Disturbi del sonno e malattie neurodegenerative
Avete sicuramente già sentito parlare di malattie neurodegenerative. Si verificano quando i neuroni del sistema nervoso centrale smettono di funzionare, o muoiono progressivamente. Questo è il motivo per cui affiorano segnali e sintomi a livello neurologico. Le conseguenze possono interessare molti aspetti della vita del malato e in alcuni casi possono provocare disturbi del sonno.
Queste malattie, come indica il nome, peggiorano nel tempo e nella maggior parte dei casi non prevedono una cura definitiva. Possono avere un’origine genetica o essere causate da un tumore o un ictus. Inoltre, hanno una maggiore incidenza nelle persone che assumono grandi quantità di alcol o sono esposte a determinati virus o tossine. Ma in che modo scatenano dei disturbi del sonno?
Uno studio condotto presso l’Università di Toronto, in Canada, ha dimostrato che i disturbi del sonno REM possono anticipare l’affiorare di una malattia neurologica.
Come sogniamo?
A partire dagli Anni ’60, gli scienziati hanno iniziato ad affermare che i sogni si verificano durante la fase REM. Il tronco encefalico è la regione chiave del controllo delle esperienze oniriche. Quest’area si trova alla base del cervello e comunica con l’ipotalamo per poter effettuare il passaggio dal sonno alla veglia e viceversa.
I neuroni glutammatergici Sub C (che regolano il passaggio dal sonno REM a quello non-REM) avviano una reazione a catena che prende il nome dall’area cerebrale in cui si trovano: il locus coeruleus o punto blu. Questa reazione produce, in ultima istanza, il rilascio del neurotrasmettitore GABA (acido gamma-amminobutirrico) che, a sua volta, riduce il livello di eccitazione nell’ipotalamo e nel tronco encefalico.
Questo neurotrasmettitore è prodotto dai neuroni GABAergici, responsabili del controllo del tempo di inizio del sonno REM, dei suoi effetti e, in particolare, della paralisi muscolare che si verifica durante il sonno profondo. Quando queste cellule vengono attivate, si verifica una rapida transizione al sonno REM. Il tronco encefalico invia segnali per rilassare i muscoli e non muovere gli arti.
A partire da questi importantissimi concetti di base, alcuni ricercatori canadesi hanno cercato di esaminare a fondo i disturbi del sonno REM, tra cui cataplessia, narcolessia e disturbo del comportamento del sonno REM.
Disturbi del sonno REM
Le persone che soffrono di disturbi del sonno REM muovono gambe e braccia o si alzano e svolgono attività tipiche dello stato di veglia, pur continuando a sognare. In effetti, alcuni possono persino arrivare a parlare o gridare.
Questo disturbo viene però considerato una patologia quando potrebbe mettere in pericolo la persona che dorme o chi le sta intorno. A volte le conseguenze negative (come l’autolesionismo o eventuali lesioni al partner durante il sonno) rendono necessaria una diagnosi. La buona notizia è che il disturbo del sonno REM, di solito, può essere trattato con successo.
Le fasi del sonno
Ciò che è conosciuto come “sonno” implica transizioni tra 3 momenti diversi: veglia, sonno REM e sonno N-REM. Una varietà di caratteristiche definisce ogni stato, ma per capire il disturbo comportamentale del sonno REM è importante sapere cosa succede durante quest’ultimo.
Durante questa fase intermedia, l’attività elettrica del cervello assomiglia all’attività elettrica osservata durante la veglia. Anche se i neuroni durante il sonno REM funzionano in modo similare alla fase di veglia, si verifica comunque una paralisi muscolare temporanea.
In alcuni disturbi del sonno, come narcolessia, parasonnie o disturbo del comportamento del sonno REM, le distinzioni tra questi diversi stati si confondono. Si ritiene che le barriere neurologiche che separano questi stati non funzionino correttamente. Sebbene la causa di questi fenomeni non sia ancora compresa del tutto.
Le persone con disturbo del sonno REM non presentano tale paralisi muscolare; possono dunque muoversi, rappresentando i sogni drammatici o violenti.
Disturbi del sonno REM e relazione con le malattie neurodegenerative
Nell’esaminare i difetti nei circuiti cerebrali che causano questi disturbi del sonno, i ricercatori hanno fatto una scoperta interessante. I disturbi del sonno REM sono correlati a diverse malattie neurodegenerative che tendono a verificarsi nella vecchiaia.
I risultati ottenuti suggeriscono che i processi neurodegenerativi inizialmente influenzano i circuiti che controllano il sonno REM e, in particolare, i neuroni SubC. È stato osservato che oltre l’80% delle persone che soffrono di disturbi del sonno REM alla fine sviluppano sinucleinopatie come il morbo di Parkinson e la demenza a corpi di Lewy (o DLB).
Questa ricerca sostiene che i disturbi del sonno possono essere un segnale di allarme precoce delle malattie neurodegenerative, che potrebbero apparire circa 15 anni dopo.
Va notato che sia il morbo di Parkinson che la demenza a corpi di Lewy sono caratterizzati da un accumulo intraneuronale di una proteina chiamata alfa-sinucleina. I ricercatori sperano, dunque, che lo studio di questa proteina possa spianare la strada verso terapie neuroprotettive che impediscano lo sviluppo di queste drammatiche patologie.
La diagnosi dei disturbi REM permette di intraprendere azioni preventive per il mantenimento della salute neuronale, molto prima che si sviluppino condizioni neurologiche più gravi.