Disturbo depressivo persistente: sintomi
I sintomi del disturbo depressivo persistente, o distimia, indicano che ci troviamo di fronte a più che semplice tristezza cronica. Molto spesso questa condizione clinica è l’anticamera di una forma di depressione maggiore. Eppure, l’aspetto peggiore è che la persona può trascinarsi per mesi, persino anni, questo dolore asfissiante, senza tuttavia conoscerne le origini, ma vedendo peggiorare la qualità della sua vita.
Se le persone affette da distimia si sottoponessero a una risonanza magnetica, scoprirebbero un aspetto molto interessante. Il cervello dei pazienti con depressione (in senso generale, ovvero con un stato d’animo negativo), mostra una diversa attività. Nello specifico, vi è uno squilibrio: le aree responsabili di regolare il pensiero, il sonno, l’appetito e persino il processo decisionale appaiono più lente.
Queste realtà psicologiche non sono osservabili dall’esterno. Il disturbo depressivo persistente non si esprime con sintomi evidenti non provoca febbre né rende del tutto incapaci di andare al lavoro o di rapportarci agli altri; eppure, eccolo lì. E la vita fa male e rallenta, diventa difficile e buia quando la distimia convive con la persona come un copilota sempre presente e che assume il controllo di qualsiasi situazione.
Fatta questa premessa, è fondamentale imparare a riconoscerne i segnali. Un approccio immediato impedisce a questo stato di aggravarsi, visto che -come rivelano studi clinici- il rischio che sfoci in una depressione maggiore è pari al 50%.
Cammino lentamente, ma non cammino mai all’indietro.
-Abraham Lincoln-
Quali sono i sintomi del disturbo depressivo persistente (o distimia)?
Nell’ultima edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V) alla distimia, o disturbo distimico, è stata attribuita una nuova nomenclatura: disturbo depressivo persistente. Con questa espressione si descrive una condizione clinica che -pur non essendo grave quanto la depressione maggiore– è caratterizzata da una lunga durata: tra i 6 mesi e due anni.
Lo studio condotto presso l’Università della California dai medici C.T. Hoepner e M. Zetin rivela che sarebbe un errore considerarla una forma di depressione minore o di lieve entità.
Dunque, mentre la depressione maggiore presenta una sintomatologia intensa o limitante, la distimia presenta effetti meno debilitanti, ma cronici. Questi sono: malessere, dolori e una stanchezza che si ripresentano giorno dopo giorno, e mese dopo mese, fino a minare profondamente l’animo.
Non si tratta dunque di un disturbo minore. D’altra parte, è interessante notare che la distimia è spesso di natura genetica e colpisce soprattutto le donne. In alcuni casi, c’è chi afferma che tale stato d’animo non è altro che la proiezione di sentimenti predominanti durante l’infanzia. Accettare questo aspetto come determinante è un grave errore, così come lo è normalizzare la perenne tristezza.
Sintomi del disturbo depressivo persistente (o distimia)
Sebbene la sintomatologia della depressione si presenti in modo diverso, tendono a emergere modelli comuni sui quali si basano i principali criteri diagnostici.
Fatti, pennellate sottili, sensazioni e stati d’animo che, pur non essendo gravi o invalidanti per intensità, finiscono per diventarlo a causa della loro persistenza.
Dunque, la persona potrebbe non avere difficoltà ad andare al lavoro, a rapportarsi con agli o a dedicarsi ai suoi hobby, ma esegue queste attività perché “deve”; non si sente motivata e non prova una sensazione piacevole mentre le svolge. A seguire, vediamo alcuni sintomi del disturbo depressivo persistente:
- Disturbi dell’alimentazione: inappetenza oppure mangiare troppo.
- Dormire poco o avere sonno per la maggior parte della giornata.
- Mancanza di energia, stanchezza costante.
- Problemi associati alla concentrazione o al processo decisionale.
- Scarsa motivazione.
- Mimetismo sociale: tendenza a limitarsi a fare ciò che fanno gli altri, a ridere quando ridono, a partecipare a qualche evento, a seguire conversazioni con apparente interesse.. Eppure, tutto questo non è altro che “camuffarsi”, perché dentro di sé niente di tutto questo suona interessante o piacevole.
- Sconforto, dolore e negatività.
- Periodi in cui predomina il malumore.
- La distimia ci rende molto critici con noi stessi, fa sì che la bassa autostima avvolga quasi tutto..
Questi sintomi devono persistere per almeno due anni.
Trattamento per la distimia
Una volta individuati i sintomi del disturbo depressivo persistente, è fondamentale chiedere l’aiuto di un professionista. Ebbene, un dato di cui tenere conto è che gli uomini in genere si oppongono a chiedere aiuto.
Questa condizione non guarisce da sé. Non è una fase negativa di passaggio né un brutto periodo. È invece un virus che si installa e che rimane fino a provocare stati debilitanti.
L’approccio terapeutico più comune è doppio. In alcuni casi sarà necessario l’approccio farmacologico che prevede:.
- SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina).
- TCA (antidepressivi triciclici).
- IRSN (Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della norepinefrina).
- In qualunque caso sarà necessaria la psicoterapia, con particolare predilezione per la terapia cognitivo-comportamentale vista la sua efficacia.
Risulteranno utili anche altri approcci, come gruppi di sostegno, terapia conversazionale, la mindfulness, gli interventi per migliorare la qualità del sonno, l’alimentazione, i rapporti sociali..
Per concludere, ogni persona potrà trarre beneficio da un trattamento in particolare. In un modo o nell’altro, il disturbo depressivo persistente può essere affrontato e la prognosi è, di solito, positiva.
Non bisogna mai esitare a chiedere aiuto: alcuni semplici gesti possono spalancare le porte di quel benessere che meritiamo.
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- Hoepner, C. T., & Zetin, M. (2014). Depression and Dysthymia. In Encyclopedia of the Neurological Sciences (pp. 974–977). Elsevier Inc. https://doi.org/10.1016/B978-0-12-385157-4.01076-9
- Ishizaki, J., y Mimura, M. (2011). Distimia y apatía: diagnóstico y tratamiento. Investigación y tratamiento de la depresión , 2011 , 1-7. https://doi.org/10.1155/2011/893905