Epicuro e la teoria del piacere

Epicuro ci ha lasciato una preziosa eredità, mostrandoci come raggiungere la serenità e la felicità attraverso elementi importanti quali l'amicizia e la gestione del dolore.
Epicuro e la teoria del piacere
María Alejandra Castro Arbeláez

Scritto e verificato la psicologa María Alejandra Castro Arbeláez.

Ultimo aggiornamento: 18 febbraio, 2023

La vita degli esseri umani è governata da numerosi principi, e sono tanti gli autori che nel corso della storia si sono dedicati al loro studio. Epicuro è tra essi. Attraverso la filosofia, egli ha esplorato i meravigliosi aspetti della natura umana portandoci a una sua migliore comprensione.

La sua grande passione per la conoscenza lo portò a fondare una scuola e il suo contributo è talmente importante da essere ancora oggi oggetto di studio.

In questo articolo approfondiremo il pensiero di Epicuro: parleremo della sua vita, delle sue idee e dell’importanza della sua eredità. Immergiamoci nella filosofia di questo favoloso autore!

“Il supremo frutto dell’autosufficienza è la libertà.”

-Epicuro-

Profilo uomo.

Vita di Epicuro

Epicuro nacque sull’isola di Samo, in Grecia, nel 341 a.C. La madre Cherestrata era un’indovina e il padre Neocle un insegnante. La famiglia apparteneva al ceto sociale benestante.

Epicuro trascorse l’infanzia e parte dell’adolescenza a Samo, con la famiglia, rifugiandosi in seguito a Colofone dopo l’espulsione dall’isola. All’età di 14 anni, si trasferì a Theos, dove rimase per tre anni. Lì ricevette gli insegnamenti di Nausifane, discepolo di Democrito; ed è in questi anni che nacque il suo interesse per la filosofia.

Compiuti i diciotto anni, Epicuro si recò ad Atene per effettuare i due anni di servizio militare richiesti per ottenere la cittadinanza. Lì, potrebbe essere venuto in contatto con le idee di Xenocrate, successore del pensiero di Platone, e di Aristotele, il quale si trovava ad Atene nello stesso periodo.

Da Atene in poi

Dei successivi dieci anni non v’è alcuna traccia; le ipotesi più accreditate suggeriscono che si sia dedicato ai viaggi e agli studi. Di fatto, è probabile che in quegli anni abbia sviluppato la sua visione filosofica a partire dal confronto con i pensatori platonici e aristotelici.

Da una lettera scritta a Theos e conservata da Diogene, si sa che all’età di 32 anni si dedicò all’insegnamento; prima a Mitilene e poi a Lampsaco. Nel corso del tempo Epicuro ebbe diversi discepoli, i quali lo aiutarono a sviluppare la sua scuola.

La scuola, fondata nel 306 a.C., si chiamava “il giardino”. Divenne famosa perché prevedeva la partecipazione delle donne e coltivava l’amicizia. Al tempo, le accademie più importanti erano quelle di Platone e Aristotele.

Epicuro, morì di prostatite all’ 72 anni. Dedicò un’affettuosa lettera agli amici di Lampsaco, nella quale riferisce la serenità anche nel dolore come atto di fedeltà alla sua filosofia.

L’eredità di Epicuro

L’eredità di Epicuro consta di oltre 300 manoscritti. Diogene Laerzio lo descrisse come uno scrittore prolifico, e conservò tre delle sue lettere e le Kýriai dòxai (“Massime capitali”). Vediamo più nel dettaglio:

  • Lettera a Erodoto. Nella quale parla di fisica e gnoseologia.
  • Quella scritta a Pitocle, incentrata sulla meteorologia, ma che parla anche di cosmologia e astronomia.
  • Lettera a Meneceo, nella quale parla di etica e di teologia.
  • Kyriai. Si tratta delle principali dottrine di Epicuro, note anche come “Massime Capitali”. Consistono in quaranta brevi affermazioni aforistiche. In esse, sono racchiusi concetti etici centrali nella scuola di filosofia epicurea.

Secondo Diogene Laerzio, tra le principali opere del filosofo, oltre a quelle citate, rientrano anche quelle che hanno per tema la natura, la giustizia e altre virtù, la fisica e il Tetrafarmaco.

Il pensiero di Epicuro

La filosofia epicurea si contrapponeva a quella platonica e aristotelica. Tutto ruota intorno a un’idea: non vi è nulla al di là della realtà e del mondo sensibile; negando in tal senso il concetto di  immortalità dell’anima.

Epicuro sosteneva che l’anima, come il resto degli elementi, fosse composta da atomi. Di fatto, la filosofia epicurea può essere suddivisa in tre rami:

  • Filosofia canonica, tramite la quale esaminava il modo in cui conosciamo. Secondo Epicuro, alla base della conoscenza vi è la sensazione; la quale si dà quando le immagini raggiungono i sensi. Inoltre, per il filosofo, l’esperienza è l’unica cosa su cui contare per ottenere le informazioni dal mondo esterno.
  • Fisica. Epicuro riteneva che la realtà fosse costituita da atomi e vuoto. E, benché influenzato da Democrito, introdusse anche l’elemento del caso nel movimento degli atomi. Di fatto, nella lettera a Erodoto, teorizzò che nulla può nascere da ciò che non esiste.
  • Filosofia etica. È forse per essa che Epicuro è principalmente noto. Egli sosteneva che la filosofia avesse lo scopo di condurre alla felicità colui che ne fosse immerso, purché fosse fondata su: autonomia, autarchia e atarassia. Inoltre, associava i piaceri alla calma e alla pace, riferendosi a essi come a una fonte di felicità.

Altri importanti contributi di Epicuro

Epicuro parlò anche della paura; egli riteneva, ad esempio, che la paura degli dei fosse qualcosa di assurdo: essi dovrebbero rappresentare piuttosto un modello di virtù, senza interferire nelle questioni umane.

Allo stesso modo, considerava la paura della morte altrettanto irrazionale e fondata su due aspetti: il pensiero di qualcosa di orribile dopo la morte, e della sensazione di non esistere più.

Anche la paura del dolore era per lui infondata. Secondo la sua riflessione, se il dolore è lieve può essere facilmente superato; se invece è intenso, allora potrebbe esserne breve la durata.

Per quanto riguarda la paura del fallimento, riteneva che la sua origine consistesse nell’ignorare il fatto che la felicità dipenda da fattori interni.

La ricerca del piacere

Uno dei contributi più importanti di Epicuro fu la sua riflessione sulla ricerca del piacere. Egli riteneva necessario distinguere tra i desideri naturali e necessari, quali ad esempio, soddisfare la fame o la sete; e quelli naturali e non necessari, come la gola; o ancora quelli né necessari né naturali, come ad esempio, il piacere dell’onore.

Egli giunse alla conclusione che è possibile ottenere alla felicità in un unico modo, ovvero attraverso il piacere; tenendo conto di ciò che è realmente indispensabile, dell’autonomia e di altri fattori interni. Oltre a coltivare l’amicizia. Per riuscirci, è necessario tralasciare le paure irrazionali, e ancorarsi alla realtà attraverso l’esperienza.

Infine, Epicuro evidenziava il valore dell’amicizia. Per lui, la generosità era una delle virtù più importanti. La sua filosofia era una difesa del piacere di essere vivi e dell’autonomia. Per concludere, gli diamo la parola:

“I beni sono per coloro che sanno come goderseli”.

“Vuoi essere ricco? Non preoccuparti di aumentare la tua ricchezza, ma di diminuire la tua avidità”.

“Ogni piacere dunque è bene per sua intima natura, ma noi non li scegliamo tutti. Allo stesso modo ogni dolore è male, ma non tutti sono sempre da fuggire.”


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  • Gual, C.G. (1981). Epicuro. Madrid: alianza editorial.
  • Ullman, R.A: (1996). Epicuro: o filósofo da alegria.

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