Gli animali soffrono come noi

La neuroscienza dispone di prove più che concrete del fatto che tutti i mammiferi, i volatili e altre specie sono consapevoli della propria sofferenza.
Gli animali soffrono come noi
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Scritto Sonia Budner

Ultimo aggiornamento: 22 dicembre, 2022

Gli animali sono coscienti del dolore che provano? Chiunque viva a stretto contatto con un animale sa rispondere perfettamente a questa domanda. Ma cosa ci dice la neuroscienza al riguardo? Possiamo affermare con sicurezza che la scienza avvalla la tesi secondo cui gli animali soffrono come noi? Percepiscono il proprio dolore e quello altrui?

Ebbene, come ci si potrebbe aspettare, la risposta è sì. La neuroscienza dispone di prove più che concrete del fatto che tutti i mammiferi, i volatili e altre specie sono consapevoli della propria sofferenza. Ma non si tratta di una novità. Nel 2013 la Dichiarazione di Cambridge aveva già affrontato la questione fornendo prove inconfutabili. Le ricerche continuano e conducono tutte al medesimo risultato.

È stato possibile individuare reti neurali analoghe negli animali e negli esseri umani la cui attività coincide con l’esperienza cosciente. A quanto pare le reti neurali che si attivano quando un animale prova un emozione, sono le stesse che si attivano negli esseri umani. Neurologi rinomati di tutto il mondo supportano questa tesi e sono concordi sul sostenere che gli animali soffrono come gli umani.

La Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza: gli animali soffrono!

Quasi sette anni fa, il 7 luglio del 2012, un gruppo di noti scienziati  firmò la Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza. Questo documento afferma che non solo gli esseri umani, ma anche un numero significativo di specie animali, tra cui vertebrati e invertebrati, sono esseri consci.  Ciò significa che si tratta di esseri sensibili, di creature che si rendono conto di quello che succede loro e che possono sperimentare stati mentali positivi o negativi.

Esiste un consenso scientifico a sostegno delle prove che dimostrano che le specie non umane possiedono i substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici caratteristici dello stato cosciente, oltre alla capacità di agire intenzionalmente. Vale a dire che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici responsabili della consapevolezza.

Cane triste

Durante la stesura della Dichiarazione di Cambridge si sono espressi Philip Low, fondatore e direttore esecutivo della compagnia neurodiagnostica californiana NeuroVigil, Cristoph Koch dell’Allen Institute for Brain Science di Seattle, David Edelmann del Neurosciences Institute di La Jolla, in California, e altri neuroscienziati di prestigio.

Si tratta di un messaggio forte e chiaro il quale conferma che a far soffrire un essere vivente è la sua capacità di discernere tra esperienze positive e negative. Si tratta di prove considerevoli che andrebbero tenute in considerazione per evitare di discriminare alcune specie.

Gli studi recenti

A partire dal 2012 sono stati realizzati numerosi altri studi che non hanno potuto far altro che supportare la tesi già esistente. Nel 2016 Jarrod Bailey e Shiranee Pereira hanno presentato uno studio sulle reti celebrali relative alle emozioni e all’empatia nei cani. Questo studio amplia e allo stesso tempo conferma le conclusioni della Dichiarazione di Cambridge.

L’INRA, in collaborazione con l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), ha condotto una nuova valutazione scientifica aggiornata della bibliografia esistente sulla consapevolezza animale. I risultati di quest’analisi furono presentati nel 2107 a Parma. Questa ricerca corrobora l’ ipotesi secondo cui gli animali possiedono un sistema nervoso capace di supportare processi coscienti di informazioni complesse, comprese le emozioni negative causate da stimoli nocicettivi.

Lo studio considera diverse specie, tra primati, corvidi, roditori e ruminanti. Grazie a questo studio, è stato possibile concludere che gli animali  dotati di memoria autobiografica, come i primati, i corvidi e i roditori, sono capaci di concepire desideri e obiettivi anche in relazione al passato e al futuro; ne consegue che possono essere influenzati negativamente dall’esperienza avversa.

Scimmia seduta

Non ci sono più scusanti: gli animali soffrono

Sette anni dopo la presentazione delle più che solide prove sul fatto che gli animali soffrono e dopo i numerosi studi che confermano questa ipotesi, non ci sono più scuse per difendere il maltrattamento animale sostenendo che tali creature non provino dolore.

Tutti coloro che si schierano a favore e difendono il proprio diritto a divertirsi causando danni ad altri esseri viventi dovrebbero quantomeno presentare nuove argomentazioni; quelle usate finora sono state ampiamente smentite dalla scienza. Allo stesso modo, la regolamentazione del diritto alla protezione e al benessere di questi esseri viventi sta avendo una grande eco all’interno del mondo giuridico, dove le prove presentate dalla scienza si stanno trasformando in leggi che influenzeranno molti altri ambiti.

Sembra che a partire da ora gli studi sulla coscienza umana andranno di pari passo con quelli sulla coscienza dei nostri compagni animali. E questa, nonostante non manchi qualche voce dissonante, è sicuramente una buona notizia.


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