A questo concetto dobbiamo la tradizione -propria di tutte le culture- di rendere omaggio a chi non c’è più. In Occidente, andiamo a visitare la tomba, portiamo i fiori o preghiamo. Questa usanza si sta perdendo, e i cimiteri non sono luoghi in cui la gente vuole andare. Oggigiorno siamo orfani di modi per esprimere affetto a chi non c’è più.
Esprimere affetto a chi non c’è più
Concentrarsi sul dolore della perdita è nocivo tanto quanto voltare lo sguardo da un’altra parte e fingere che sia tutto passato. Le persone che perdiamo -soprattutto quelle che amavamo profondamente o che hanno avuto un ruolo decisivo nella nostra vita- restano lì, al nostro fianco.
Tornano a farsi sentire nei momenti di solitudine, nei lutti che si susseguono. Continuano a vivere per poi manifestarsi sotto forma di un’angoscia passeggera, di una tristezza che non vuole andar via, o di un sentimento di disperazione che si tramuta in vertigini, emicrania, confusione. Per questo motivo tutte le antiche culture rendevano omaggio a chi non c’era più, perché sapevano che era molto importante esprimere loro il nostro amore.

Per quanto si dica che gli esseri umani siano fondamentalmente presente -e per quanto questo sia vero in una certa misura- sarebbe più corretto dire che siamo, soprattutto, passato. Siamo un racconto che continua a essere raccontato, giorno dopo giorno. Da qui l’importanza di non perdere di vista il fatto che tutto scorre.
Come esprimere affetto a chi non c’è più?
Una delle più belle tradizioni al mondo è quella del “Dìa de los muertos” (ovvero, la giornata dedicata alla commemorazione dei defunti) che ha luogo in Messico. Si tratta di una cerimonia a metà tra il rituale religioso e il carnevalesco. Ogni 1° di novembre si rende omaggio alle persone amate che non sono più tra noi. Vengono esposte fotografie che le ritraggono per renderle di nuovo protagoniste del mondo dei vivi.
I messicani scrivono lettere ai defunti, improvvisano altari, pregano; vanno al cimitero e suonano serenate, cantano per loro, invocano i loro cari defunti. In poche parole, danno nuova vita a questi fantasmi. Danno loro una forma e parlano con loro. Rendono loro omaggio. Credono che l’oblio sia impossibile e che riabbracceranno i propri cari.

Sarebbe sano per ognuno di noi avere i propri rituali per ricordare chi non c’è più; per esprimere loro affetto. Ritrovare il ricordo, l’impronta che hanno lasciato. Riconoscere il legame affettivo che nemmeno la morte può rompere. Accettare, poi, che bisogna andare avanti con la propria vita, senza dimenticare le perdite subite e nonostante esse. Dobbiamo capire che l’unico destino possibile non è nel nulla né nell’oblio.