Esprimere i propri sentimenti: 7 strategie

Esprimere i propri sentimenti: 7 strategie
Sara Clemente

Scritto e verificato Psicologa e giornalista Sara Clemente.

Ultimo aggiornamento: 26 settembre, 2022

Quando siamo felci, è facile sorridere e che gli altri deducano il nostro stato d’animo positivo. Tuttavia, quando ci mostriamo seri, questa interpretazione diventa molto più soggettiva. Sarà triste? Stanco? Infastidito? Per questo è così importante saper esprimere i propri sentimenti.

Dare voce ai sentimenti crea empatia. In questo modo, gli altri ci conosceranno meglio e sapranno cosa fare e cosa non fare per evitare fraintendimenti o arrabbiature. Esprimere i propri sentimenti aiuta ad affrontare situazioni difficili e migliora la conoscenza di sé. A seguire, vi indicheremo alcune strategie grazie alle quali risulti più facile esprimere i propri sentimenti.

Come esprimere i propri sentimenti?

Cercarne l’origine

Dare delle parole a un cumulo di sensazioni è complesso. Molte volte, non siamo consapevoli della causa prima del nostro malumore. Per prima cosa, dunque, dobbiamo chiederci cosa ha cambiato il nostro umore. Cosa ci fa sentire così?

Potete provare a rilassarvi un paio di minuti per cercare di identificare cosa ha generato un cambiamento dentro di voi. Rintracciate quello che vi ha fatto sperimentare questo cumulo di sensazioni. Chiudete gli occhi se pensate possa aiutarvi e riflettete. Cosa crea in voi sorpresa, allegria, dispiacere, disprezzo o paura?

Ragazza adolescente con malessere

Incrementare il proprio vocabolario emotivo

Dire un semplice “sto male” o “sto bene” aiuta, ma ben poco. Cercate di essere più specifici e precisi con le parole che utilizzate per dare un nome a quello che provate. Quanto più concreti sarete, meglio comprenderete le vostre emozioni

Per esempio, immaginate di essere arrabbiati con il vostro capo poiché vi ha fatto una scenata davanti ai vostri colleghi e ci siete rimasti male. Quando dovrete spiegarlo a un’altra persona, potete utilizzare aggettivi come “imbarazzato”, “impotente”, “infastidito”, “arrabbiato” o “umiliato”. Questo permetterà all’altra persona di comprendervi e sapere come aiutarvi.

Usate  verbi emotivi come “avverto”, “percepisco”, “provo” piuttosto che “credo”, “penso” o “ritengo”. Questi ultimi sono facilmente ribaltabili perché non si riferiscono alla vostra condizione interiore, ma al vostro processo mentale.

Il metodo “prova a non pensarci” non funziona

Immaginiamo che al vostro partner non piaccia che gli tocchino i capelli. Ogni volta che lo fate, si infastidisce. Se non velo dice, voi continuiate a farlo a dimostrazione del vostro affetto e il vostro partner accumula rabbia. Arriverà un momento in cui scoppierà per qualsiasi cosa accada attorno a lui e voi non ne capirete il motivo.

Penserete che sta esagerando e attribuirete la causa del suo malessere a un’altra situazione. Le conseguenze, dunque, non saranno quelle sperate. E la sua paura, il suo fastidio o la sua rabbia si riverseranno su di voi. Con questo esempio, possiamo renderci conto che stare zitti non è l’opzione migliore. Cercare di non pensarci e rinnegarlo non fa altro che prolungare il nostro malessere, l’inquietudine di chi ci circonda e genera conflitti .

Comunicare sentimenti, non pensieri

Quando si vogliono esprimere i propri sentimenti, si usa il verbo “sentire”. Se si trasmettono e comunicano pensieri, si usa il verbo “sentire che”. La differenza è sottile e risiede nell’inclusione o meno della particella che. Ad esempio, “mi sento spaventato” (sentimento) o “sento che lo spavento mi sta paralizzando” (pensiero).

In questo ultimo caso, razionalizziamo un’emozione, in altre parole, facciamo fronte a una situazione. Significa che abbiamo già elaborato a livello cognitivo l’avvenimento che corrisponde alla fonte dei nostri sentimenti. Non stiamo spiegando più gli effetti che ha dentro di noi, ma le sue possibili conseguenze.

Coppia che parla dei problemi

Praticare la responsabilità emotiva

Se iniziate il discorso con un “mi fai sentire…”, non solo state colpevolizzando l’altro, ma gli state anche dando potere sui vostri sentimenti. La responsabilità dei sentimenti è personale e intrasferibile. Volerla scaricare sugli altri non è etico né reale. Inoltre, può crearvi dei problemi con le persone che vi circondano.

Parlare liberamente

Come vi sentite dopo aver raccontato qualcosa che tenete dentro da molto tempo? Come vi foste liberati di un peso, vero? Parlare è terapeutico e redentore . Secondo numerosi studi, le persone che evitano di esprimere le proprie emozioni corrono rischio maggiore di soffrire di cancro (Chapman, Fiscella & Kawachi 2013).

In quanto persone, non possiamo evitare di provare delle emozioni. Fa parte della nostra natura. Per questo, il modo migliore di rispettare noi stessi è imparare a convivere con esse. Accettarle e cercare di comprenderle.

Se provate a farlo una volta, la successiva sarà più facile. E così fino a che non riuscirete a naturalizzarlo e lo trasformerete in un’abitudine del vostro quotidiano. Se ci riuscite, avrete un grande vantaggio emotivo rispetto al resto delle persone.

Coppia abbracciata

Dare voce alle emozioni sane

Quando esprimiamo a voce alta quello che proviamo, diminuisce l’intensità del malessere connesso a tale emozione. Questo si deve al fatto che, dandole voce, la nostra amigdala ne diminuisce l’attività, che è ciò che riduce, a sua volta, la reazione emotiva. (Lieberman et al., 2007).

Saper esprimere i propri sentimenti aumenta la forza psicologica e la capacità di affrontare momenti e situazioni difficili (Kross et al., 2009). Ci fa essere preparati mentalmente e ci aiuta a capire come reagire di fronte ad avvenimenti eccezionali.

Sebbene non sia un compito semplice, investire del tempo per esprimere i propri sentimenti in modo migliore aumenta la qualità delle proprie relazioni interpersonali. È uno sforzo che richiede un continuo lavoro introspettivo e una completa accettazione di se stessi.


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  • Barrett, L. F., Mesquita, B., Ochsner, K. N., & Gross, J. J. (2007). The experience of emotion. Annual review of psychology58, 373.
  • Lieberman, M. D., Eisenberger, N. I., Crockett, M. J., Tom, S. M., Pfeifer, J. H., & Way, B. M. (2007). Affect labeling disrupts amygdala activity in response to affective stimuli. Psychological Science18(5), 421-428.

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