Falso altruismo: la trappola del narcisista
Il falso altruismo rappresenta a una delle forme di ipocrisia più dannose e diffuse. Si dice di coloro che si comportano da protettori della patria: quelle persone che ci fanno dei favori, non per fare del bene, ma per alimentare il loro stesso benessere. Ci troviamo senza dubbio di fronte alla classica trappola del narcisista, che è capace di manipolare chi aiuta fino a sottometterlo a una vera e propria schiavitù emotiva.
Per quanto ci possa sembrare strano, sono molti gli psicologi che ci mettono al corrente di un dato molto importante e su cui riflettere. L’altruismo puro e disinteressato non è sempre naturale. Non tutti siamo legati da un’empatia autentica, nonostante sia chiaro che il comportamento cooperativo di per sé ci ha permesso di sopravvivere come specie.
Il falso altruismo vive fra noi in modo aperto. Vi è chi mostra gentilezza estrema, interesse e cura verso di noi con il fine ultimo di ottenere qualcosa in cambio . Lo fanno i politici, alcuni dei nostri familiari e lo fanno persino i dirigenti con i loro impiegati, perché sanno che mostrarsi gentili e interessati nei confronti del prossimo ne aumenta l’efficienza. Ma qualora l’impiegato si ammali o abbia un’emergenza familiare, l’altruismo del suo capo, semplicemente, svanirà.
Come vediamo, ci sono molteplici interessi velati dietro a questi atti di apparente empatia solidale che devono metterci in guardia. Anche no, tra l’altro, possiamo mettere in atto molte di queste condotte inconsapevoli che fanno capo, in un modo o nell’altro, alla personalità narcisista, quella che a volte neanche percepiamo.
Il falso altruismo e la società narcisista
Immaginiamo una madre o un padre di famiglia che si fa in quattro per dedicarsi ai propri figli. Questi sono già maggiorenni, emancipati e cercano, in modo velato, di tracciare dei confini tra loro e queste figure talvolta intrusive, che, sentendo la necessità di aiutare, non lasciano spazio né libertà. Quella madre o quel padre sono consapevoli che il proprio figlio sia perfettamente in grado di badare a se stesso, tuttavia, hanno bisogno di essere in prima linea e riservare loro attenzione continua per sentirsi migliori , per sentirsi utili.
È un atteggiamento molto comune e non è raro averlo riservato a una persona a noi cara o averlo vissuto direttamente sulla nostra stessa pelle. Tuttavia, la realtà può essere molto più complessa se rivolgiamo lo sguardo un po’ oltre la nostra realtà familiare. Buona parte della nostra società mette in pratica questo falso altruismo alimentato dallo stesso narcisismo.
D’altra parte, in sociologia sottolineano che il nostro mondo è sempre più narcisista e che la generazione dell’“io e solo io” non fa altro che espandersi. Può sembrare senza dubbio deludente, ma i social network, i canali di Youtube e una moltitudine di account personali di Instagram esaltano questa necessità ultima di reclamare un evidente “ehi, sono qui”, guardami, seguimi, mettimi un “Mi piace”, fomentami con rinforzi positivi.
D’altra parte, non mancano neanche molte persone famose che, mediante i loro social network, mettono in mostra i loro atti di altruismo, il loro impegno in diverse cause sociali o la loro collaborazione con diverse associazioni, ONG… La maggior parte delle volte, si tratta solo di vendere un’immagine. Mettono in pratica un falso altruismo con il fine di convincerci della loro bontà affinché i nostri filtri non macchino né alterino quelle attribuzioni ideali che applichiamo in riferimento a essi.
Un caso concreto di falso altruismo: il caso Bill Gates
Un caso concreto sul quale chiederci se si sia trattato di falso altruismo o empatia solidale è quello di Bill Gates. Era il periodo in cui la stampa sottolineava sempre più la mancanza di filantropia di alcune delle personalità più riconosciute e ricche del pianeta. Microsoft guadagnava una quantità ingente di denaro e non ne devolveva neanche una piccola parte a cause sociali. Dopo essersi sposati, Gates e sua moglie crearono la “Fondazione Bill & Melinda Gates”, una delle associazioni che, attualmente, apporta la maggior quantità di denaro in diverse aree sociali, sanitarie e accademiche.
Può darsi che lo stesso Gates abbia riflettuto sulla necessità di contribuire a queste cause, per fare qualcosa di buono per la società e per il mondo in generale. Se le cose stanno così, si può parlare di empatia solidale. Può anche darsi, però, che i suoi consulenti abbiano creduto che tale impegno etico fosse più che necessario al fine di migliorare l’immagine dell’azienda.
D’altra parte, è anche possibile che arrivi un momento in cui lo stesso Gates sentirà il bisogno di apportare questo contributo economico con il solo obiettivo di sentirsi bene con se stesso. O forse è il riconoscimento sociale che può ottenere da esso a dargli soddisfazione. In quest’ultimo caso, si parlerebbe di falso altruismo.
Le 5 chiavi del falso altruismo
Come abbiamo potuto vedere, la cosa migliore per la nostra società è questa dimensione che tutti dovremmo mettere in pratica quotidianamente: l’empatia solidale. Amin Maalouf, noto scrittore franco-libanese ed esperto in problemi sociali, discriminazione e conflitti etnici, ci fa notare che educare all’empatia sin dall’infanzia ci aiuterebbe a costruire un’umanità più solidale. Tuttavia, le dinamiche attuali ci spingono sempre più verso un narcisismo entropico e dannoso.
Il falso altruismo si trova lì, riflette una pratica propria della personalità narcisista e, pertanto, dobbiamo saperlo riconoscere. Le caratteristiche principali dei falsi altruisti sono:
- Con i loro atti di falsa o interessata bontà, difendono sempre una posizione di potere. “Io sono superiore a te e la mia generosità, che ti piaccia o no, ti subordina a me”.
- Talvolta mettono in pratica una forma di aiuto quasi compulsiva, con il fine di curare e lucidare il proprio “ideale di io”.
- Cercano di darci a intendere che, se non fosse per loro, non potremmoi sopravvivere o risolvere i nostri problemi.
- Non possiamo dimenticare che sono grandi manipolatori. Ricattano e manipolano l’“aiutato”, fino a rinchiuderlo in vere e proprie trappole emotive.
Per concludere, anche se siamo tutti importanti, unici ed eccezionali, non dobbiamo mai dimenticare il nostro impegno con gli altri, il nostro senso di collaborazione e il grande valore che può derivare da una vera e propria empatia solidale, senza oscuri interessi celati.