che abbandoni il gioco.
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- Mañoso, V., Labrador, F.J., y Fernández-Alba, A. (2004). Tipo de distorsiones cognitivas durante el juego en jugadores patológicos y no jugadores. Psicothema: Vol. 16, nº 4, pp. 576-581