Gli effetti della punizione sul cervello del bambino

Gli effetti della punizione sul bambino sono duplici. Da un lato, provoca conseguenze immediate e relativamente efficaci a causa del dispiacere o del dolore generato. Dall'altro, compromette lo sviluppo cognitivo ed emotivo a lungo termine.
Gli effetti della punizione sul cervello del bambino
Sergio De Dios González

Revisionato e approvato da lo psicologo Sergio De Dios González.

Ultimo aggiornamento: 22 marzo, 2023

Gli effetti della punizione sul cervello del bambino sono oggetto di dibattito, soprattutto negli ultimi anni. In molte società la punizione costituisce ancora la base del sistema genitoriale più tradizionale e non viene utilizzata solo in famiglia, ma anche a scuola e in diversi ambiti della società.

A rendere l’argomento controverso è l’effettiva efficacia di questo metodo. L’effetto della punizione sui bambini è immediato: li convince a fare o smettere di fare qualcosa. Il punto è che si tratta di una soluzione temporanea. Se c’è una motivazione profonda alla base di un comportamento, il bambino ci riproverà sebbene sia stato punito.

La punizione offre risultati immediati e questo fa credere a molti genitori di aver risolto il problema, quantomeno momentaneamente. Tuttavia, bisogna anche tenere conto che questo metodo è eticamente discutibile e anche illegale in molti casi, ma l’aspetto peggiore è che a lungo termine non funziona.

“Chi, arrabbiandosi, impone una punizione, non corregge, ma si vendica”.

-Michel de Montaigne-

Madre che punisce il figlio.


Gli effetti della punizione sul cervello del bambino

Secondo il Dottor Jorge Cuartas, la punizione fisica causa uno sviluppo atipico nel cervello del bambino. Gli alti livelli di cortisolo scatenati dal castigo, in una fase in cui la struttura cerebrale è ancora in formazione, provocano dei cambiamenti nella corteccia prefrontale.

Allo stesso modo, uno studio pubblicato sul Journal of Agression, Maltreatment and Trauma indica che una punizione severa è associata a una riduzione delle capacità cognitive dei bambini. Questo sembra avere un impatto maggiore sui bambini in età compresa tra i 5 e i 9 anni.

Questo discorso non vale solo per la punizione fisica in quanto tale, ma anche per le aggressioni verbali e psicologiche ad alto impatto, che hanno un effetto simile a quello dell’aggressione fisica.

Va notato che non esiste un singolo studio che dimostri che la punizione abbia dei vantaggi. D’altra parte, è stato dimostrato che, oltre ai possibili danni, la punizione severa non è per niente efficace.

La risposta alla punizione

Gli effetti della punizione sul cervello del bambino consistono nell’attivazione dell’istinto di sopravvivenza. Nello specifico si presentano tre alternative: attacco, fuga o paralisi. Questo meccanismo funziona automaticamente, senza alcuna riflessione o decisione in merito. Entra solo in azione.

Fisiologicamente, c’è una maggiore secrezione di cortisolo e adrenalina, che limita la capacità di pensare, mentre aumenta l’intensità di alcune emozioni come la rabbia o la paura. In queste condizioni, le funzioni come il pensiero critico e il ragionamento diminuiscono. Quindi, non ci può essere apprendimento.

Una volta ricevuta la punizione, spesso compaiono anche altre emozioni più intense e confuse. A volte c’è senso di colpa, vergogna o risentimento. Allo stesso modo, il bambino pensa di essere cattivo o che ci sia qualcosa che non va in lui. Nel frattempo, non comprende appieno cosa ha sbagliato, perché è sbagliato e quali sono i motivi per evitarlo in futuro.

Gli effetti della punizione sul cervello del bambino: castighi meno severi

Gli effetti della punizione sul cervello del bambino non sono negativi solo quando la sanzione è severa o violenta, ma anche in altri casi. Lo psicologo Rafael Guerrero ha affermato che la natura stessa della punizione è discutibile.

Apparentemente, ciò che si cerca è che il bambino impari o migliori un comportamento. Tuttavia, il meccanismo su cui si basa è che bisogna fargli del male per ottenerlo.

A volte l’unico modo è colpire, urlare o umiliare. Altre volte il dolore si manifesta nel bambino in altri modi. Per esempio, alcuni genitori relegano i figli in un angolo, presumibilmente per “pensare” alla “cosa sbagliata” che hanno fatto.

Molto probabilmente, non faranno quella riflessione (cosa che nemmeno molti adulti fanno), ma pensano solo a uscire da quella situazione il prima possibile.

Ciò che resta dopo non è una maggiore consapevolezza della condotta che ha indotto la sanzione. D’altra parte, il rapporto di potere, l’indifferenza nei suoi confronti e l’impatto della figura punitiva rimangono impressi indelebilmente nella sua memoria. Se smette di fare ciò per cui è stato punito, sarà a causa della pressione delle circostanze, non perché “ha imparato a comportarsi bene”.

Forse una delle lezioni più preziose che un adulto può insegnare a un bambino è che l’errore è una fonte di apprendimento. È più facile e veloce “addestrare” un bambino che nutrire la sua coscienza.

Tuttavia, come abbiamo avuto modo di verificare, l’effetto della punizione è solamente temporaneo, mentre una coscienza ben nutrita dura per sempre.


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  • Sauceda-García, J. M., Olivo-Gutiérrez, N. A., Gutiérrez, J., & Maldonado-Durán, J. M. (2006). El castigo físico en la crianza de los hijos. Un estudio comparativo. Boletín Médico del Hospital Infantil de México, 63(6), 382-388.


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