Esprimere affetto a chi non c'è più

Esprimere affetto a chi non c'è più
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 28 marzo, 2023

Quando muore qualcuno che amiamo, nella nostra vita si stabilisce un paradosso: muore la persona, fisicamente, ma non l’amore che proviamo per lei. In qualche modo ci sentiamo colmi di un sentimento che sembra non avere pace. Successivamente, impariamo a gestire il lutto. Tuttavia, in questo processo è anche importante e necessario esprimere affetto a chi non c’è più.

Sappiamo tutti che il lutto è un processo personale, ma sappiamo anche che ne esiste uno sociale. Riguarda il funerale, il cordoglio, le visite di cortesia e così via. Questa fase, di fatto, è estremamente breve. Si dà per scontato che in pochi giorni saremo pronti a tornare alla nostra vita “normale”, che il nostro compito sia fare di tutto per dimenticare, che saremo in grado di mettere da parte l’esperienza vissuta. I dolori prolungati o molto intensi mettono gli altri a disagio.

Forse in certe occasioni riusciamo ad adattarci a quello che la società si aspetta da noi e torniamo alla nostra quotidianità, ancor più sicuri di noi. Può darsi che ci venga voglia di piangere davanti a un bel tramonto, ma che ci conteniamo. Può anche darsi che qualcosa dentro di noi continui a rifiutarsi di dire addio e che inizi a essere difficile convivere con se stessi e con gli altri. Poi, è possibile che in entrambi i casi si abbia bisogno di esprimere affetto a chi non c’è più.

“Quando la mia voce sarà sulla via della morte, il mio cuore continuerà a parlarti.”

-Rabindranath Tagore-

Rendere omaggio a chi non c’è più

In senso figurato, nessuna delle persone che abbiamo amato muore davvero, perché continua a vivere in noi. Resta sempre qualcosa di lei, persino se non ce ne accorgiamo. C’è una parte di ciascuno di noi in cui continua a vivere la sua presenza, sebbene l’assenza sia l’unica cosa che ne percepiamo. Non muore nemmeno l’affetto; scolorisce o si reinventa, ma rimane lì.

Uomo che svanisce mentre raggiunge una donna

A questo concetto dobbiamo la tradizione -propria di tutte le culture- di rendere omaggio a chi non c’è più. In Occidente, andiamo a visitare la tomba, portiamo i fiori o preghiamo. Questa usanza si sta perdendo, e i cimiteri non sono luoghi in cui la gente vuole andare. Oggigiorno siamo orfani di modi per esprimere affetto a chi non c’è più.

Esprimere affetto a chi non c’è più

Concentrarsi sul dolore della perdita è nocivo tanto quanto voltare lo sguardo da un’altra parte e fingere che sia tutto passato. Le persone che perdiamo -soprattutto quelle che amavamo profondamente o che hanno avuto un ruolo decisivo nella nostra vita- restano lì, al nostro fianco.

Tornano a farsi sentire nei momenti di solitudine, nei lutti che si susseguono. Continuano a vivere per poi manifestarsi sotto forma di un’angoscia passeggera, di una tristezza che non vuole andar via, o di un sentimento di disperazione che si tramuta in vertigini, emicrania, confusione. Per questo motivo tutte le antiche culture rendevano omaggio a chi non c’era più, perché sapevano che era molto importante esprimere loro il nostro amore.

Viso di donna e passeri

Per quanto si dica che gli esseri umani siano fondamentalmente presente -e per quanto questo sia vero in una certa misura- sarebbe più corretto dire che siamo, soprattutto, passato. Siamo un racconto che continua a essere raccontato, giorno dopo giorno. Da qui l’importanza di non perdere di vista il fatto che tutto scorre.

Come esprimere affetto a chi non c’è più?

Una delle più belle tradizioni al mondo è quella del “Dìa de los muertos” (ovvero, la giornata dedicata alla commemorazione dei defunti) che ha luogo in Messico. Si tratta di una cerimonia a metà tra il rituale religioso e il carnevalesco. Ogni 1° di novembre si rende omaggio alle persone amate che non sono più tra noi. Vengono esposte fotografie che le ritraggono per renderle di nuovo protagoniste del mondo dei vivi.

I messicani scrivono lettere ai defunti, improvvisano altari, pregano; vanno al cimitero e suonano serenate, cantano per loro, invocano i loro cari defunti. In poche parole, danno nuova vita a questi fantasmi. Danno loro una forma e parlano con loro. Rendono loro omaggio. Credono che l’oblio sia impossibile e che riabbracceranno i propri cari.

Altare funebre

Sarebbe sano per ognuno di noi avere i propri rituali per ricordare chi non c’è più; per esprimere loro affetto. Ritrovare il ricordo, l’impronta che hanno lasciato. Riconoscere il legame affettivo che nemmeno la morte può rompere. Accettare, poi, che bisogna andare avanti con la propria vita, senza dimenticare le perdite subite e nonostante esse. Dobbiamo capire che l’unico destino possibile non è nel nulla né nell’oblio.


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