Disturbi dissociativi: modello cognitivo comportamentale di Fine

Il modello cognitivo comportamentale di Fine è stato specificamente sviluppato per il trattamento dei disturbi dissociativi e si basa sul modello BASK di Braun. Ne parliamo nel dettaglio in questo articolo.
Disturbi dissociativi: modello cognitivo comportamentale di Fine
Alicia Escaño Hidalgo

Scritto e verificato lo psicologa Alicia Escaño Hidalgo.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

I disturbi dissociativi presuppongono la frammentazione o la disconnessione della psiche. Nei soggetti sani vi è un’integrazione tra i pensieri, i ricordi, le emozioni, le azioni e l’identità; mentre in questo tipo di disturbo tale continuità è del tutto interrotta.

In genere, il disturbo dissociativo si manifesta come reazione a un trauma. Rappresenta, di fatto, un meccanismo di difesa, una protezione di fronte al dolore sperimentato dalla persona. Ciò le permette di tenere a bada i ricordi angoscianti, affinché non raggiungano la coscienza.

In questo modo, il paziente evita di affrontare nuovamente – anche in forma di ricordi, incubi o pensieri – la situazione stressante. La conseguenza è, però, lo stravolgimento della sua vita.

I sintomi vanno dalle amnesie dissociative, in cui la persona rimuove totalmente una parte dolorosa della sua vita come se non fosse mai avvenuta, allo sviluppo di nuove identità separate da quella originale.

I disturbi dissociativisono generalmente di natura cronica, ma possono anche manifestarsi a ondate, in ragione del fatto che il paziente si trovi o meno in un periodo di stress.

Trattandosi di disturbi psichici di tipo complesso, anche l’intervento non è dei più semplici. Il compito del terapeuta, in questo caso, è far riaffiorare quanto risulta nascosto. A tale scopo, è stato sviluppato il modello cognitivo comportamentale di Fine, un modello integrativo che soddisfa i requisiti di esplorazione e stabilizzazione del trattamento.

Uomo seduto su una poltrona.

Obiettivi e principi del modello cognitivo comportamentale di Fine per i disturbi dissociativi

In questo modello si favorisce la sicurezza, la prevedibilità e la coerenza. È dunque, una terapia ben strutturata. Esistono due modi per spiegare gli obiettivi del trattamento per i pazienti con disturbo dissociativo: raggiungere in modo sistematico l’obiettivo e ottenere la motivazione delle diverse parti della psiche per sperimentare l’integrità degli eventi e la continuità della storia nel tempo, usando come riferimento il modello di Braun.

Il modello di Braun, denominato BASK, sostiene che, in uno stato non dissociativo, gli eventi vengano vissuti quasi in forma simultanea. Tale simultaneità ha luogo in quattro dimensioni: prendere atto dell’evento, associare dei comportamenti a tale evento, provare sensazioni e anche affetti.

Nelle persone affette da disturbo dissociativo, tutte o lacune tra queste interconnessioni possono risultare interrotte o ricombinarsi in modo arbitrario.

Lo scopo finale del modello cognitivo comportamentale di Fine è riconnettere le quattro dimensioni del modello BASK per ogni evento vissuto. Le molteplici realtà del paziente vengono rinegoziate e trasferite da una vita inevitabilmente decontestualizzata a una che progressivamente diviene integrata.

Fasi del modello: soppressione dell’affetto

Il modello cognitivo-comportamentale di Fine è orientato verso l’integrazione in fasi, in cui la soppressione iniziale della fase dell’affetto è seguita dalla dissoluzione dello stesso. Consta di due fasi ben distinte.

Fase della soppressione dell’affetto.

Promuove la soppressione iniziale dell’affetto nell’arco di gran parte degli stati della persona, in un momento in cui l’affetto è incontrollabile e ingestibile.

Le strategie cognitive utilizzate aiutano il paziente a concentrarsi su qualcosa di diverso dall’affetto. In questa fase, si iniziano a identificare le personalità o a conoscere i diversi stati dell’Io. La gran parte della ristrutturazione cognitiva avviene proprio in questa fase.

Il paziente apprende nuovi modi di affrontare vecchi problemi. Sempre in questa fase, il terapeuta introduce interventi mirati al rafforzamento dell’Io e interventi ipnotici mirati alla sicurezza, alla modulazione degli affetti e alla riconfigurazione delle diverse parti della psiche.

Il paziente apprende, anche, le regole esplicite e implicite del trattamento, prende atto dei limiti e familiarizza con le conseguenze della violazione dei limiti.

Ragazza triste.

Fase di dissoluzione dell’affetto per trattare i disturbi dissociativi

Una volta che il paziente comincia ad abbandonare i vecchi schemi e ad adottare quelli più adattivi, il terapeuta introduce il lavoro abreativo. Questo lavoro diluisce l’intensità dell’affetto senza modificare il contenuto dell’esperienza del paziente.

L’approccio successivo include la tecnica della desensibilizzazione sistematica agli affetti opprimenti, preferendo le abreazioni frazionate a quelle totali.

Lo sviluppo della terapia secondo questa sequenza, permette alla maggior parte dei pazienti affetti da disturbo dissociativo di completare l’integrazione, indipendentemente dal contenuto delle loro esperienze.

Oltre alle due fasi citate, il paziente può portare il suo materiale in terapia. Nello specifico: materiale post-traumatico primario e secondario, fantasie e confabulazioni.

Il materiale primario costituisce il vero lavoro con gli eventi originali che hanno investito il paziente. Il materiale secondario comporta il lavoro su quello a cui sono stati costretti a testimoniare, visivamente o uditivamente.

La confabulazione, nel paziente con un disturbo dissociativo, è piuttosto consistente. Egli si sente spesso come un bambino costretto a trovare una spiegazione per rispondere in modo soddisfacente all’abusante o a se stesso. Infine, le fantasie forniscono una piacevole fuga dalla dura realtà.


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  • Caballo, V (2007). Manual para el tratamiento cognitivo conductual de los trastornos psicológicos. SIGLO XXI. Vol. I

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