Disturbi internalizzanti: quando i bambini soffrono
Timidezza, preoccupazione, paure, fobie, sbalzi d’umore … I bambini a volte possono mostrare comportamenti poco affini al loro carattere. Capire, conoscere e individuare i primi sintomi dei disturbi internalizzanti può aiutarci a curare e prevenire la depressione infantile.
I bambini vivaci, irrequieti e indisciplinati attirano sempre la nostra attenzione. Sia a casa sia in classe, è impossibile non accorgersi di chi picchia gli altri, provoca, risponde e raramente sta fermo.
Questo profilo rientra in quelli che possiamo definire disturbi esternalizzanti. In altre parole, sono bambini che rispondono al loro ambiente rendendosi visibili in modo ovvio.
Al contrario, c’è chi, lungi dall’essere problematico, difficilmente si fa notare; vive in fondo all’aula, in silenzio, nel suo mondo speciale. Sono i bambini che fuggono dal mondo ed evitano a tutti i costi di attirare l’attenzione.
In una classe raramente suscitano la preoccupazione dei docenti. In un certo senso, questo essere miti e sereni viene apprezzato quando le aule sono affollate e le esigenze così varie.
Trascurare questi bambini o adolescenti, tuttavia, può essere deleterio. Perché talvolta si nascondano dietro il loro aspetto calmo e sfuggente, ma in realtà hanno bisogno di aiuto. Soffrono di disturbi internalizzanti, l’origine della sofferenza infantile.
Disturbi internalizzanti: definizione, sintomi e trattamento
«Sì, ultimamente mi sta sempre addosso, non si stacca mai», «È timido, uno di quei bambini che hanno paura di tutto», «Devo sempre portarlo dal pediatra: quando non è mal di pancia, è un’allergia cutanea…».
Commenti di questo tipo sono frequenti tra i genitori dei bambini con disturbi internalizzanti. In generale, non è facile notare che dietro questo comportamento si nasconde un disturbo psicologico. Il problema, però, prima o poi viene a galla, soprattutto quando il bambino che non ha ricevuto le cure adeguate durante l’infanzia raggiunge l’adolescenza.
In questa fase di cambiamento, quindi di maggiore vulnerabilità, appare una manifestazione più evidente di questa psicopatologia interna. Possono manifestarsi autolesionismo e persino idee suicide. Una ricerca condotta presso l’Università della Pennsylvania (Philadelphia) sottolinea l’importanza dello sviluppo di programmi di trattamento precoce e prevenzione per arginare i disturbi internalizzanti.
I bambini con disturbi psicologici che non vengono rilevati in tempo hanno maggiori probabilità di avere un basso rendimento scolastico e subire esclusione sociale. Il rischio più grave è però il suicidio; una tendenza che sta aumentando negli ultimi anni fino a diventare, secondo i dati dell’OMS, la terza causa di morte tra i giovani tra i 15 e i 19 anni.
Cosa sono i disturbi internalizzanti?
Secondo Achenbach, Edelbrock e Howell (1987), i disturbi mentali che colpiscono i bambini possono essere suddivisi in due tipi: comportamenti esternalizzanti (aggressività, problemi comportamentali, disobbedienza, disattenzione …) e internalizzanti, ovvero relativi a manifestazioni legate alla somatizzazione di ansia, stress o depressione.
I disturbi internalizzanti sono molto comuni durante l’infanzia e si manifestano attraverso diversi sintomi:
Sintomi emotivi
- Paura del buio, degli animali, di nuove situazioni, etc.
- Avvilimento, atteggiamento triste e apatico.
- Sentimenti di inferiorità.
- Difficoltà di concentrazione.
- Negatività, sensazione che accadranno sempre cose brutte.
Sintomi comportamentali
- Attaccamento e dipendenza eccessivi dagli adulti.
- Mancanza di motivazione.
- Mancanza di interesse: il bambino o l’adolescente passa da un hobby all’altro senza appassionarsi a nessuno.
- Tendenza a isolarsi.
- Tendenza a sedersi o sdraiarsi tutto il giorno.
- Difficoltà di apprendimento e scarso rendimento scolastico.
Manifestazioni somatiche
- Mal di stomaco senza causa apparente.
- Mal di testa continui, vertigini.
- Comparsa di allergie, soprattutto della pelle.
Qual è la causa dei disturbi internalizzanti?
Dietro questa sintomatologia internalizzante, si nascondono i disturbi d’ansia e la depressione. Queste realtà tendono a passare inosservate durante l’infanzia e la giovinezza perché vengono attribuite alla personalità, ai tipici cambiamenti dovuti all’età. Molti genitori, per esempio, pensano che sia normale che il proprio figlio preadolescente appaia un po’ passivo e introverso.
Non possiamo, invece, trascurare l’aspetto familiare. Nella maggior parte dei casi questi bambini provengono da ambienti difficili, da famiglie disfunzionali che hanno trascurato l’aspetto emotivo dei figli e che non riconosceranno mai il problema. A volte la scuola è l’unico scenario in grado di intuire la realtà vissuta da questi bambini.
I fattori scatenanti di queste condizioni psicologiche sono spesso piuttosto complessi: i genitori, l’incuria, l’abuso, il maltrattamento. Sussistono, tuttavia, anche fattori di stress (cambio di scuola, separazione dai genitori, etc) e non possiamo ignorare nemmeno variabili quali la personalità e persino i fattori genetici.
Approccio terapeutico
L’approccio terapeutico al trattamento dei disturbi internalizzanti nei bambini è sistemico. Non bisogna concentrarsi solo sulla dimensione emotiva: conoscere l’ambiente familiare è decisivo e determinante.
Allo stesso modo, bisognerà offrire ai bambini e agli adolescenti degli strumenti per capire le proprie emozioni e conoscere le reazioni del proprio corpo quando soffrono di ansia.
Insomma, migliorare le abilità sociali e l’assertività, ma anche aumentare l’autostima permetterà loro, a poco a poco, di conoscersi meglio e relazionarsi con gli altri sentendosi più sicuri e calmi.
Riconoscere in tempo i sintomi di queste realtà cliniche del mondo infantile e adolescenziale dovrebbe essere una priorità nella nostra società.
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