Film sulla depressione, i 7 titoli migliori
Fare una lista dei migliori film sulla depressione non è un’impresa facile, nonché rischioso: sono tanti i dibattiti in corso e il grande schermo non ne è esente. Inoltre, le caratteristiche individuali giocano un ruolo molto importante e non sempre nelle pellicole viene esplicitamente detto che alcuni protagonisti soffrono di depressione oppure non viene specificato il quadro sintomatico.
Questa mancata chiarezza in alcuni casi indora la pillola. D’altra parte, i migliori film sulla depressione tendono a mostrarci una parte sconosciuta della malattia e persino un nuovo punto di vista su di essa, con spunti interessanti per affrontarla.
I migliori film sulla depressione mettono in chiaro che questa condizione si spinge oltre la tristezza, non si tratta di una sintomatologia omogenea e ogni persona può viverla in modi diversi. Anche il cinema, dunque, può aiutarci a comprendere queste complesse dinamiche.
7 film sulla depressione
Questi film sulla depressione ci insegnano che chiunque può soffrirne. Dimostrano che si tratta di un disturbo psicologico complesso: dall’esterno potrebbe sembrare una malattia con diversi sintomi fisici.
In alcuni casi, tuttavia, la depressione si manifesta come un modello di comportamento disfunzionale che impedisce di vivere la vita che si vuole, possibilmente a causa della mancata efficacia di meccanismi di rinforzo.
Little Miss Sunshine (2006), uno dei migliori film sulla depressione
Questo film è una commedia noir che mostra come la depressione possa essere una questione di famiglia. Eccetto Olive, protagonista nonché figlia minore, tutti i membri della famiglia Faris sono in lotta contro i fantasmi della mente. La loro precaria situazione psicologica li induce spesso a scontrarsi tra loro, il che aggrava la loro depressione.
Le uniche persone davvero “felici” in famiglia sono Edwin e Olive, che all’inizio e alla fine della loro vita sono profondamente legate. Il personaggio di Frank introduce i termini “depressione” e “suicidio” nel vocabolario della giovane Olive, che inizia a preoccuparsene.
Frank parla soprattutto con Dwayne, anch’egli depresso e capace di comunicare solo per iscritto. La pressione del vincere o perdere divide i personaggi che finiscono per essere tutti “perdenti” in un modo o nell’altro, ma che decidono infine di collaborare come una famiglia per risolvere i loro problemi.
Revolutionary Road (2008), un altro film sulla depressione
Questa pellicola sulla depressione è l’adattamento cinematografico firmato Sam Mendes dell’omonimo romanzo del 1961. I protagonisti sono Kate Winslet e Leonardo DiCaprio. Il film fa un’analisi del rapporto tra Frank Wheeler (DiCaprio) e April (Winslet) dagli inizi al tragico epilogo.
Dopo il matrimonio, quando ancora avevano speranze e ambizioni, i due scelgono la stabilità (come la maggior parte di noi) invece di inseguire sogni improbabili, e si trasferiscono al numero 115 di Revolutionary Road, nei sobborghi del Connecticut, quando April rimane incinta.
Il fallimento della coppia nel raggiungimento dei propri obiettivi si trasforma in rabbia e ostilità verso gli altri. Stanchi delle loro vite monotone, vuote e prive di ambizioni, April sogna di trasferirsi a Parigi per poter iniziare una nuova vita.
Eppure, a mano a mano che inizia a fare dei piani, le circostanze cambiano e i due rimangono intrappolati nelle loro vite misere, deprimenti e insoddisfacenti.
The Hours (2002)
L’adattamento di Stephen Daldry, candidata al Premio miglior romanzo, vincitore del Premio Pulitzer, si concentra su tre donne depresse che vivono in tre epoche storiche diverse nell’arco di una sola giornata.
In The Hours si alternano le storie della scrittrice Virginia Woolf (Nicole Kidman) nel 1923, della casalinga Laura Brown (Julianne Moore) nel 1951 e della moderna e indipendente newyorkese Clarissa Vaughan (Meryl Streep). Nel 2001 le tre protagoniste sono accomunate dal romanzo della Woolf La signora Dollaway.
Le tre storie sono incredibilmente in equilibrio tra loro e mettono in luce la depressione di ciascuna delle protagoniste in modo chiaro e con discrezione. Ognuna di queste donne combatte la propria battaglia contro la depressione. Ciascuna di loro si identifica con diversi aspetti del romanzo della Woolf.
Melancholia (2011)
Il film d’autore di Lars von Trier prende forma in un contesto di incertezza, di ansia e distruzione. Un gigante pianeta gassoso incontrollabile, chiamato Melancholia, minaccia la terra con un possibile impatto.
Suddiviso in parti o capitoli, la prima metà di questo film è dedicata alla depressa e instabile Justine (Kristen Dunst) e al giorno del suo matrimonio. Il resto della pellicola, invece, viene narrato dal punto di vista della sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) che racconta ciò che succede a sua sorella Justine.
Melancholia è ispirato alla depressione di Kristen Dunst e di Lars Von Trier e a una loro osservazione: le persone depresse sono spesso apatiche e letargiche. La cinepresa è testimone della loro capacità di mantenere la calma persino in situazioni disastrose, come potrebbe essere un’apocalisse.
Dunst spicca qui per il suo audace comportamento disinibito e per il suo comportamento catatonico. La versione nichilista di un film drammatico di Von Trier a sostegno dell’accettazione dell’assenza di significato della vita e della convinzione che la morte è inevitabile.
Tre colori: film blu (1993)
Il primo film della trilogia dei tre colori di Krzysztof Kieslowski, Film blu, è una pellicola intensa, che si concentra sui personaggi, che affronta i temi della libertà emotiva e del successivo isolamento. A Parigi, Julie (Juliette Binoche) deve affrontare l’improvvisa morte del marito e del figlio, avvenuta a causa di un incidente al quale lei è sopravvissuta.
Mentre guarisce dalle ferite, prova a suicidarsi con l’overdose. Si allontana dagli amici e dalla sua vita passata e prova a vivere da sola, lontana dai ricordi e da chi glieli rammenta. Nonostante i suoi sforzi, si sente ancora ingabbiata alla realtà a causa dell’opera musicale incompiuta del marito e di quello che sembra il suo amante.
Sylvia (2003), uno tra i migliori film sulla depressione
Questo film biografico racconta il rapporto conflittuale dei poeti Sylvia Plath e Ted Hughes e gli eventi che portarono al famoso suicidio di Plath nel 1963. Quando Plath conobbe Hughes a Cambridge, nel 1956, la poetessa stava attraversando un periodo di forte depressione, durante il quale aveva tentato il suicidio.
Mentre nel film Sylvia (Gwyneth Paltrow) confessa la sua passata instabilità mentale a Ted (Daniel Craig), nella vita reale nasconde la sua depressione. Sono tanti gli indizi che nel corso del film potrebbero farci intuire lo sviluppo della trama, come il consiglio della madre di Plath a Ted sulle sue fragilità. Le tante avventure amorose, i suoi legittimi sentimenti di tradimento e il sentirsi sempre eclissata dal marito culminano nella disperazione.
500 giorni insieme (2015)
Tom (Joseph Gordon-Levitt) scrittore di cartoline di auguri e incallito romantico, resta profondamente ferito quando la sua fidanzata, Summer (Zooey Deschanel) lo abbandona. Riflette sui 500 giorni insieme per provare a capire quando si è rotto qualcosa nella loro storia d’amore. In questo tentativo, Tom riscopre le sue vere passioni.
In questo sguardo al passato, vediamo diverse fasi della depressione di Tom, il che ci fa anche notare che possono essere cicliche, e che la tristezza è molto fragile dinnanzi all’attivazione comportamentale. Il suo mix di ottimismo e senso pratico è una ventata di freschezza dopo essere sprofondato nel disamore per svariati mesi.
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- Carmona, C. R. (2021). Estética y depresión en el cine de Lars von Trier. L’Atalante. Revista de estudios cinematográficos, (32), 177-192.
- Sánchez-Escalonilla, A., & Mateos, A. R. (2014). Presentación del monográfico: Narrativas de la crisis en cine. Fotocinema. Revista científica de cine y fotografía, (8).