Escape room e psicologia

Qual è la relazione tra le escape room e la psicologia? Come lavora il nostro cervello quando ci troviamo in una escape room? Perché rappresentano una rivoluzione? Ne parliamo in questo articolo.
Escape room e psicologia
María Prieto

Scritto e verificato lo psicologo María Prieto.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Escape room, o gioco di fuga dal vivo, è un termine che si riferisce a un fenomeno di moda nel quale la psicologia gioca un ruolo fondamentale. Si tratta di un gioco nel quale un gruppo di persone chiuso in una stanza deve trovare la via d’uscita seguendo alcuni indizi. Il tutto entro un limite di tempo stabilito.

Questa avventura ludica unisce processi psicologici,  attività fisica e coesione sociale. Questo genere di attività sono anche un ottimo esempio di come il lavoro di gruppo aiuta a risolvere problemi che da soli non possono essere risolti (almeno in un tempo ragionevole). Il meccanismo alla base di una escape room ci offre uno spunto di riflessione con cui accorgerci che per avanzare nella  nostra società abbiamo bisogno di appoggiarci agli altri e collaborare.

La escape room aumenta la coesione di squadra e migliora la comunicazione

Le stanze di una escape room ci portano in una realtà parallela che ci trasforma in investigatori. Prima di tutto, si ascolta una storia, una diversa per ogni stanza; impieghiamo pochi secondi per divenire i protagonisti dell’avventura. Così, all’improvviso e quasi senza rendercene conto, ci troviamo con il nostro gruppo dentro una stanza con una missione: uscire.

È in quel momento che inizia il vero gioco, che consiste nel trovare il modo di uscire prima che trascorrano i sessanta minuti prestabiliti (di solito). Gli indizi si trovano dappertutto: sotto i tavoli, nascosti dentro i libri, dentro dei cassetti con doppio fondo, etc. Il modo migliore per iniziare a giocare è assegnare diversi compiti ai membri del gruppo e annotare gli indizi che possono essere determinanti a mano a mano che si avanza nella propria impresa.

Partecipare a una escape room aumenta la fiducia in sé, l’autostima, l’autocrita e la creatività.

Anche se inizialmente i giochi di fuga erano stati concepiti per gli adulti, è permessa la partecipazione dei minori a partire dai 14 anni, purché accompagnati da un adulto. Si tratta di una magnifica opportunità per godere di un’attività comune nonostante la differenza d’età. Oggigiorno esistono escape room destinate al solo pubblico infantile, allestite a temi disparati e che godono di grande successo.

Ragazzi che giocano a escape room

L’origine delle escape room

L’escape room affonda le sue radici nei primi videogiochi per personal computer. Come alternativa alla scarsa qualità grafica dei primi computer, vennero prodotti giochi detti testuali. In essi, insieme a una semplice immagine fissa, veniva descritta per iscritto una condizione, una situazione, un’interazione con un personaggio… Alla fine di ogni esposizione, apparivano diverse opzioni, che componevano le diverse alternative possibili dinanzi alla situazione descritta. In base alla scelta fatta, il gioco procedeva verso direzioni diverse.

Molti di questi giochi testuali erano giochi di fuga: bisognava prendere le decisioni giuste e correttamente concatenate per salvare la propria vita, quella di una principessa, evadere da una prigione o uccidere il cattivo. Questi giochi si sono evoluti con il tempo e forse è mutata anche la loro essenza sotto la supremazia di giochi più dinamici e fantastici.

Tuttavia, la situazione cambia con l’arrivo del repertorio ludico dei giochi per telefoni cellulari, nei quali primeggia lo svago dell’utente al di sopra di preventivi, grafica, durata o prezzo. Questo format, che era stato scartato da altre piattaforme, come i videogiochi, viene così recuperato. Nel 2008 in Giappone apparvero per la prima volta i giochi di fuga dal vivo, ovvero in sale reali.

Escape room e psicologia

La prima escape room come la conosciamo oggi aprì le sue porte a Budapest (Ungheria) nel 2001 grazie ad Attila Gyurkovics. Questi creò un gioco conosciuto come Parapark, nel quale un gruppo di persone dovevano trovare il modo di uscire da una stanza entro un tempo limitato.

Per elaborare il suo gioco di fuga, A. Gyurkovics si basò sulla teoria del flusso di coscienza dello psicologo Mihály Csíkszentmihályi.

Persone in una escape room

Il flusso di coscienza o esperienza ottimale è uno stato in cui la persona si trova completamente assorta in un’attività per puro piacere, durante la quale il tempo vola e azioni, pensieri e movimento si succedono. Lo stato di flusso di coscienza si presenta quando si produce un equilibrio tra le sfide dell’attività affrontata e le abilità delle quali si dispone.

La teoria del flusso di coscienza sostiene che se siamo immersi in una attività di svago e si verifica un equilibrio tra le nostra abilità e le sfide presentateci, entriamo in uno stato mentale in cui tutto fluisce. In quel momento, il tempo sembra avanzare molto velocemente e le idee sorgono libere nella nostra mente.

Otteniamo molto di più se pensiamo che nulla è impossibile.

-Vince Lombardi-

Molte persone dichiarano di aver iniziato a fluire mentre partecipavano a una escape room, così come descritto nella teoria del flusso di coscienza di Mihály Csíkszentmihályi. In fin dei conti, parliamo di spazi di svago alternativo il cui unico obiettivo e far trascorrere una piacevole ora ai partecipanti che accettano la sfida. Alla luce del loro proposito, i giochi di fuga dal vivo sono piacevoli, indipendentemente dal risultato.

Riuscire a scappare, ottenere risultati che provocano una soddisfazione immediata (trovare una chiave con cui aprire un cassetto, risolvere un puzzle o aprire un lucchetto) ci compiace e ci incita a proseguire nel gioco. Ci concentriamo sulla sfida che abbiamo tra le mani e allontaniamo dalla nostra mente le preoccupazioni relazionate al mondo esterno.

Il segreto del successo è tenere in mente l’immagine di un risultato positivo.

-Thoreau-


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