Famiglie iperprotettive che non mostrano affetto

Anche se potrebbe sembrare contraddittorio, molte famiglie iperprotettive non compiono gesti affettuosi nei confronti dei figli. Il controllo e l'ipervigilanza contrastano con la freddezza emotiva che finisce per ripercuotersi sull'autonomia dei più giovani.
Famiglie iperprotettive che non mostrano affetto
Cristina Roda Rivera

Scritto e verificato la psicologa Cristina Roda Rivera.

Ultimo aggiornamento: 05 gennaio, 2023

Esistono strane realtà capaci di causare ferite profonde e tra queste vi sono le famiglie iperprotettive che non mostrano affetto. Sebbene possa sembrare contraddittorio, è un fenomeno più frequente di quanto si pensi, anzi sono proprio queste “strane” combinazioni a prevalere nel mondo reale.

Si dice spesso che la giusta educazione è il risultato di un mix di autorità e piccole dosi d’affetto. Questa idea ha portato molte famiglie a usare ricette terapeutiche ben lontane dalla visione di un’educazione trasformativa e dinamica nella quale le emozioni giocano un ruolo primario.

Le famiglie iperprotettive che non mostrano segni d’affetto sono l’ennesima versione di una strana forma di repressione emotiva che è stata portata avanti per molte generazioni, trasmessa dai genitori ai figli.

Madre arrabbiata con la figlia.

Famiglie iperprotettive che non mostrano segni di affetto: come sono?

In termini di analisi funzionale, il soggetto che subisce maltrattamenti all’interno del nucleo familiare esprime con il suo comportamento una specifica funzione: l’evitamento esperienziale, una fuga comportamentale dalla realtà in cui si trova.

Il suo ambiente non offre alcun tipo di rinforzo, solo stimoli avversivi e il suo atteggiamento è una risposta a esso. L’evitamento esperienziale è una fuga dal dolore e, pertanto, dalla vita stessa. In queste famiglie probabilmente non si ricorre a schiaffi o punizioni, sono piuttosto nuclei familiari dove l’amore si avverte, ma non si sente.

Quando il livello di iperprotezione della famiglia è alto, ma i sensi del tatto, della vista o dell’udito non vengono utilizzati per esprimere l’affetto in modo positivo e intimo, è alquanto probabile che un membro finisca per rimanere intrappolato nella dinamica familiare.

Queste famiglie adoperano codici di condotta contraddittori: l’intenzione di proteggere e teneri lontani dai pericoli i figli non si accompagna con la sensazione di offrire un rifugio sicuro. Gli insegnanti o gli amici potrebbero dire “sono bravi genitori”; ma in realtà vi sono carenze in termini di rinforzo, mancano le dimostrazioni d’affetto e la responsabilizzazione dei comportamenti autonomi.

Famiglie iperprotettive che non mostrano affetto: un piccolo esempio

Immaginiamo un caso. Un uomo di 40 anni che va in terapia senza sapere esattamente qual è il problema che lo affligge da anni. Mostra un repertorio di valori molto strutturato, soprattutto per quanto riguarda ciò che non tollera. La logica degli insegnamenti familiari ricevuti era incentrata su quello che non doveva fare. Ciò lo ha condizionato ad essere altamente sensibile alla punizione e quasi per nulla al rinforzo.

Sua madre non lo ha mai baciato né abbracciato, se non dopo qualche “spavento o quando era malato”. Naturalmente, andava a prenderlo a scuola, era sempre ben vestito e a lui piaceva che la  madre fosse un’eccellente cuoca. Si occupava lei di tutto.

L’uomo afferma di non essere in grado di godere appieno di certe esperienze. Soffre per le situazioni spiacevoli in cui potrebbero trovarsi i suoi figli e difficilmente gioisce per i loro successi. Per lui,  “provare sentimenti” è strettamente legato alla sensazione di tensione. Si assenta spesso dal lavoro a causa della depressione; e per quanto si sforzi, non sente di meritare un posto al mondo.

Genitori elicottero che non lasciano mai toccare terra ai figli

Il caso del paziente appena citato è il risultato di una “madre elicottero” e di un padre assente. Il problema è che quando un membro della coppia è fisicamente assente, l’altro diventa troppo presente. Il risultato è un’eccessiva attenzione che finisce per diventare un freno allo sviluppo dell’autonomia del figlio.

La psicologa Holly Schiffrin e i suoi colleghi dell’Università di Mary Washington hanno osservato il modo in cui la genitorialità “elicottero” influisce sull’autodeterminazione e sul benessere degli studenti universitari. Questa sembra essere associata all’ansia e alla depressione, con conseguente diminuzione, nel tempo, del senso di soddisfazione della vita.

I figli hanno contato sulla piena supervisione dei genitori, ma non sull’affetto incondizionato. L’affetto ha in realtà un suo scopo: aiutare le piccole perle a raggiungere il successo nel mondo.

Non ti faccio male, ma neanche bene

I bambini possono soffrire per la mancanza d’amore e di cure, anche in assenza di indicatori espliciti della freddezza, aggressività o negligenza dei genitori.

Molti genitori usano espressioni d’amore e affetto come strumento educativo. Ciò è noto come rifiuto simbolico, spesso espresso verbalmente sotto forma di possibili misure punitive implicite: “Non ti voglio bene quando fai così” o “Ti voglio bene, soprattutto quando ti comporti come dico io”.

L’uso di queste frasi non fa sentire amati i bambini e gli adolescenti. Perché l’amore non c’entra affatto con l’avere successo o con una buona condotta. Dal punto di vista dei più piccoli, il massimo a cui possono aspirare è un amore transitorio, un amore meritocratico, un amore che deve essere guadagnato.

Bambina preoccupata che si mangia le unghie.

Conseguenze delle famiglie iperprotettive e dei genitori elicottero

Una genitorialità poco equilibrata può trasformare dei semplici bambini in universitari. Eppure, questo modello educativo ha un caro prezzo. Molti non sono preparati alla vita, sviluppano una personalità dipendente, crescono senza un terreno dove far crescere la responsabilità delle loro decisioni.

Gli psicologi riscontrano spesso che gli adolescenti e gli adulti con disturbi d’ansia, in particolare durante le interazioni sociali, nella maggior parte dei casi provengono da famiglie con genitori iperprotettivi.

La scienza dimostra che i genitori ansiosi tendono ad avere figli ansiosi, poiché insegnano a reagire alle situazioni con paura, preoccupazione e astinenza emotiva.


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