Disturbo di apprendimento non verbale
Il disturbo di apprendimento non verbale si presenta nelle persone con un alto QI in ambito verbale e che si esprimono con incredibile facilità e intelligenza. Nonostante ciò, hanno seri problemi nell’area visuo-spaziale: difficoltà di coordinamento, sono disordinati e goffi, non colgono frasi ironiche o doppi sensi e qualsiasi cambiamento risulta loro estremamente faticoso.
Il disturbo di apprendimento non verbale e poco conosciuto, tanto che, sebbene ci si aspettasse venisse incluso nella quinta edizione del DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), ad oggi non ne fa ancora parte. La sua complessità diagnostica non è irrilevante e le caratteristiche che potrebbero costituire i criteri diagnostici sono disparate.
Il disturbo di apprendimento non verbale è caratterizzato da grandi abilità verbali unite a gravi difficoltà visuo-spaziali, motorie e sociali.
Esistono diversi problemi di apprendimento, ognuno dei quali si manifesta in modo particolare a seconda del soggetto. Alcuni studenti completano la loro formazione educativa con grandi difficoltà, pur senza ricevere mai una diagnosi accurata e precisa del loro problema, cosa che ostacola la padronanza di alcune abilità di base.
Nel caso del disturbo di apprendimento non verbale, possiamo dire che riguarda bambini che iniziano a parlare molto presto, a leggere e scrivere con normalità. Sono molto abili nell’espressione orale e scritta, in generale ottengono voti alti nelle sezioni verbali di un qualsiasi test di intelligenza. Eppure, sono disordinati, goffi, si perdono con facilità, sono molto dipendenti dai loro genitori e a livello sociale mostrano caratteristiche comuni alla sindrome di Asperger.
Il loro disturbo, però, non è incluso nel gruppo dei disturbi dello spettro autistico. Allora a cosa si devono queste difficoltà?
Avere un disturbo di apprendimento non verbale e non saperlo
Elena è sempre stata una ragazza brillante, molto brava con le lingue, tanto da iscriversi a Lingue e Letterature Straniere. All’università, però, molti dei suoi compagni di corso la etichettano come “strana”. Ha preso la patente da poco, ma la sua famiglia preferisce che non ne faccia uso visto che sbattuto l’auto nel garage di casa. Spesso si perde, vaga senza scopo per la biblioteca e le aule, si confonde spesso e non ama conoscere nuove persone.
Le caratteristiche di Elena che saltano più all’occhio sono la sua capacità espositiva, la sua abilità oratoria e di dibattito. Quando intrattiene conversazioni con i suoi colleghi, invece, dice cose fuori luogo, non coglie le sottigliezze o le battute e di solito stabilisce a fatica una complicità con gli altri.
Elena è sempre stata consapevole di avere un problema. Il suo livello di goffaggine, il suo continuo disorientamento, i suoi problemi con la matematica o la sua difficoltà nel farsi degli amici l’hanno sempre caratterizzata. Una situazione a cui nessuno riusciva a dare un nome, qualcosa in cui nessuno l’ha aiutata. Lei non lo sa ancora, ma tutte queste caratteristiche si inseriscono nel quadro clinico definito come disturbo di apprendimento non verbale.
Caratteristiche del disturbo di apprendimento non verbale
- Difficoltà nelle abilità matematiche, specialmente nei problemi logici.
- Non saper cogliere spunti sociali come il linguaggio non verbale.
- Grave difficoltà a ordinare o classificare.
- Problemi di coordinazione motoria.
- Limiti nell’intelligenza visuo-spaziale.
- Scarse abilità sociali.
- Ottima capacità espressiva, ma incapacità di intrattenere una conversazione.
- Non si amano i cambiamenti o le nuove situazioni.
- Problemi nel pensiero astratto.
Qual è la causa del disturbo di apprendimento non verbale?
Nell’ICD-10 (Classificazione internazionale delle malattie) tutte queste caratteristiche appaiono sotto un’etichetta troppo vasta: disturbo del coordinamento dello sviluppo.
È importante sapere che questa disabilità va ben oltre il piano motorio, la semplice coordinazione visivo-motoria. Il disturbo di apprendimento non verbale ha in realtà alcuni aspetti in comune con i disturbi dello spettro autistico.
Alla base esiste un problema di maturazione dell’emisfero destro, e come tale potremmo parlare di gradi di disfunzione. In caso di eccessiva goffaggine motoria accompagnata da problemi di socialità, gli psicologi infantili e dello sviluppo consigliano di effettuare una valutazione che includa i seguenti test:
- Visita medica.
- Esame delle abilità motorie: tagliare con le forbici, andare in bicicletta, etc.
- Test di intelligenza visuo-spaziale.
- Analisi delle abilità sociali del bambino e del pensiero astratto.
- Test di intelligenza.
Nell’80% dei casi si tratta di persone davvero brillanti, bambini che hanno imparato a parlare molto presto, che apprendono velocemente e si sentono imprigionati in un corpo maldestro e in una mente che non permette loro di avere tutti gli amici che vorrebbero.
In questi casi la strategia di intervento si concentra principalmente sulle abilità sociali, grazie a terapie volte a migliorare il coordinamento motorio e assicurare che i bisogni educativi di questi bambini vengano soddisfatti dai servizi di orientamento e pedagogia terapeutica delle scuole. Una sfida che dovrebbe certamente iniziare ammettendo l’esistenza di questa disabilità.