Effetto Spotlight: la tempesta in un bicchiere d'acqua

Avete mai sentito parlare dell'effetto spotlight? Le persone colpite da questa sindrome credono che tutti gli occhi siano puntati su di loro, ma non è così.
Effetto Spotlight: la tempesta in un bicchiere d'acqua
Gema Sánchez Cuevas

Revisionato e approvato da la psicologa Gema Sánchez Cuevas.

Ultimo aggiornamento: 20 febbraio, 2023

L’effetto Spotlight è il nome che è stato dato alla tendenza a sovradimensionare qualsiasi difetto o errore, per quanto piccoli possano essere. Chi è vittima di questo problema si sente osservato e giudicato da tutti anche dinanzi ai suoi errori più insignificanti. È tipico degli adolescenti, ma anche molti adulti possono soffrire di questo disturbo.

Una persona colpita dall’effetto Spotlight non è in grado di andare al lavoro se scopre di avere dei brufoli sul viso. Crede che tutti i colleghi di lavoro o i compagni di scuola osserveranno con attenzione quel piccolo difetto, utilizzandolo come scusa per deriderla.

In questi casi si uniscono due situazioni apparentemente contraddittorie: una scarsa autostima e sentirsi il centro dell’universo.

“Solo se mi sento degno di essere come sono, posso accettare me stesso, posso essere autentico, posso essere vero.”

-Jorge Bucay-

I pubblicitari conoscono molto bene l’effetto Spotlight. Sicuramente ricorderete quegli spot in cui chi sbaglia prodotto viene ripreso da una moltitudine di personaggi. Il protagonista dell’annuncio viene segnalato o rifiutato dagli altri se non segue una moda particolare o non compra il prodotto suggerito e sponsorizzato. Ne consegue che chi è così ossessionato dall’opinione altrui rimane più facilmente preda delle manipolazioni psicologiche.

Ragazza con Effetto Spotlight

Che cos’è l’effetto Spotlight

Per dare una definizione più precisa, potremo dire che l’effetto Spotlight è la tendenza a sovrastimare le proprie caratteristiche o comportamenti personali. Ciò si verifica perché l’interessato ritiene che qualsiasi errore, difficoltà o sbaglio sia estremamente evidente agli altri. Non si accorge che la maggior parte della gente non si preoccupa minimamente dei suoi brufoli.

Si potrebbe dire che l’effetto Spotlight è uno dei volti della paranoia. La persona paranoica si sente speciale, diversa, scelta. Non si tratta di un eccesso di narcisismo, bensì si sente in colpa per qualcosa di cui non è a conoscenza. Proietta la colpa sugli altri e per questo motivo gli sembra che tutti la giudichino costantemente, per di più in modo severo. A sua volta, compensa il senso di colpa sentendosi falsamente superiore.

Queste persone si sforzano di proiettare sempre la migliore immagine di sé e, quindi, finiscono per diventare estremamente dipendenti dall’opinione altrui, in due sensi. Da un lato, hanno bisogno di affascinare gli altri. Dall’altro, ne temono il giudizio, perché li considerano membri di un’implacabile giuria.

Un esperimento rivelatore

È stato condotto un esperimento sull’effetto Spotlight presso la Cornell University. Lo studio consisteva nel raccogliere un gruppo di volontari e chiedere loro di scegliere una maglietta che consideravano “scandalosa”. Avrebbero dovuta indossarla per un giorno e poi calcolare quante persone avevano notato quel vestito ridicolo.

Dopo aver completato questa prima parte dell’esperimento, a ogni partecipante venne chiesto il numero di persone che lo aveva osservato con espressione interrogativa o polemica. Allo stesso tempo, venne fatto un sondaggio tra gli osservatori per verificare il livello di accuratezza delle risposte dei volontari.

Il risultato fu sorprendente e mostrò quanto può essere dissimile la percezione che abbiamo di noi rispetto agli altri. Molti volontari sbagliarono in modo significativo nel calcolare il numero di persone che li avevano notati. Dai dati raccolti, infatti, si evinse che meno della metà aveva notato quelle magliette vergognose.

Uomo disperato

Come superare l’effetto Spotlight

Il consiglio per superare questa difficoltà, che risiede nell’inconscio, è seguire una terapia psicologica. Tuttavia, ci sono anche alcune misure che possono essere adottate a breve termine e che sono ugualmente efficaci.

Alcune di queste alternative sono:

  • Verificare la validità delle ipotesi. Vale la pena ripetere l’esperimento Cornell, in scala ridotta, ovviamente. Sbagliate qualcosa apposta o indossate qualcosa di ridicolo e poi chiedete agli altri cosa hanno notato, per verificare se davvero i vostri comportamenti sono così evidenti.
  • Analizzare le ragioni della vergogna. È bene capire se l’errore o il difetto sono così gravi da meritare tante attenzioni. Cosa c’è di così terribile in un po’ di acne? Che vi importa se la maglietta che indossate non piace agli altri? Siate obiettivi: un peso e una misura.
  • Ricordare le proprie virtù. Se avete la sensazione che qualcuno vi sta giudicando, provate a elencare le vostre virtù e i vostri pregi: sicuramente ne avete così tanti da mettere a tacere qualsiasi diceria. Cosa vi rende importante? Davvero un paio di brufoli o un logo eccentrico su una maglietta bastano a screditarvi?

Sarebbe interessante esaminare le ragioni di questa insicurezza. L’effetto Spotlight si radica in coloro che non sono stati in grado di accettarla. Forse vi sentite profondamente in colpa per qualcosa, ma ancora non siete riusciti a capire di cosa si tratta. Riflettete, scavate nella vostra memoria, non con l’intenzione di punirvi, ma di conoscervi in modo profondo e sincero.


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  • Bleuler, E., Llopis, B., & Minkowski, E. (1969). Afectividad, sugestibilidad, paranoia. Madrid: Morata.

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