L'educazione moderna mette la camicia di forza ai bambini

L'educazione moderna mette la camicia di forza ai bambini
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 02 gennaio, 2023

Dobbiamo permettere ai nostri figli di essere dei bambini e di commettere errori, allo stesso tempo, però, dobbiamo anche far capir loro come funziona la vita degli adulti. La realtà, infatti, ci dimostra che l’educazione moderna vincola i nostri figli a talmente tante regole da mettere loro delle vere e proprie camicie di forza. Sono uniformi cucite su misura da alcuni stili educativi moderni, che peccano di iper-protezione ed eccessiva regolamentazione.

In altre parole, sono innumerevoli le occasioni in cui l’educazione moderna si propone di formare ragazzi felici, ammirevoli, che non possono ricevere delusioni né vedere le cose andare in maniera diversa da come si immaginavano, o essere frustrati. Devono incarnare prototipi perfetti in tutto o almeno aspirare a farlo, diventando così schiavi di tale utopia piuttosto che essere davvero motivati a raggiungerla.

L’errore dell’educazione moderna

Questi bambini così felici e perfetti in un determinato ruolo, non sembrano esserlo davvero in realtà. Alcuni genitori stanno talmente addosso ai loro figli, affinché non commettano errori, da soffocarli e privarli del loro diritto di sbagliarsi. Insieme al quale, però, viene sottratta loro anche la possibilità di apprendere.

Questo è quanto rivela uno studio effettuato nel 2011, nel quale venivano proposti diversi giocattoli a bambini in età prescolare. Il seguito, il ricercatore tornava nella stanza dove si trovava il piccolo e si comportava in modi diversi. Una delle opzioni consisteva nello spiegare al bambino il funzionamento del giocattolo che aveva scelto per poi andarsene di nuovo.

Da tale ricerca è emerso che i bambini a cui veniva insegnato il funzionamento del giocattolo si approcciavano in modo più ripetitivo e limitato con lo stesso e, quindi, si annoiavano più velocemente.

Viceversa, i bambini che non ricevevano alcuna istruzione si ritrovavano a dover compiere in modo autonomo la missione di comprendere il funzionamento del gioco. Tale sfida permetteva loro di sviluppare la creatività, provando a utilizzare il giocattolo in modi diversi e, dunque, era necessario più tempo prima di annoiarsi.

La docente di Psicologia dell’Università della California, Alison Gopnik, afferma che l’odierna educazione infantile eccessivamente strutturata sia un errore. I genitori devono aiutare i propri figli a svilupparsi con successo, tenendo però in conto che il loro intervento funge solo da supporto, per accompagnare o semplificare la scoperta. Non a sostituirli e ad affrontare al loro posto le sfide che gli si presentano e che riuscirebbero anche a superare con le capacità di cui dispongono in quel dato momento.

I genitori dell’educazione moderna

Alison Gopnik definisce questi genitori difensori dell’educazione moderna come genitori falegnami. Tale nomignolo è dovuto alla loro ricerca spasmodica di modellare i propri figli, come se avessero fra le mani un pezzo di legno da lavorare e sagomare. Dunque, è un modello genitoriale che induce i bambini ad adottare le regole, i valori e i sogni dei genitori e ad attenersi ad essi. I genitori falegnami sono in grado di riversare le loro frustrazioni e i loro desideri sui piccoli. Per questo motivo, la loro educazione consiste nel:

  • Organizzare fino al minimo dettaglio la vita dei loro figli. Non lasciano niente al caso, controllano e supervisionano minuziosamente ogni programma del figlio.
  • Screditare e sminuire qualsiasi sogno del bambino che non coincida con i loro. Hanno sempre l’ultima parola.
  • Trasmettere i loro valori al figlio sotto forma di dottrina, quasi dogma. Non viene ammessa in nessun modo la libertà di pensiero, riflessione o critica. Qualsiasi tentativo in questo senso viene punito o ignorato.
  • Mettere a disposizione del figlio giocattoli e attività a scopo esclusivamente educativo. Non sono soliti pensare al divertimento del bambino, bensì allo stimolo delle sue capacità. Nonostante ciò, tale atteggiamento è esente da critiche, poiché non viene tenuta in considerazione l’opinione del bambino ma solo quella del genitore.
  • Essere fermamente convinti che i bambini abbiano un debito coi genitori, per il quale credono di avere il diritto di manipolare, anche quando i figli sono ormai adulti.
  • Proteggere e isolare i bambini dal mondo reale, poiché li reputano loro proprietà di grande valore. Non si preoccupano di fornire strumenti di sviluppo che siano adeguati ai loro figli e coerenti con i loro gusti personali.

C’è un altro tipo di educazione

D’altro canto, Gopnik crede che esista un altro tipo di educazione molto più positiva, quella dei cosiddetti genitori giardinieri. In questo caso, considera i genitori come adulti che permettono ai loro fiori di crescere, annaffiandoli con cura e amore.

In altre parole, secondo Alison Gopnik, i genitori devono lasciare che i loro figli crescano tenendo a bada la tentazione di controllarli e intervenire troppo nella loro vita. I bambini devono esplorare il mondo, ed essere liberi di sbagliare, inciampare, imparare a risolvere conflitti e problemi e riuscire a tollerare la frustrazione.

Secondo la docente, le opinioni dei bambini devono essere sempre tenute in conto. Il bambino deve esplorare e scoprire le sue passioni e le sue capacità. Per questo, è necessario stimolarlo, lasciarlo libero di pensare e permettergli di riflettere, di fare delle scelte, quantomeno nelle circostanze in cui è in grado di operarle che, in genere, sono molte più di quante pensino i genitori a favore dello stile educativo moderno.

Tuttavia, non è così semplice: per paura di controllarli troppo possiamo anche finire per raggiungere l’estremo opposto e allontanarci a dismisura. Semplicemente, dobbiamo essere presenti per proteggerli e aiutarli, per risolvere le loro curiosità e necessità, affinché non gli manchi niente. È una sfida, ma è una sfida bella, positiva… soprattutto quando li vediamo crescere orgogliosi di aver fatto da soli ciò che mesi prima non potevano neanche immaginare. Restiamo loro accanto, senza essere iperprotettivi, ma solo per accompagnarli.

Cadranno un milione di volte mentre imparano a camminare, non ci sono dubbi; ma è meglio che lo facciano allora, quando il loro corpo di gomma è preparato all’impatto, piuttosto che dopo. Il nostro ruolo in questo senso sarà porgere loro la mano e motivarli, affinché si possano rilzare


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